“La letteratura sudtirolese è sottovalutata”
Lo scorso weekend, oltre 60 giovani provenienti da Land Tirolo, Sudtirolo e Trentino hanno partecipato al secondo ciclo d'incontri della “Accademia dell'Euregio” presso l'EURAC di Bolzano. Domenica mattina si è tenuta la sessione dedicata al tema del plurilinguismo nei tre territori di confine: al podio si sono confrontati Andrea Abel (ricercatrice dell'Eurac), Boglarka Fenyvesi-Kiss del Dipartimento conoscenza della Provincia Autonoma di Trento, Peppino Brienza della “Società Dante Alighieri” di Innsbruck e le scrittrici Brunamaria Dal Lago Veneri e Ingrid Runggaldier.
Dopo gli interventi introduttivi di Andrea Abel – “L'idea della Einsprachigkeit come normalità nasce recentemente, con la formazione degli Stati nazionali” –, Brienza e della trentina (di origini ungheresi) Fenyvesi-Kiss – che ha illustrato la strategia per la didattica plurilingue “Trentino 2020” - la discussione si è allargata alle due scrittrici. “Ho scelto come lingua di espressione l'italiano, anche se sogno e conto in tedesco, e qualche volta bisticcio in ladino” ha rimarcato l'ottantenne Brunamaria Dal Lago Veneri, autrice e traduttrice bolzanina dalla biografia eloquente: nella sua famiglia si alternavano il tedesco della madre, il trentino del padre – e persino l'ungherese e il ladino dei nonni. “Mio marito era sudtirolese, la 'Muttersprache' dei miei figli è il tedesco, anche se con loro ho parlato soprattutto in italiano. Una delle mie figlie è ora insegnante col metodo CLIL”. Nel territorio dell'Euregio, nel corso dell'ultimo secolo, è avvenuto un disapprendimento della lingua del vicino, il tedesco per i trentini e l'italiano per i tirolesi: il plurilinguismo del Tirolo storico si è sfilacciato. “Cosa significa essere plurilingui, bilingui, oggi?” La risposta di Dal Lago Veneri è la traduzione, ovvero la mediazione della cultura che sta dietro a una lingua: “Nel mio lavoro di scrittrice e traduttrice, la difficoltà maggiore nella mediazione dei concetti – che non è traduzione, ma traslare, trasportare, mediare un concetto – l'ho incontrata non con Rilke o Mann, ma nella traduzione dei fratelli Grimm. E' stato difficilissimo, soprattutto rendere il passaggio dall'infanzia alla pubertà che contraddistingue le loro fiabe.” Non per niente in tedesco si dice “Sprache begreifen”, afferrare una lingua proprio come se si afferrasse un oggetto.
Sullo stato del plurilinguismo in Sudtirolo esprime preoccupazione Ingrid Runggaldier, traduttrice e redattrice del web-magazine ladino “go gana go”: “Chi proviene da una valle ladina – dove esiste una scuola paritetica – percepisce altrove l'assenza di una scuola bilingue, e soffre la costrizione di dover scegliere tra l'iscrizione in scuole tedesche oppure italiane, scuole separate anche fisicamente: la Sprachpolitik sudtirolese è stata dormiente, si è comportata in maniera controproducente”. Runggaldier si augura che la motivazione “economica” spinga all'apprendimento linguistico, per quanto l'impressione è che i giovani conoscano meno l'altra lingua: “Non sono una persona negativa, ma questo pensiero mi viene spontaneamente, sull'argomento aleggia troppo ottimismo”.
Alla domanda se pure nei media e nella letteratura sudtirolese sussistano alte barriere tra gruppi linguistici, Dal Lago Veneri risponde in maniera affermativa: “I mondi sono più separati di un tempo: basti pensare che la pagina in lingua tedesca sui giornali italiani – o viceversa in italiano su un settimanale tedesco – è scomparsa da anni”. Andrea Abel riporta i dati di una ricerca dell'Eurac, secondo cui la letteratura locale non gioca pressoché alcun ruolo nell'apprendimento della seconda lingua nelle scuole altoatesine/sudtirolesi, a causa di un pregiudizio sulla qualità della letteratura del Sudtirolo, della lingua usata dagli scrittori locali: “Si pensa che gli scrittori sudtirolesi non portino né un buon italiano, né un buon tedesco, ma questo è una pregiudizio privo di fondamento”. Bisogna considerare infine l'insidia della Nachbarsprache, cioè la difficoltà di imparare la lingua del vicino. Spesso le stesse pressioni dei genitori sui figli per imparare l'altra lingua, sostiene Abel, costituiscono un problema, quando non sono accompagnati dal buon esempio, ovvero quando i genitori non praticano per primi la lingua del vicino. “Servono miti comuni, che accomunino tutti” sottolinea Abel. E i miti alpini raccolti nelle pubblicazioni di Dal Lago Veneri (l'ultima è “Numina rustica” mentre a Natale uscirà “Il regno dei Fanes”, sempre con l'editore alpha beta) vanno proprio in questa direzione.
Ingrid Runggaldier, Peppino Brienza e Brunamaria Dal Lago Veneri