Diventare un modello
Questa settimana, da domani a venerdì, una delegazione sudtirolese sarà in Israele per compiere un viaggio dal duplice scopo. Corrispondere alla curiosità, manifestata da alcuni ambienti sensibili al problema della convivenza interetnica del luogo, rivolta al nostro modello autonomistico, e allacciare relazioni di tipo commerciale. Ne parliamo con Alberto Stenico, membro della presidenza di Legacoopbund, tra i partecipanti e gli ispiratori del viaggio.
Come e quando è nata l’idea di questa iniziativa?
Dobbiamo risalire a qualche anno fa. Janiki Cingoli, direttore della fondazione CIPMO (Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente), contattò la lega delle cooperative di Bolzano. Era interessato a conoscere organizzazioni non governative in grado di costituire dei punti di riferimento in relazione all’attività della sua fondazione. È nata così una collaborazione che si è concretizzata anche con l’arrivo di due delegazioni israelo/palestinesi in provincia di Bolzano.
Quindi andrete là per parlare del nostro modello di convivenza?
Non andiamo a reclamizzare un “prodotto” fatto e finito, quanto piuttosto per testimoniare la possibilità di un percorso virtuoso dal quale, forse, quelle popolazioni potrebbero trarre spunti di riflessione. Ma cercheremo anche di ascoltarli e capire meglio la difficilissima situazione nella quale si trovano.
Il discorso del modello, dell’essere diventati un modello, è sempre un po’ scivoloso. Si rischia l’autocelebrazione.
Infatti. Cercheremo di evitare ogni tipo di autocelebrazione. Però dobbiamo anche essere convinti della bontà di quanto abbiamo raggiunto. Per molti anni la nostra autonomia è stata vissuta con l’idea che fosse un compromesso difficile da accettare. Gli italiani pensavano che lo Stato avesse ceduto troppa sovranità. I tedeschi, al contrario, ritenevano che questa sovranità fosse ancora troppo poca. Si tratta invece di una soluzione che ci ha consentito di arginare la violenza e di garantire a tutti noi pace e prosperità. Per questo dobbiamo difenderlo. Il confronto con realtà sicuramente più difficili della nostra potrebbe diventare un metodo anche per apprezzare – e sicuramente migliorare – quello che abbiamo costruito.
Quali saranno le tappe salienti del vostro viaggio?
Cominceremo da Nazareth, dove saremo ricevuti dal sindaco Ramiz Jarays. Il giorno successivo saremo a Haifa, dove il presidente Durnwalder terrà all’università un discorso sul tema della relazioni tra minoranze e maggioranze. Giovedì visiteremo Gerusalemme e anche lì parteciperemo a una tavola rotonda presso il Truman Institute for the Advancement of Peace. Incontreremo anche alcuni esponenti politici locali e le autorità diplomatiche italiane. L’ultimo giorno, prima della partenza, saremo a Jaffa.
Da chi sarà composta la vostra delegazione?
Oltre al presidente Durnwalder, al dott. Janiki Cingoli, al presidente dell’Eurac Werner Stuflesser e al sottoscritto, ci saranno anche il dott. Heiner Nicolussi Leck, la dott.ssa Elisabeth Spergser, Hansjörg Prast, direttore dell’EOS, e alcuni esponenti del nostro mondo imprenditoriale. Ovviamente le finalità commerciali della nostra visita intersecheranno quelle politiche, ma senza sovrapporvisi.
Augurio di un buon cocktail party.
L'ipocrisia e l'ingnioranza in queste parole è a dir poco sconcertante. Questo tipo di "incontri diplomatici" (definiti da Moni Ovadia finte trattative diplomatiche, che non sono altro che dei cocktail party) non fanno altro che contribuire allo sviluppo di una già esistente e consolidata cortina di propaganda omertosa la quale impedisce che i problemi del popolo palestinese arrivino alla gente.
Credo che questo abuso da parte della diplomazia di una situazione delicata come il conflitto israelo-palestinese sia a dir poco vergognoso. Lucrare sulle disgrazie della popolazione palestinese, con l'obbiettivo di ottenere la simpatia di un popolo di crudeli colonizzatori è una cosa che dovrebbe umiliarvi.
In reply to Augurio di un buon cocktail party. by Isacco Chiaf
caro Isacco Chiaf
..le Sue parole mi fanno molto male. Dal difetto dell'ignoranza nessuno è esente e tantomeno io. Lo spirito di questa iniziativa è ben diverso da quello che Lei descrive e meriterebbe di essere meglio conosciuto ed approfondito. Sempre a disposizione se Le interessasse farlo. Comunque, viva la libertà delle proprie opinioni ed il rispetto per le opinioni degli altri.
Quali finalità commerciali?
Dopo aver letto con attenzione l'intervista a Alberto Stenico sulla visita della delegazione altoatesina in Israele mi sono sono resa conto che l'articolo in realtà mi aveva dato poche informazioni e mi lasciava invece moltissime domande. Vorrei quindi tentare di riportare qui le mie perplessità e accogliere l'invito di Alberto Stenico che nella sua risposta al commento di Isacco Chaim scrive di essere sempre a disposizione per un approfondimento. Mi piacerebbe che approfondisse proprio sulle “pagine” di questo mezzo.
L'articolo purtroppo non precisa quali fossero le motivazioni che hanno spinto i rappresentanti sudtirolesi a questo viaggio, ma trasmette l'idea che lo scopo principale fosse quello di dare il nostro magari modesto ma certo valido contributo alla pace trasmettendo successi (e insuccessi?) della nostra lunga esperienza di convivenza. Questo, mi pare di capire, è stato fatto parlando con il sindaco di Nazareth, grazie a una lezione tenuta dal nostro presidente di provincia all'università di Haifa e partecipando a una tavola rotonda. Strettamente collegato a questo obiettivo è quello di voler capire la situazione vissuta dalla gente (“cercheremo di ascoltarli e capire meglio la difficilissima situazione nella quale si trovano”). Mi chiedo però come abbia fatto la delegazione a capire la complessità della situazione avendo visitato unicamente mete in Israele (eccezion fatta penso solo per Gerusalemme est) e nessun posto nei Territori palestinesi occupati, magari un campo profughi o, perché no, Hebron, tanto per capire come si vive davvero sotto occupazione militare. E perché non un incontro con esponenti di associazioni per i diritti umani sia palestinesi sia israeliane ? Inoltre, prendendo per buono lo spirito nobile di questa iniziativa mi chiedo cosa c'entrassero così tanti esponenti dell'economia sudtirolese. E che esponenti! Il presidente della Federazione Raiffeisen Heiner Nicolussi Leck, lo stesso Alberto Stenico della presidenza di LegaCoopBund, il direttore dell'EOS (organizzazione della Camera di commercio che si occupa di esportazione) Hansjörg Prast, e altri non specificati rappresentanti dell'imprenditoria altoatesina. Per quanto riguarda il loro ruolo e i loro scopi l'intervistato purtroppo resta molto sul vago affermando semplicemente che “le finalità commerciali della nostra visita intersecheranno quelle politiche, ma senza sovrapporvisi”. Ora sappiamo tutti che politica ed economia vanno a braccetto e Alberto Stenico, che se non erro ha dedicato gran parte della sua vita al mondo cooperativo sudtirolese, forse lo sa anche meglio di me. Proprio restando nell'ambito del cosiddetto conflitto israelo-palestinese, solo pochi anni fa la stessa Coop bandiva dai propri scaffali i prodotti a marchio Agrexco provenienti dalle colonie israeliane in Cisgiordania, cioè da terre che sono state usurpate ai loro proprietari palestinesi. Mi permetto di ricordare che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU e la Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia hanno definito gli insediamenti israeliani in Cisgiordania come una violazione del diritto internazionale. La Coop allora bandiva questi prodotti per una questione di trasparenza nei confronti del consumatore. Ciò non toglie che sarebbe ipocrita parlare di pace e contemporaneamente contribuire alla commercializzazione di prodotti che sono il risultato di una grave violazione dei diritti umani. Ecco quindi che oltre a sapere a quali tavole rotonde e conferenze ha partecipato il nostro presidente provinciale, mi interesserebbe sapere quali erano gli scopi dei rappresentanti dell'economia altoatesina, che tipo di contatti abbiano preso, in quali settore, e con chi. Senza tutte queste informazioni non deve sorprendere se se c'è chi giustamente pone il problema dei rapporti economici che finiscono per rafforzare un regime che porta avanti un'occupazione militare con tutte le implicazioni e conseguenze che ciò comporta. Alberto Stenico risponde a Isacco Chiaf invitandolo ad approfondire la questione del viaggio in Israele della delegazione sudtirolese ma non fornisce le informazioni necessarie affinché Isacco Chiaf, io o chiunque altro voglia capire meglio, possano farlo. Ma chi se non i partecipanti all'iniziativa oppure una buona ricerca giornalistica potrebbero fornire al lettore queste informazioni?