Cronaca | mappatura a brunico

Elemosina, una ricerca sociale

Chi sono i moderni questuanti? Un fenomeno antico, oggi "un'economia informale". Francesco Campana e il suo libro-ricerca in Alto Adige: "Potenziare le Unità di strada".
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Foto: Wisdom Pills

salto.bz: Francesco Campana, laureato in Gestione delle organizzazioni e del territorio a Sociologia a Trento, per diversi anni coordinatore delle unità di strada dell’associazione Volontarius di Bolzano e ora in forza all’associazione La Strada-der Weg dove si occupa di progettazione e rendicontazione sociale. Nel libro “La mendicità contemporanea–Riflessioni sociologiche, dati di ricerca e politiche sociali in Alto Adige” lei analizza i risvolti territoriali del diffuso fenomeno dell’elemosina, “non più solo una mera strategia di sopravvivenza individuale ma un’economia informale organizzata a forte specializzazione etnica”. Cos’è effettivamente la mendicità contemporanea?

La mendicità di oggi è un fenomeno sociale altamente complesso, forse ancor più che nel passato. L’accattonaggio viene spesso considerato una peculiarità dei senza dimora; in realtà i dati evidenziano che la mendicità non è tanto una strategia di sopravvivenza di un singolo individuo in un momento di necessità, ma un lavoro informale “strutturato” con forti connotazioni etniche. Oggi la pratica dell’elemosina in Italia coinvolge principalmente due gruppi di migranti: persone di etnia Rom provenienti dall’est Europa e persone provenienti da paesi dell'Africa sub-sahariana, essenzialmente di origine nigeriana. Sono due gruppi etnici molti diversi tra loro, ma che hanno in comune l’esposizione ad un fortissimo rischio di esclusione sociale.  Inoltre, le fatiche che caratterizzano le loro biografie migratorie sono occasione per i trafficanti di uomini per rendere l’accattonaggio un settore di sfruttamento economico ancora poco conosciuto.

La mendicità di oggi è un fenomeno sociale altamente complesso, forse ancor più che nel passato. Secondo i dati l’accattonaggio non è tanto una strategia di sopravvivenza quanto un lavoro informale “strutturato” con forti connotazioni etniche. Oggi in Italia coinvolge soprattutto sia migranti di etnia Rom dell’est che dell'Africa sub-sahariana, essenzialmente di origine nigeriana.

Con quali modalità viene messa in pratica l’elemosina in Alto Adige, secondo quanto evidenziato dalla ricerca?

Le modalità sono molti simili a quelle di altri territori nazionali ed internazionali. Troviamo la mendicità “classica”, ovvero la semplice richiesta di denaro che fa leva sull’altrui pietà e non prevede nulla in contraccambio e la mendicità “contrattualistica”, dove l’offerta di denaro è scambiata con un servizio, ad esempio l’accompagnamento del carrello, o con la vendita di un piccolo bene, ad esempio un fiore. Troviamo poi la mendicità “itinerante”, che si riferisce alla pratica di questua in cammino e quella “stazionaria”, che è la richiesta di elemosine condotta da fermi, sia stando seduti sia in piedi. I mendicanti preferiscono spostarsi in più luoghi e raramente ne scelgono solo uno in via definitiva. Le persone, in effetti, variano i luoghi di questua, cambiando città, regioni e anche Stati della Comunità Europea. Spesso non pernottano nei luoghi dove mendicano e non usufruiscono dei servizi del territorio.

Cosa dicono i dati numerici, di quante persone si parla per la provincia di Bolzano?

La mendicità è molto difficile da quantificare, poiché i questuanti si sottraggono alle stime quantitative. Paradossalmente essi sono invisibili nella loro estrema visibilità. Quando interrompono l’atto del tendere la mano, si mimetizzano in apparenti situazioni di “normalità”. Non esistono perciò stime ufficiali a livello provinciale e spesso i dati dettagliano il fenomeno solo sui singoli comuni. È il caso di Brunico, dove sono stati rilevati dei dati su impulso della Comunità comprensoriale Val Pusteria. I dati sono ridotti, ma consegnano una fotografia di un gruppo di 22 persone, giovani migranti, più uomini che donne, che esercitano una mendicità pendolare e in forma “organizzata”, in un periodo di soli 3 mesi di mappatura.

Nel caso di Brunico i numeri rilevati su impulso della Comunità comprensoriale Val Pusteria consegnano una fotografia di un gruppo di 22 persone, giovani migranti, più uomini che donne, che esercitano una mendicità pendolare e in forma “organizzata”.

Se in base alle risultanze esiste una forte relazione con il fenomeno della tratta, in che modo possono intervenire i servizi e le politiche sociali assieme alle forze di polizia?

La collaborazione tra operatori sociali e forze di polizia è sicuramente da incoraggiare. Sarebbe importante sostenere la creazione di “osservatòri congiunti e permanenti” sulla mendicità e la condivisione di “prassi operative standard” al fine di migliore l’identificazione delle vittime di tratta a scopo di accattonaggio forzato.

E riguardo alla questione del “decoro-ordine pubblico-sicurezza percepita” dai cittadini, quali sono le implicazioni?

È indubbio che i cittadini, soprattutto se residenti nei piccoli-medi comuni, siano allarmati dalla presenza massiccia di accattoni lunghe le strade, da forme di questua “invasiva” e “insistente”, dal possibile intreccio con forme di economia illegale. Sono pertanto opportuni interventi di tutela della sicurezza dei cittadini, ma anche dei questuanti stessi, visti i rischi ai quali incorrono come categoria senza protezione alcuna. I questuanti si allontano giorno dopo giorno dagli stili di vita delle persone cosiddette “normali” e si ritrovano affossati in una specie di “trappola della povertà”, da cui è oramai impossibile uscire. Questo circolo vizioso si conclude con un acuirsi dello stigma e del pregiudizio. Oggi la mendicità è tendenzialmente regolamentata da ordinanze municipali, che lo sanzionano da un punto di vista amministrativo. L’estensione delle ordinanze anti-accattonaggio in Italia sembrerebbe però ridestare l’abrogato art 670 c.p., il vecchio articolo del codice penale, poi abrogato, che puniva l’esercizio della mendicità in generale. Urgono perciò nuove idee di regolamentazione, in termini di modelli e proposte.

I questuanti si allontano giorno dopo giorno dagli stili di vita delle persone cosiddette “normali” e si ritrovano affossati in una specie di “trappola della povertà”, da cui è oramai impossibile uscire. Questo circolo vizioso si conclude con un acuirsi dello stigma e del pregiudizio. E urgono perciò nuove idee di regolamentazione, in termini di modelli e proposte.

Se l’elemosina può assumere i contorni di “un’economia informale in cui è forte la pressione dello sfruttamento (sia per i Rom che per i migranti dall’Africa subsahariana) è giusto quindi dire, come si fa nel dibattito politico nei comuni e come riprendono alcune ordinanze dei sindaci, di “non dare soldi” ma di aiutare con consigli sui servizi a disposizione?

Non mi sentirei di dare un consiglio del genere: fare o non fare l’elemosina è una scelta personale. Posso suggerire che sarebbe opportuno che ognuno facesse una carità più “consapevole”, informandosi e approfondendo questo tipo di fenomeno. Una volta che uno si è fatto una sua idea personale, soprattutto grazie all’osservazione diretta e quotidiana del fenomeno, potrà decidere di aiutare solo coloro che sembrano esercitare una mendicità praticata in maniera individualistica, così da scoraggiare indirettamente coloro che praticano la mendicità in forma più “organizzata” e quindi più prossima ai fenomeni della tratta e del grave sfruttamento.

Fare o non fare l’elemosina è una scelta personale. Sarebbe opportuno che ognuno facesse una carità più “consapevole”, informandosi e approfondendo, così da scoraggiare chi la pratica in forma più “organizzata” e quindi più prossima ai fenomeni della tratta e del grave sfruttamento. I servizi socio-assistenziali dovrebbero investire di più sulle Unità di strada, unico strumento in grado di entrare in contatto con la popolazione questuante.

In ultimo cosa occorre modificare, alla luce delle riflessioni del libro, nell’approccio delle politiche sociali in Alto Adige per affrontare in modo corretto, secondo quanto evidenzia la sociologia, il fenomeno e aiutare davvero le persone?

I servizi socio-assistenziali dovrebbero investire di più sulle Unità di strada, unico strumento in grado di entrare in contatto con la popolazione questuante, di monitorarla e di rilevarne i bisogni; è necessario inoltre lavorare in reti “nuove” e con un’attenzione rivolta alla prevenzione, revisionando l’accesso ai servizi bassa soglia e tentando di accedere a fondi comunitari per progetti transnazionali che permettano, per quanto concerne il target Rom, di calmierare l’emigrazione finalizzata alla questua. Potrebbe essere utile investire di più sulla ricerca per approfondire molti degli aspetti sino ad ora soltanto abbozzati e concentrarsi sullo studio dei flussi di denaro derivanti dall’elemosina per meglio comprenderla nella sua natura di economia informale urbana. Sarebbe auspicabile abbandonare una cultura dell’emergenza, che amplifica paure impregnate di preconcetti e luoghi comuni, con il rischio che essa sia l’unico criterio per affrontare e contrastare questo fenomeno.