Cultura | SALTO WEEKEND

Il flauto trasversale

Il flautista Pietro Berlanda ha presentato il suo nuovo disco, "Syntagma", nella redazione di Salto. Silent concert, danza, live painting e un'esperienza sonora in 3D.
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Foto: Roberto Tubaro Jimenez

Le porte di Via Catinaccio 5A, a Bolzano, si sono spalancate per far entrare le settanta persone che hanno assistitito allo spettacolo ideato da Pietro Berlanda. Berlanda è insegnante e musicista, insegna a suona il flauto traverso, per il quale compone anche diverse melodie: cinque di queste sono contenute in Syntagma, il suo ultimo disco. "Il mio biglietto da visita nella musica", come afferma il musicista, che ha composto i brani in modo tale che il suo strumento spicasse particolarmente sul palcoscenico delle note, cucendogli su misura un ruolo da protagonista - si potrebbe pensare - anche se Berlanda tiene a precisare: "Questi brani sono nati semplicemente perché dovevano nascere. Sono venuti fuori da mie suggestioni, che spero possano essere trasmesse anche a chi ascolta il disco. Mi piace creare atmosfere suggestive".

 

Il concerto, come si può notare dall'immagine che apre l'articolo, non è stato eseguito in live ma gli ascoltatori, ciascuno munito del suo paio di cuffie, l'ha ascoltato individualmente: è quello che si chiama "silent concert", una sorta di evoluzione della "silent disco", ma che può funzionare - e funziona - anche per la musica da camera e vari altri tipo di composizioni, di solito accompagnate da altre performance artistiche eseguite simultaneamente. Pietro Berlanda, in questo caso, ha scelto di affidarsi al maestro di live painting Philip Gaida, che ha dipinto un quadro davanti al pubblico, facendosi suggestionare dalla musica e dall'atmosfera in sala. "Il flauto traverso intorno al quale ho costruito l'esperienza, mi piace chiamarlo, in questo caso, flauto trasversale, sperando che possa coinvolgere tutto".

Musica funk, world music, ritmi marocchini e melodie tipicamente africane; queste sono solo alcuni dei frammenti che compongono l'esperienza visiva e uditiva creata da Berlanda per immergere gli ascoltatori all'interno di un paesaggio uditivo fluido, come se tutti gli spettatori potessero immagine di essere all'interno di un acquario. Ed è proprio un acquario che l'artista ha usato per realizzare un breve filmato di pura video-art da poter guardare durante l'ascolto in cuffia, un acquario in cui delle vernici vengono gettate all'interno dell'acqua: l'effetto è particolare ma i tripofobici dovrebbero fare attenzione.

 

Oltre al live painting di Gaida, a intrattenere visivamente il pubblico, quattro ballerine hanno portato vari tipi di danza, uno diverso dall'altro - indicativi anche i vestiti indossati per ogni tipo di ballo interpretato - realizzati, probabilmente, con  la stessa tecnica del pittore in simultanea: lasciandosi trasportare dalla suggestione e dalle sensazioni. Musica, danza, cinema: queste tre arti hanno composto l'esperienza di ieri sera, fatta di frammenti messi uno dietro l'altro - giusto per andare sull'etimologia della parola Syntagma - e da un gioco a ricollegamento e riassemblamento: il giudizio sul valore estetico e artistico lo si lascia a chi ha assistito.

 

I frammenti dello spettacolo si ricollegano nel dipinto di Gaida, anch'esso frammento, che coglie attimi, tratti, scritture - per immetterli all'interno della sua composizione pittorica. Gaida imprime la vernice sulla tela, procedendo per associazione di idee ma anche di didascalie a quello che avviene in contemporanea alla creazione della sua opera. La performance visiva si interrompe fino all'ultimo brano proposto: una ricodificazione del brano precedentemente ascoltato ma con un effetto diverso, ovvero il suono tridimensionale. Il suono, di solito in cuffia percepito solo da destra e da sinistra, attraverso questa ricodificazione sembra che arrivi da altri punti dello spazio, sia dall'alto che dal basso - come immersi in una sfera. O in un acquario.