Ambiente | Intervista

La rivoluzione comincia dalle piante

Trasformare gli spazi educativi e la didattica con la natura: dal progetto multidisciplinare Eden nasce EdenLAB. Evento inaugurale all’unibz. Parla la prof Beate Weyland.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Beate Weyland
Foto: Beate Weyland

Le piante come filtri verdi per rendere più salubre e confortevole l’ambiente scolastico, ma anche come prezioso strumento didattico per avvicinare gli studenti alla natura e imparare da e con essa. Intorno a questi solidi pilastri si è modellato il progetto Eden (Educational Environment with Nature), curato da Beate Weyland, professoressa associata di didattica presso la Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano, e “dedicato a documentare, accogliere e stimolare le attività didattiche, ricerche e approfondimenti sul tema della progettazione di ambienti educativi con le piante attraverso un approccio interdisciplinare”. Dal progetto è nato EdenLAB, il laboratorio che verrà inaugurato in occasione del convegno Eden – Green Mind Set che si terrà tra Bressanone e Bolzano l’11 e il 12 novembre.
Ci spiega tutto la docente dell’unibz e direttrice del neonato laboratorio green.

 

Professoressa Weyland, partiamo dall’inizio: quando è nato il progetto Eden?
Durante il periodo del lockdown dovuto alla prima ondata pandemica di Covid. Stavo tenendo un corso di didattica sensoriale e con Emanuele Broglio, tesista di Ecodesign, abbiamo iniziato a ragionare sulla possibilità di inventare attività educative in cui le piante fossero soggetti di interazione sensoriale, fisica, per i bambini. È nato tutto da lì e dal seminario “La natura dentro casa: prima dell’aula green” inserito all’interno di una serie di lezioni aperte offerte dalla nostra Facoltà di Scienze della Formazione e a cui hanno partecipato moltissimi insegnanti e genitori da tutta Italia.
Al centro della nostra indagine c’era la volontà di esplorare il rapporto educativo, interattivo ed emotivo-affettivo con le piante, e abbiamo riflettuto insieme sull’opportunità di portarle negli spazi educativi e scolastici interni.

E come si è evoluto il progetto?
Con la prima riapertura dopo il lockdown, quando si dibatteva su come organizzare il distanziamento nelle classi, all’unibz abbiamo fatto una simulazione in due stanze con 100 piante a rappresentare i 100 studenti presenti negli ambienti in tempi “normali”. Al Preside l’idea è piaciuta e ci ha autorizzato ad allestire di fatto le due aule didattiche.
È scientificamente provato che la presenza di piante in un ambiente di apprendimento è benefica non solo per l’umidificazione e il ricambio dell’aria ma anche perché stimola l’attenzione e la concentrazione. L’idea dunque era di realizzare un distanziamento naturale ma anche di garantire un setting didattico-cooperativo. Proprio in una situazione così difficile, come quella generata dalla pandemia, volevamo dimostrare che lo spazio poteva essere ripensato, immaginando possibilità diverse di organizzazione degli ambienti scolastici per il rientro a scuola, riducendo il setting tradizionale delle batterie di banchi. Dal progetto - attraverso il quale ci occupiamo anche di temi come la sostenibilità o gli obiettivi dell’Agenda 2030 - è nato oggi il laboratorio EdenLAB.

Proprio in una situazione così difficile, come quella generata dalla pandemia, volevamo dimostrare che lo spazio poteva essere ripensato, immaginando possibilità diverse di organizzazione degli ambienti scolastici per il rientro a scuola

Di cosa si occuperà nello specifico il laboratorio?
Faremo ricerca sul tema dell’Educational Environment with Nature e documenteremo cosa accade effettivamente agli studenti che fanno lezione in queste due aule, ma studieremo anche cosa succede alle piante in loro presenza. Attenzione: EdenLAB non è un laboratorio di botanica, né di neurobiologia vegetale, né di ecologia ma di didattica interdisciplinare, tra pedagogia e architettura. Abbiamo capito che le piante sono degli strumenti straordinari per esplorare lo spazio, ciò che vogliamo fare è forzare gli automatismi del sistema scuola per trasformare e migliorare gli spazi educativi.

E le piante, in questo, ci possono aiutare.
Assolutamente sì. Peraltro basta davvero pochissimo, anche in termini economici, per qualificare con le piante un ambiente scolastico, spesso così triste, asettico, vuoto. Anche solo con il gesto dei bambini che portano le piante in classe questi ambienti cambiano, diventano subito più accoglienti, più gentili, più vivi.

 

Come hanno reagito gli studenti alla presenza delle piante nelle classi?
La reazione degli studenti e dei docenti è stata molto positiva. Il prossimo passo sarà condurre dei test e stiamo già proponendo progetti di ricerca per recuperare fondi al fine di ottenere macchinari per le misurazioni sulla qualità dell’aria e una serie di altri strumenti utili alla causa. Io proseguo con il lavoro con le scuole per capire se si instaura la relazione emotivo-affettiva con le piante.
Per quanto riguarda invece gli effetti sulle piante, mi ha sorpreso molto un fatto.

Quale?
Dopo essersi debilitate durante l’estate le piante, da quando sono tornati gli studenti, si sono riprese. Ho interpellato quindi un nostro botanico per chiedergli: anche la pianta allora sta meglio se si trova in nostra compagnia? L’esperto ha risposto che non è da escludere la possibilità che le piante si accorgano se vengono toccate o meno, senza contare che le secrezioni ormonali che noi rilasciamo offrono beneficio ai vegetali. La nostra presenza fisica influenza, in sostanza, il loro ecosistema. Certo è un terreno, questo, ancora tutto da esplorare.

Anche solo con il gesto dei bambini che portano le piante in classe questi ambienti cambiano, diventano subito più accoglienti, più gentili, più vivi


È importante capire come la pianta ci insegni ad abitare lo spazio.
Esatto. Portare le piante negli ambienti di apprendimento è un’azione rivoluzionaria che permette di generare paesaggi educativi domestici, salubri, resilienti.
La pianta può essere uno strumento didattico, avvicina i bambini alla natura e permette loro di apprendere e applicare nuove conoscenze a vari ambiti disciplinari, dalla matematica alla geografia.
Al convegno dell’11 e 12 novembre presenterò il libro Eden – educare (ne)gli spazi con le piante, edito da Corraini, che raccoglie proprio proposte sviluppate dalle studentesse dell’unibz per giocare e imparare con le piante.

Cos’altro dobbiamo aspettarci dall’evento Eden – Green Mind Set?
All’evento parteciperanno diverse scuole che hanno già accolto l’idea di portare le piante negli spazi indoor, chiameremo a raccolta gli istituti scolastici con i quali già lavoriamo e anche quelli che hanno abbracciato l’iniziativa in modo spontaneo.
Si passa dal gioco - e quindi da esperienze ludico-didattiche di interazione con i vegetali - a tavole rotonde interdisciplinari, allo scambio di esperienze tra esperti e appassionati. Il convegno si concluderà alla giardineria Schullian di Bolzano con due ospiti d’eccezione: Stefano Mancuso, direttore del LINV Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale, che è riuscito nell’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’idea che le piante siano dotate di intelligenza e “sentano”; e l’archistar Giancarlo Mazzanti, con la sua visione della natura come potenziale per progettare gli spazi. All’ospedale della Fondazione Santa Fe a Bogotà, ad esempio, Mazzanti ha progettato una zona interna protetta dove ha inserito delle piante come parte integrante del sistema di cura. E allora una riflessione viene spontanea: se portiamo le piante nelle classi ciò avrà un impatto anche sulla progettazione delle nostre scuole? Quali evoluzioni strutturali potrebbero esserci se gli architetti immaginassero nelle aule tante piante quanti sono gli insegnati e gli studenti? Cosa cambierebbe? Non è forse arrivata l’ora di scoprirlo?