Ambiente | Innovazione e ricerca

Bolzano: arriva la biobanca Eurac

Sarà più grande di quella già attiva a Merano. Una fondamentale infrastruttura per la ricerca orientata al futuro.

Ancora qualche mese e saranno completati i lavori della biobanca per la ricerca di Bolzano, una struttura voluta da Eurac insieme all'Azienda Sanitaria della Provincia. Sarà una versione ampliata di quella già esistente a Merano, sorta due anni fa a sostegno del progetto Chris. Rispetto a quella già attiva, la biobanca bolzanina risponderà a criteri diversi, come ci spiega Alessando De Grandi biologo responsabile della biobanca dell'Eurac.

“Il progetto Chris da cui è nata la biobanca era una ricerca sulla popolazione, mentre a Bolzano verranno conservati i campioni relativi ad indagini su malattie cardiovascolari e neuro-degenerativee, tecnicamente definite case control studies. La nuova biobanca avrà anche lo scopo di fungere da disaster recovery ovvero si potranno conservare alcuni campioni ora conservati a Merano, una sorta di back up nel caso in cui incendi o altri disastri danneggino la struttura. Non solo, la biobanca di Bolzano potrà sfruttare una linea d'azoto propria che a Merano non è presente. Questo semplificherà molto il lavoro”.

In attesa che siano terminati i lavori, ci siamo fatti spiegare funzionamento e obiettivi della biobanca di Merano che è al top in Europa ed è un'esperienza quasi unica in Italia. Lo abbiamo fatto partendo dai numeri.

"A Merano - spiega De Grandi - abbiamo raccolto fino ad ora i campioni di 4500 individui, contiamo di arrivare a 5.000 entro fine anno. In totale saranno 10.000 e per ogni individuo conserviamo 60 provette".

Numeri importanti, ma quello che fa maggiormente impressione è la qualità e precisione del lavoro richiesto: "Tutta la procedura è tracciata attraverso barcodes bidimensionali. Dall'arrivo del sangue alla conservazione in biobanca passano al massimo due ore. La struttura è organizzata per poter fare più analisi possibili, anche quelle che al momento non conosciamo ma che l'avanzamento tecnologico potrebbe rendere disponibile nei prossimi anni. Nel dettaglio, il sangue viene raccolto a Silandro e inviato all'ospedale di Merano dove, nei piani inferiori, viene frazionato in piccole quantità da 0,220 ml e congelato attraverso due modalità differenti. O attraverso il fast freezing in azoto, in cui il sangue raggiunge rapidamente -195° (per poi essere conservato a -80°C) o, se vogliamo mantenere la vitalità, raffreddiamo il campione di un grado al minuto fino a meno 190 gradi. Ovviamente questo comporta anche una gestione particolare della sicurezza, con sistemi di allarmi e monitoraggio molto avanzati. Gli allarmi servono a controllare le temperature, verificare le aperture dei freezer ed eventualmente lanciare l'allarme ambientale in caso di fuga di azoto che come noto è soffocante. In un sistema simile, ovviamente, anche il personale deve essere formato in maniera adeguata".

Come si diceva, esistono poche biobanche simili in Italia: "Solitamente sono meno strutturate e legate a particolari malattie. La biobanca di Merano è, invece, di popolazione più simile ai modelli già presenti in Gran Bretagna o Germania".
De Grandi spiega, infine, come si tratti di un lavoro che richiede competenze specifiche in settori molto diversi: "Io sono un biologo specializzato nelle biobanche e ho dovuto apprendere nozioni fondamentali di ingegneria. Ma ovviamente servono anche competenze mediche, legali e bioetiche, non si conservano dei semplici campioni, ma del sangue donato volontariamente dalla popolazione tramite appositi protocolli. Poi ci sono tutti i problemi tecnici e logistici relativi ai vari processi. La biobanca è una infrastruttura fondamentale per la ricerca medica e, ovviamente, cerchiamo di raggiungere il massimo livello qualitativo possibile”.