"Pluralismo drasticamente ridotto"

L’Ordine dei giornalisti c’è e batte anche un colpo. In queste ultime settimane si è reso evidente come forse mai prima quanto sia grave la situazione della libertà di stampa in Alto Adige dove il mercato di lingua tedesca e italiana è dominato dal gruppo Athesia. Ieri si è svolta in modalità telematica l’Assemblea annuale degli iscritti e delle iscritte all’albo regionale. “Agli editori va ricordato la grande responsabilità che hanno. Ogni giornale chiuso è uno strappo alla democrazia. Ogni informazione sottratta al lettore e alla lettrice è un pugno nella dignità di ogni cittadino. Il buon giornalismo non è solo informazione ma anche formazione. Formazione di una lettrice che sta crescendo, che cerca di capire il mondo, che cerca di capire cosa sta succedendo”, ha detto la presidente Lissi Mair. In coda al comunicato stampa, è stata diffusa una presa di posizione che riproduciamo integralmente, in cui si rileva come “anche nella nostra regione il pluralismo dell'informazione è stato drasticamente ridotto e un editore-imprenditore controlla gran parte dell'informazione e della raccolta pubblicitaria”. L’assemblea dei giornalisti chiama “tutta la categoria a vigilare in difesa del lavoro di tutti noi e della nostra dignità: con l'impegno di tutti, al di là della concorrenza fra testate o le ricadute nelle redazioni degli scontri di potere in atto nella società, potremo tutelare il lavoro dei singoli insieme a quello di tutta la categoria
Presa di posizione dell’Assemblea
La nostra professione ha subito in pochi anni enormi cambiamenti. Mentre cresce l'offerta di informazioni di tutti i tipi, il nostro lavoro è sempre più “dis-prezzato”, cioè privato di valore, in tutti i sensi. La nostra categoria è ormai fatta in prevalenza di colleghe e colleghi sottopagati, precari, facilmente sostituibili.
Fare giornalismo è oggi sempre più solo mettere insieme dati raccolti al volo, riempire al più presto spazi fra pubblicità e passare subito ad altro. Eppure proprio il dramma più attuale, la guerra in Ucraina sta mostrando che l'informazione si fa con persone in carne ed ossa, che sul posto - fino a rischio della vita - attraversano gli avvenimenti, li raccontano e danno voce ai protagonisti. (E anche loro sono troppo spesso free lance senza protezione) Nessuno si sentirebbe informato solo da dispacci ufficiali o voci del web.
E se ciò non bastasse, a mettere in crisi la libertà di informazione e l'indipendenza del giornalismo, nel corso degli anni si è aggiunta l'arroganza di ogni tipo di potere .Mentre veniamo schiacciati dalla presenza della pubblicità, poteri più forti usano il ricatto della denuncia minacciata a raffica o forme più sottili di manipolazione della verità, di cui spesso i colleghi non hanno modo di essere consapevoli.
A tutto questo fa sfondo la crisi generale dell'editoria che ne ha prodotto l'accentramento in poche mani. Sono 8 i grandi gruppi editoriali che in Italia si dividono tutto: giornali, televisioni, radio e web. È una concentrazione subita quasi sempre da Cdr e sindacato davanti alla prospettiva minacciata della perdita di posti di lavoro (che poi immancabilmente andavano comunque perduti).
Una storia che non ci è estranea: anche nella nostra regione il pluralismo dell'informazione è stato drasticamente ridotto e un editore-imprenditore controlla gran parte dell'informazione e della raccolta pubblicitaria.
Noi chiamiamo tutta la categoria a vigilare in difesa del lavoro di tutti noi e della nostra dignità: con l'impegno di tutti, al di là della concorrenza fra testate o le ricadute nelle redazioni degli scontri di potere in atto nella società, potremo tutelare il lavoro dei singoli insieme a quello di tutta la categoria.
Un ulteriore impegno è quello di dare corso alla Carta di Firenze, cioè lavorare per ridurre il precariato e per l'affermazione del giusto compenso.
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