Politics | L'analisi

Lupo? Legge provinciale inapplicabile

Ispra e anche l'Osservatorio "depurato" spiegano bene perché se Palazzo Widmann si ostina a cercare scorciatoie perderà sempre al Tar. Le misure di prevenzione sono inefficaci, e in questo ambito va rispettata la direttiva Ue.
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Foto: Julien Riedel / Unsplash
  • Stesso copione dello scorso anno, stesso risultato. Il presidente Kompatscher firma un decreto per l’abbattimento di due lupi in Alta Val Venosta e il Tar ferma tutto. E continuerà così all’infinito se la Provincia si ostinerà a cercare scorciatoie, a raccontare mezze verità e a costruire narrazioni di comodo che non corrispondono alla realtà sul territorio. Ed è questo che non va. Il problema non è affatto il prelievo di due lupi, è questa idea – molto sudtirolese - di essere i più furbi di tutti in un mondo di imbecilli che non funziona. 

    Ma veniamo ai fatti: tra il 14 maggio e il 21 luglio, 30 capi di bestiame sono stati uccisi in 9 attacchi di lupo che hanno interessato tre alpeggi nei territori comunali di Malles e Curon, ovvero malga Kapron, malga Ochsenberg e malga Planeil. Dice il comunicato della Provincia: “Gli alpeggi di questi Comuni sono designati come aree di protezione dei pascoli, gli undici proprietari hanno attuato misure di protezione del gregge ovvero pastori, cani da guardia del bestiame, recinzioni elettrificate”. E ancora: “L’Istituto superiore per la ricerca ambientale ha dichiarato il parere conforme alla legge provinciale, ma non ha fornito una valutazione”. Bene, nessuna delle due cose è vera. Basta leggere i due pareri tecnici, tanto quello di Ispra che quello dell’Osservatorio faunistico provinciale. Sono sostanzialmente allineati con la differenza che il primo evita - un po’ pilatescamente, o forse solo molto politicamente - di entrare a gamba tesa sul fatto in sé, il decreto di abbattimento, ma non risparmia nulla alla Provincia circa l’analisi di contesto; mentre il secondo esprime parere positivo rispetto al prelievo dei due esemplari – scelta altrettanto politica, stando sull’altra sponda - ma di fatto mette nero su bianco esattamente la stessa raffica di critiche che sono il cuore del parere Ispra. E che sono, in sintesi: conformità con la legge provinciale, non conformità con la Direttiva Habitat. Siccome però è la seconda che, gerarchicamente, informa di sé la prima, questo vuol dire che la legge provinciale è sbagliata nell’impianto, dalle fondamenta. Da ciò, di volta in volta, l’inevitabile schianto sul muro del Tar o del Consiglio di Stato. Vediamo dunque, in sintesi, i punti salienti dei due pareri, tenendo presente che ai fini della concessione di un abbattimento in deroga bisogna essere in presenza di un “danno cronico grave” o di un “danno ravvicinato grave” e che non esistano alternative valide. 

  • Il parere Ispra

    Piero Genovesi: è ricercatore Ispra Foto: Ispra

    Il parere di Ispra del 9 agosto scorso, a firma di Piero Genovesi, responsabile per il coordinamento delle attività della fauna selvatica, è costruito sulla base del documento del 2 agosto 2023, scritto in collaborazione col Muse e dal titolo: “Il lupo nelle Province Autonome di Trento e Bolzano: analisi del contesto e indicazioni gestionali”, redatto su richiesta congiunta del Ministero dell’Ambiente, della Provincia di Trento e della stessa Provincia di Bolzano.  Bene, in base ai parametri individuati in quel rapporto, nel caso specifico delle tre malghe di Malles e Curon – dice Ispra – non si può configurare né la situazione di danno economico grave, né quella di danno grave ravvicinato. “A tal proposito – continua Ispra - si chiede che in occasione di prossime richieste di deroga vengano forniti i dati relativi agli ultimi due anni antecedenti l’anno della richiesta, trasmettendo un database contenente gli eventi di danno corredati di tutti i campi descritti nel rapporto sopra citato. In particolare, è necessario che per ciascun evento sia registrata, la data dell’evento, l’azienda, la localizzazione, il numero dei capi predati, con specie e classe di età e la presenza di metodi di prevenzione al momento del danno”. Cosa di per sé banalissima, anzi scontata, ma che evidentemente non è mai stata fatta.  Sull’assenza di valide alternative all’abbattimento, il parere di Ispra è molto netto. Anche equilibrato. 

  • Prima arriva una carezza (“l’area nella quale si sono verificate le predazioni è compresa in due zone pascolive protette ai sensi della legge provinciale; tuttavia, dai dati presentati emerge che gli allevatori che hanno subìto le predazioni nell’area hanno realizzato uno sforzo nella introduzione di metodi preventivi, attraverso la ricerca di soluzioni. Tale fatto rappresenta di per sé un aspetto particolarmente positivo nel contesto della Provincia, dove, in occasione della raccolta dati realizzata ai fini del rapporto citato, era risultato del tutto assente l’uso dello strumento della prevenzione”), poi arriva la mazzata. Analitica e gentile, ma pur sempre una mazzata. In sintesi: non ci siamo proprio. Vediamo. Malga Kapron: per i caprini 1-2 controlli quotidiani da parte del pastore, per i bovini una recinzione elettrificata fissa con 2 fili elettrificati per il contenimento del bestiame. Contenimento, non protezione. La differenza sostanziale è che i primi sono fatti perché chi sta dentro non esca fuori, i secondi perché chi è fuori non entri dentro. Malga Ochsenberg: stessa storia. Per i bovini 1-2 controlli al giorno da parte del pastore, per le capre una recinzione fissa con 1-2 fili elettrificati per il ricovero notturno. Malga Planeil: gli animali da latte pascolano in area protetta da recinzione elettrificata con 1 solo filo. Un pastore li controlla quotidianamente e li porta in stalla per la mungitura. Le vacche in asciutta, invece, pascolano in aree recintate, in parte con recinzione meccanica fissa alta 1,5 metri e in parte con una recinzione elettrificata monofilo. Quanto alle pecore, gli animali sono controllati dal pastore 1 volta al giorno. Anche in questo caso, presente una recinzione meccanica fissa alta 1,20-1,50 metri aperta su un lato. E cani da guardiania? Zero. Solo un temibile border collie. Gioverà ricordare – e Ispra lo fa – che una recinzione elettrificata antilupo “deve essere costituita da 6/7 fili conduttori, avere un’altezza totale non inferiore a 150 cm e corrente non inferiore ai 3500 Volt”; che “la presenza del pastore nei pressi del gregge o della mandria limitata a soli eventi di controllo è inadeguata”; che una eventuale recinzione metallica “deve essere di almeno 170-175 cm fuori terra, interrata di almeno 25 cm e che deve presentare una “piegatura antisalto” verso l’esterno di circa in media 30 cm piegati a 45° (per ostacolare l’accesso dall’alto da parte dei predatori)”; che quando si parla di cani si parla di cani da protezione e non da conduzione, ovvero: “pastore maremmano abruzzese, cane da montagna dei Pirenei, cane da pastore del Caucaso, cane da pastore rumeno dei Carpazi, pastore della Sila o incroci di questi”; che “la sola presenza del pastore (già evidenziata, in questo caso, come inadeguata, ndr) è comunque da ritenersi insufficiente se non applicata insieme ad altri strumenti di protezione”. 

  • Malga Ochsenberg: L'area dell'alta Venosta in cui hanno agito i lupi Foto: venosta.net
  • Al netto della mancanza di competenza, di esperienza, di volontà del mondo rurale sudtirolese nel battere la strada della prevenzione, e quindi dei tanti errori fatti in buona fede o in malafede,  la fotografia della conduzione delle tre malghe altovenostane è comunque di una chiarezza esemplare: tutto quasi esattamente identico a 30 anni fa, quando il lupo non c’era: un po’ di monofilo di contenimento, senza esagerare; un’occhiata alle bestie una volta ogni tanto, senza esagerare. Stop. Insomma, siamo lontanissimi da una consapevolezza appena decente di una situazione mutata. Si aspetta ancora il Salvatore. Dorfmann. L’Unione Europea. Il fucile. Il declassamento. La Svp. Il Bauernbund. A scelta. Gli agricoltori sudtirolesi pagano oggi tutto il tempo perduto inseguendo chimere e pifferai. La realtà è che devono recuperare. Al punto che Ispra “suggerisce di prendere in considerazione la richiesta di supporto ad Amministrazioni italiane del contesto alpino che abbiano affrontato da più anni gli impatti derivanti dal ritorno del lupo”. Forse, in effetti, sarebbe più utile e intelligente chiedere consiglio a chi il lupo ce l’ha in casa da decenni piuttosto che cercare inesistenti esperti austriaci (dove i branchi si contano sulle dita di una mano) o bavaresi (dove i lupi ce li hanno dall’altroieri). O magari solo ai trentini, che sulle loro quasi 600 malghe hanno lavorato tanto e bene. Ma non sia mai. 

  • A questo proposito, sono molto interessanti anche le conclusioni del parere dell’Osservatorio faunistico provinciale: “dovrebbero essere predefiniti e certificati criteri standardizzati per l'attuazione delle misure di protezione delle greggi. Per ogni caso specifico, una valutazione delle condizioni dell'alpeggio in questione dovrebbe essere effettuata da esperti che definiscano le misure minime adatte alla situazione specifica. Inoltre, si raccomanda di accompagnare l’applicazione di misure di protezione del bestiame da esperti, la cui consulenza è fondamentale per la loro efficacia”. E ancora: “L’efficacia delle misure adottate deve essere verificata in dettaglio, utilizzando uno schema predefinito. Attualmente però la Provincia di Bolzano non fornisce criteri per definire le misure di prevenzione efficaci”. Va da sé che “nell’elaborazione di Linee Guida per l’applicazione di misure di prevenzione, adeguate alla situazione specifica, devono essere presi in considerazione gli standard definiti a livello nazionale e internazionale”.  Basta crederci. Ovviamente.

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pérvasion Thu, 08/15/2024 - 13:02

»Il problema non è affatto il prelievo di due lupi, è questa idea – molto sudtirolese - di essere i più furbi di tutti in un mondo di imbecilli che non funziona.«

»Forse, in effetti, sarebbe più utile e intelligente chiedere consiglio a chi il lupo ce l’ha in casa da decenni piuttosto che cercare inesistenti esperti austriaci (dove i branchi si contano sulle dita di una mano) o bavaresi (dove i lupi ce li hanno dall’altroieri).«

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Thu, 08/15/2024 - 13:02 Permalink