Politik | Delegazione sudtirolese in Israele

Diventare un modello

In che modo l’autonomia sudtirolese può fornire un esempio da imitare in contesti ad alta densità conflittuale? Il presidente Luis Durwalder si recherà in visita in uno dei contesti geopolitici più caldi del pianeta guidando una piccola delegazione provinciale.

Questa settimana, da domani a venerdì, una delegazione sudtirolese sarà in Israele per compiere un viaggio dal duplice scopo. Corrispondere alla curiosità, manifestata da alcuni ambienti sensibili al problema della convivenza interetnica del luogo, rivolta al nostro modello autonomistico, e allacciare relazioni di tipo commerciale. Ne parliamo con Alberto Stenico, membro della presidenza di Legacoopbund, tra i partecipanti e gli ispiratori del viaggio.

Come e quando è nata l’idea di questa iniziativa?

Dobbiamo risalire a qualche anno fa. Janiki Cingoli, direttore della fondazione CIPMO (Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente), contattò la lega delle cooperative di Bolzano. Era interessato a conoscere organizzazioni non governative in grado di costituire dei punti di riferimento in relazione all’attività della sua fondazione. È nata così una collaborazione che si è concretizzata anche con l’arrivo di due delegazioni israelo/palestinesi in provincia di Bolzano.

Quindi andrete là per parlare del nostro modello di convivenza?

Non andiamo a reclamizzare un “prodotto” fatto e finito, quanto piuttosto per testimoniare la possibilità di un percorso virtuoso dal quale, forse, quelle popolazioni potrebbero trarre spunti di riflessione. Ma cercheremo anche di ascoltarli e capire meglio la difficilissima situazione nella quale si trovano.

Il discorso del modello, dell’essere diventati un modello, è sempre un po’ scivoloso. Si rischia l’autocelebrazione.

Infatti. Cercheremo di evitare ogni tipo di autocelebrazione. Però dobbiamo anche essere convinti della bontà di quanto abbiamo raggiunto. Per molti anni la nostra autonomia è stata vissuta con l’idea che fosse un compromesso difficile da accettare. Gli italiani pensavano che lo Stato avesse ceduto troppa sovranità. I tedeschi, al contrario, ritenevano che questa sovranità fosse ancora troppo poca. Si tratta invece di una soluzione che ci ha consentito di arginare la violenza e di garantire a tutti noi pace e prosperità. Per questo dobbiamo difenderlo. Il confronto con realtà sicuramente più difficili della nostra potrebbe diventare un metodo anche per apprezzare – e sicuramente migliorare – quello che abbiamo costruito.

Quali saranno le tappe salienti del vostro viaggio?

Cominceremo da Nazareth, dove saremo ricevuti dal sindaco Ramiz Jarays. Il giorno successivo saremo a Haifa, dove il presidente Durnwalder terrà all’università un discorso sul tema della relazioni tra minoranze e maggioranze. Giovedì visiteremo Gerusalemme e anche lì parteciperemo a una tavola rotonda presso il Truman Institute for the Advancement of Peace. Incontreremo anche alcuni esponenti politici locali e le autorità diplomatiche italiane. L’ultimo giorno, prima della partenza, saremo a Jaffa.

Da chi sarà composta la vostra delegazione?

Oltre al presidente Durnwalder, al dott. Janiki Cingoli, al presidente dell’Eurac Werner Stuflesser e al sottoscritto, ci saranno anche il dott. Heiner Nicolussi Leck, la dott.ssa Elisabeth Spergser, Hansjörg Prast, direttore dell’EOS, e alcuni esponenti del nostro mondo imprenditoriale. Ovviamente le finalità commerciali della nostra visita intersecheranno quelle politiche, ma senza sovrapporvisi.