Chronicle | Verso le riforme

Renzi: “È finito il tempo dei rinvii”

Passaggio importante sulla strada delle riforme. Ieri (31) marzo il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il disegno di legge di riforma costituzionale che dovrebbe portare alla riforma del senato e del titolo V della costituzione italiana.

Matteo Renzi ne è convinto: “Il governo dice basta con i rinvii, mettiamo in campo il ddl costituzionale che ha una sua forza straordinaria”. Del resto, l'ipotesi di un rinvio sarebbe letale per l'immagine e il destino del governo in carica, tutto concentrato nel dare un'immagine di sé basata sull'efficienza riformatrice e il rapido superamento delle forze considerate conservatrici. Ma cosa accadrebbe, in realtà, se la riforma riuscisse ad andare veramente in porto?

Il senato non sarà più un organo legislativo con pieni poteri. La camera cioè potrà approvare delle leggi senza che siano approvate anche dal senato. Il senato sarà un organo consultivo e voterà le modifiche alle leggi. Al senato non sarà chiesto di votare né la legge di bilancio, né la fiducia al governo. Il senato non sarà più elettivo e i senatori non riceveranno indennità. Le riforme costituzionali, invece, continueranno a dover essere approvate da tutti e due i rami del parlamento. Del senato faranno parte gli ex presidenti della repubblica e i senatori a vita e alcuni rappresentanti delle regioni e dei comuni. Sarà composto da 148 persone: 21 nominati dal presidente della repubblica e 127 rappresentanti dei consigli regionali e dei comuni. Il senato si chiamerà senato delle autonomie e rappresenterà i poteri locali.

Inoltre, il ddl prevede una rappresentanza di tutte le regioni italiane. Fatta salva “la disponibilità a esaminare una composizione proporzionale al numero degli abitanti di ciascuna regione”, come ha detto il ministro per le Riforme costituzionali, Maria Elena Boschi. E qui, ovviamente, la questione ci riguarda molto da vicino.

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