Society | Sanità

“L’Asl vuole solo farsi bella”

Scintille fra il sindacato degli infermieri Nursing Up e la direttrice tecnico-assistenziale dell’Asl Marianne Siller. La lettera aperta alla giunta provinciale.
Sanità
Foto: upi

I postumi dello sciopero nazionale, indetto dagli infermieri e dai professionisti sanitari del sindacato Nursing Up e andato in scena il 12 e il 13 aprile scorsi per protestare principalmente contro la carenza di personale, non sono ancora svaniti. Anzi. A nome della categoria il referente regionale Massimo Ribetto replica alla direttrice tecnico-assistenziale dell’Asl altoatesina Marianne Siller che avrebbe preso posizione contro lo sciopero parlando di “affermazioni false” e di un “tentativo di creare insicurezze”.

Leggere di ‘un tentativo di creare insicurezze che non portano giovamento a nessuno’, è una lettura dei fatti del tutto strumentale’, non è certo nostra intenzione creare ‘falsi allarmismi

“Rimaniamo veramente straniti dalla posizione della Direttrice  in quanto i rapporti tra la nostra organizzazione sindacale e la Direttrice sono stati sempre ottimi e non ci sembra vero che le affermazioni nell’articolo possano essere state pronunciate proprio da Lei”, afferma con amarezza Ribetto, rispedendo le critiche al mittente: “Leggere di ‘un tentativo di creare insicurezze che non portano giovamento a nessuno’, è una lettura dei fatti del tutto strumentale’, non è certo nostra intenzione creare ‘falsi allarmismi’”. 

Che l’attacco frontale allo sciopero da parte dell’Asl sia solo un pretesto? È una possibilità che il sindacato mette in conto sottolineando che a prevalere è piuttosto il bisogno dell’Azienda sanitaria di “salvaguardare un’immagine che negli ultimi mesi è stata minata a causa di altre vicende. In ogni caso, rimane un fatto sconveniente leggere che l’Azienda ci accusi di dichiarazioni false senza nemmeno averci chiesto prima un chiarimento su quanto dichiarato”.

 

Servono le prove

Entrando nel vivo della questione Ribetto sostiene che “quando la Direttrice afferma che i posti resi vacanti in seguito ai pensionamenti verranno sostituiti, ciò è tutto da dimostrare: ad oggi è vero che alcuni posti vacanti non vengono più sostituiti e ci è stato risposto che non c’è nemmeno l’intenzione futura di sostituirli. Ci farebbe piacere sapere di esserci sbagliati, ma allora aspettiamo i fatti concreti. Sarà pur vero che l’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige risparmia meno di altre Aziende in Italia, ma sarebbe falso affermare che non vi siano risparmi anche da noi o ‘tendenzioso’ far credere che non si risparmi e si investi soltanto”.

Sembra che l’Azienda abbia voluto dare i ‘numeri’ apposta, al fine di dare un’immagine virtuosa di sé

Restano, denuncia il sindacato, le difficoltà legate al budget e all’avere un numero di personale adeguato rispetto ai servizi erogati, “sembra che l’Azienda abbia voluto dare i ‘numeri’ apposta, al fine di dare un’immagine virtuosa di sé. Ma in alcuni casi, hanno dato proprio i numeri e basta”. Si porta l’esempio di pediatria a Bolzano, l’Asl afferma che vi lavorano 48,5 infermieri dei 49 previsti. Le 7 persone che mancano sono assenze temporanee ma avvenute nello stesso tempo e destinate a durare diversi mesi. “Pertanto si tratta di assenze vere che stanno mettendo in crisi il reparto da diverso tempo e alle quali l’Azienda sembra non avere un piano di sostituzione. Quindi, il fatto che venga citato il numero totale degli assunti in pediatria senza tenere conto delle sette assenze prolungate e non sostituite è strumentale e distorsivo della realtà dei fatti”, così Ribetto.

 

La lettera

La categoria chiede di essere ascoltata. E in particolare domanda un contratto specifico per le professioni sanitarie che riconosca la formazione, le competenze e la responsabilità dei professionisti sanitari appartenente ai 22 profili. Per questo motivo chiama in causa la giunta provinciale e l’assessora Martha Stocker inviando loro una lettera aperta. “In Alto Adige abbiamo la competenza primaria in fatto di contrattazione, ma il contratto è obsoleto per numerose ragioni e il compenso dei professionisti è più alto che nel resto di Italia, solamente perché si lavora di più: 38 ore anziché 36, plus – orario e ancora lo straordinario che è elevato anche da noi. Ci dispiace molto - conclude Ribetto - che l’Azienda abbia voluto prendere una posizione contro il nostro sciopero soltanto per ribadire dei ‘numeri’ che spesso rimangono sulla ‘carta’ e non sono reali”.