Lo chiamavano “pizza-gate”
“Zio Alfonso”, la pizzeria di viale Druso, teatro dell’incontro fra l’ex procuratore capo di Bolzano e giudice della Corte Penale Internazionale dell’Aia Cuno Tarfusser e il sindaco del capoluogo Renzo Caramaschi, ha solo da guadagnarci in termini di notorietà. È stato del resto già ribattezzato “pizza-gate” da Ferruccio Sansa, giornalista de Il Fatto Quotidiano, sull’edizione di ieri, primo maggio, il caso sollevato da Christoph Franceschini su salto.bz.
Si parte dalla gara per la realizzazione di 100 alloggi che l’ex dirigente provinciale Katia Tenti, secondo l'accusa, avrebbe fatto avere in anteprima al costruttore Antonio Dalle Nogare, al quale all'epoca era legata da un rapporto sentimentale; per arrivare al fascicolo della Procura su un’auto blu, una Punto, usata per portare a pranzo Tarfusser e Caramaschi. Una pizza, scrive il reporter, che “rischia di restare sullo stomaco al potere bolzanino”.
“Era dicembre, stavo andando in pizzeria con alcuni ex collaboratori. Mi chiama il sindaco, che conosco da trent’anni e mi dice… andiamo a mangiare una pizza. Ero a piedi. È passato un maresciallo con un’auto e mi ha preso. Ma accidenti… il sindaco di Bolzano, e neanche io sono l’ultima merda”, il commento di Tarfusser ripreso da Sansa sul Fatto. “Poi mi chiama la Tenti e mi dice che passa a salutarmi. È stata un minuto”. Prosegue il racconto. «“Tenti è stata cinque minuti. Ha parlato solo con Tarfusser. Certo non me l’aspettavo. E l’auto blu? “Io mi muovo sempre in bus. Mi hanno dato un passaggio, mica potevo sapere di chi era la macchina”. E infatti nessuno muove addebiti a Caramaschi che è stato sentito dai pm sull’uso della Punto».
Nell’articolo si fa poi riferimento alle interrogazioni dei 5 stelle Paul Köllensperger (in Provincia) e di Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede al ministro della Giustizia in cui si citano le critiche, confermate di Tarfusser, all’operato dei suoi successori alla guida della Procura di Bolzano, ma anche il maresciallo Alessandro Fontana che al processo Tenti ha spiegato come nel corso di una intercettazione ambientale e telematica l’indagata abbia ironicamente salutato “il maresciallo Fontana che ci sta ascoltando”. Tra le intercettazioni di cui ha riferito in aula Fontana ci sarebbe anche una telefonata in cui l’ex dirigente chiama Tarfusser (per questi fatti nessuno dei due è indagato) per chiedere di essere tenuta informata delle indagini svolte nei suoi confronti da parte dei carabinieri dei Ros. “L’inchiesta è cominciata dopo che io avevo lasciato Bolzano. Non ne so niente, né darei informazioni riservate. Tenti mi ha chiamato e mi ha chiesto consigli su come comportarsi. Le ho risposto come faccio con tutti: fatti sentire dai magistrati”, così Tarfusser.
E magnesia per tutti.