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Emanuele Masi. In Equilibrio

Dopo aver trasformato “Bolzano danza” in un festival di livello internazionale Emanuele Masi accoglie la sfida di “Equilibrio”, a Roma.
Emanuele Masi
Foto: Fondazione Musica per Roma

Eden – danza per uno spettatore vinse nel 2020 il Premio Speciale della critica italiana della rivista Danza&Danza, „per l’assoluta originalità e maturità nel contesto della risposta creativa alla pandemia“.

Quell’edizione memorabile di Bolzano danza era la risposta del direttore artistico Emanuele Masi, che buttando all’aria la programmazione precedente del festival, difficile da realizzare per via dei problemi legati alla pandemia, non solo salvò il festival, ma lo trasformò in un evento unico, che i singoli spettatori, e gli stessi interpreti delle performance sul palco hanno potuto vivere nell’estate 2020 come un privilegio.

C’è un’altra sfida importante in cui Emanuele Masi, confermato anche alla guida di Bolzano danza per il triennio 2022-2024, è ora coinvolto. Ed è la direzione dell’edizione 2022 del Festival di danza contemporanea di Roma Equilibrio che si terrà presso l’Auditorium Parco della musica dal 12 al 26 febbraio prossimo, dopo due anni di pausa forzata.

Proprio in questi giorni si svolge al Teatro di Roma un’anteprima della rassegna, grazie alla collaborazione col teatro nazionale di Roma, che è una delle novità apportate da Masi per far ripartire il festival.

Di sfide, di festival, di novità, di danza ma anche di natura Emanuele Masi ha parlato in questa intervista per Salto.bz.

 

Salto.bz: Emanuele Masi, con che animo ha affrontato e costruito la programmazione del festival Equilibrio?

Emanuele Masi: La curiosità è stato il principale sentimento che mi ha accompagnato. Ho accettato l'incarico immaginando un ventaglio di proposte molto diverso da quella che poi è divenuta la fisionomia del festival. Sapevo che nella capitale mi sarei calato in una dimensione totalmente diversa da quella bolzanina e infatti mano a mano che procedevo nella programmazione, mi sono messo al servizio e in ascolto dei bisogni di un pubblico e di una città complessa e articolata.

 

 

Il festival avrà un tema di base?

Per questa edizione "Equilibrio" sarà anche il tema del festival, oltre che il suo nome. Mi piace riflettere su come in genere associamo l'idea di equilibrio alla stasi di una bilancia i cui piatti hanno raggiunto lo stesso peso, ma al contempo anche alla precarietà di un funambolo sulla sua corda. L'equilibrio è proprio questo: la sintesi di movimenti contrapposti tra polarità diverse. Così sarà questa edizione: in bilico tra il suo passato e le sue prospettive, tra velocità e sostenibilità, tra linguaggi e mondi che si incontrano.

 

Punti forti del festival?

La sua capacità di parlare a tutti, riaccogliendo al Parco della Musica quel pubblico che per due anni è rimasto orfano del Festival. Lo farà riportando alcuni nomi molto amati dal pubblico romano, come Sharon Eyal, Maguy Marin, Alessandro Sciarroni e Cristiana Morganti.

 

E quali novità ci saranno quest’anno?

Innanzitutto il coreografo Richard Siegal, per la prima volta a Roma e solo sporadicamente presente sulla scena italiana. Eppure il suo valore è talmente riconosciuto che è stato recentemente chiamato a cimentarsi con il Tanztheater Wuppertal, la compagnia che conserva l'eredità di Pina Bausch. Inoltre avremo una produzione che fonde musica e danza con l'orchestra residente: il Parco della Musica Contemporanea Ensemble; e anche la prima collaborazione tra il Festival e il Teatro di Roma: collaboriamo con il teatro nazionale della capitale, per portare a Roma - per la prima volta - Dimitri Papaioannou, uno dei nomi più richiesti dai festival di tutto il mondo: chiudendo un'ideale cerchio, visto che lui fu invece il primo a creare uno spettacolo per Wuppertal dopo la morte della grande Pina.

 

 

Quali difficoltà ha incontrato?

E' stato molto complesso lavorare sulla programmazione con compagnie che durante tutti questi mesi hanno dovuto modificare più e più volte i propri calendari di tournée in balia di cancellazioni dovute al covid. Da ormai quasi due anni, artisti e organizzatori, sono alle prese con date che slittano più e più volte: a tratti è esasperante, ma chi la dura, la vince.

 

La danza per lei è….

Meraviglia. La danza è in grado di comunicare qualsiasi cosa senza la parola: non solo bellezza, ma anche ideali, politica, etica. Per me è stupefacente quanto possano fare dei corpi in movimento. Amo così tanto questo linguaggio forse perché, ironia della sorte, sono completamente incapace di ballare, sono aritmico e anche un po' stonato...

 

Lei ha studiato oboe al conservatorio di Trento, e poi all'Accademia Pianistica internazionale di Imola. La formazione musicale influisce sulle sue scelte, nel lavoro di direttore artistico di un festival di danza?

Sì, assolutamente. Devo ammettere che per anni ho fatto molta fatica a scindere la coreografia dalla musica, a concentrarmi sulla danza senza lasciarmi ammaliare, ma spesso anche respingere, dalle note che la accompagnano. Poi ho capito che era giusto così: danza, musica, costumi sono un tutt’uno e quello che scelgo per il mio pubblico dev'essere perfetto sotto tutti i punti di vista. 

 

Tra i suoi interessi, oltre a quelli professionali, ci sono l'amore per la natura e le montagne che vive attivamente, con arrampicate e tuffi nei laghi alpini. Come si conciliano con la sua professione, l’aiutano ad affrontare il suo lavoro?

Mi nutro di bellezza in tutte le sue forme. La natura mi ricarica e l'attività all'aria aperta mi permette di sfogare lo stress che accompagna la mia carriera professionale: nel mio lavoro non salvo vite umane e non spengo incendi, ma le scadenze sono serrate e non ci si possono permettere errori, perché quando il pubblico è in sala, il sipario si deve aprire sempre. Gestire gli artisti non è mai semplice: servono ascolto e serenità, ma anche carisma e coraggio: quale allenamento migliore che fare il bagno in un lago gelato?.

 

Secondo lei, per cosa è stato scelto per questo incarico a Roma?

Dovrebbe chiederlo a chi mi ha scelto! Scherzi a parte, meno di un anno fa la Fondazione Musica per Roma, l’ente che gestisce l'Auditorium Parco della Musica e organizza il Festival Equilibrio, ragionava su come far rinascere un festival completamente fermo da due anni e questo significa rimettere in moto una macchina produttiva, ma anche riconquistare un pubblico. Quindi credo che nella mia scelta abbia pesato la reputazione che mi sono fatto riuscendo a riappassionare il pubblico nelle stagioni di danza del circuito regionale o ancora prima rilanciando il festival Bolzano Danza che in questi anni è cresciuto fino a diventare un riferimento nello scacchiere dei festival di danza europei.

 

Ha progetti di trasferirsi a Roma o altrove, forse?

Due anni fa ho avuto la proposta di trasferirmi all'estero per dirigere un teatro quasi interamente dedicato alla danza, ma l'ho rifiutata. In questo momento della mia vita voglio rimanere vicino alla mia famiglia: i miei figli a Bolzano, i miei genitori a Trento e la mia compagna a Rovereto. Una consulenza come quella per dirigere il Festival Equilibrio a Roma è il giusto compromesso tra una dimensione familiare, ma anche naturalistica nelle nostre montagne, e cosmopolita.

 

 

Lei è direttore artistico di Bolzano danza ufficialmente dal 2013, può riassumere l’impostazione che ha dato in questi anni al festival?

Ho cercato di trasformare Bolzano Danza in un festival di nuova generazione: dinamico e interattivo, radicato nella comunità, artefice di percorsi di inclusione sociale. Anche un laboratorio di sperimentazione di nuove modalità di curatela, se penso all’introduzione di una figura di guest curator, nelle edizioni 2018 e 2019, o alla radicale risposta alla pandemia dell’edizione 2020 con centinaia di performance per un solo spettatore nella sala da 800 posti del Teatro Comunale.

Tutto questo nell’ambito di una progettualità triennale che dal 2015 è diventato requisito del sistema di finanziamento statale. E’ così iniziato un percorso prospettico che per il triennio 2015-2017 ha indagato il macrotema dell’Identità attraverso le esplorazioni sul maschile e il femminile (2015, Fe/Male), sulle migrazioni (2016, Beautiful Stranger) e sulle relazioni (2017, Link). Poi, allargando l’indagine sulle identità svolta in precedenza, il progetto 2018-2020 ha inteso rivolgersi alla Città, luogo in cui le identità personali si sommano, interagiscono e divengono Community.

 

La prossima edizione di Bolzano danza è in programma in luglio 2022. Qualche anticipazione?

Il 2022 sarà il primo anno di un nuovo triennio di programmazione che ci porterà nel 2024 a celebrare i 40 anni di Bolzano Danza. Voglio che sia un triennio eccezionale, così nel 2022 scaldiamo i motori... la danza porterà gli interpreti a confrontarsi con le situazioni più estreme: non solo danzatori, ma anche acrobati e sportivi parteciperanno a spettacoli che saranno davvero in grado di stupire.