Lupo? Legge provinciale inapplicabile
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Stesso copione dello scorso anno, stesso risultato. Il presidente Kompatscher firma un decreto per l’abbattimento di due lupi in Alta Val Venosta e il Tar ferma tutto. E continuerà così all’infinito se la Provincia si ostinerà a cercare scorciatoie, a raccontare mezze verità e a costruire narrazioni di comodo che non corrispondono alla realtà sul territorio. Ed è questo che non va. Il problema non è affatto il prelievo di due lupi, è questa idea – molto sudtirolese - di essere i più furbi di tutti in un mondo di imbecilli che non funziona.
Ma veniamo ai fatti: tra il 14 maggio e il 21 luglio, 30 capi di bestiame sono stati uccisi in 9 attacchi di lupo che hanno interessato tre alpeggi nei territori comunali di Malles e Curon, ovvero malga Kapron, malga Ochsenberg e malga Planeil. Dice il comunicato della Provincia: “Gli alpeggi di questi Comuni sono designati come aree di protezione dei pascoli, gli undici proprietari hanno attuato misure di protezione del gregge ovvero pastori, cani da guardia del bestiame, recinzioni elettrificate”. E ancora: “L’Istituto superiore per la ricerca ambientale ha dichiarato il parere conforme alla legge provinciale, ma non ha fornito una valutazione”. Bene, nessuna delle due cose è vera. Basta leggere i due pareri tecnici, tanto quello di Ispra che quello dell’Osservatorio faunistico provinciale. Sono sostanzialmente allineati con la differenza che il primo evita - un po’ pilatescamente, o forse solo molto politicamente - di entrare a gamba tesa sul fatto in sé, il decreto di abbattimento, ma non risparmia nulla alla Provincia circa l’analisi di contesto; mentre il secondo esprime parere positivo rispetto al prelievo dei due esemplari – scelta altrettanto politica, stando sull’altra sponda - ma di fatto mette nero su bianco esattamente la stessa raffica di critiche che sono il cuore del parere Ispra. E che sono, in sintesi: conformità con la legge provinciale, non conformità con la Direttiva Habitat. Siccome però è la seconda che, gerarchicamente, informa di sé la prima, questo vuol dire che la legge provinciale è sbagliata nell’impianto, dalle fondamenta. Da ciò, di volta in volta, l’inevitabile schianto sul muro del Tar o del Consiglio di Stato. Vediamo dunque, in sintesi, i punti salienti dei due pareri, tenendo presente che ai fini della concessione di un abbattimento in deroga bisogna essere in presenza di un “danno cronico grave” o di un “danno ravvicinato grave” e che non esistano alternative valide.
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Il parere Ispra
Il parere di Ispra del 9 agosto scorso, a firma di Piero Genovesi, responsabile per il coordinamento delle attività della fauna selvatica, è costruito sulla base del documento del 2 agosto 2023, scritto in collaborazione col Muse e dal titolo: “Il lupo nelle Province Autonome di Trento e Bolzano: analisi del contesto e indicazioni gestionali”, redatto su richiesta congiunta del Ministero dell’Ambiente, della Provincia di Trento e della stessa Provincia di Bolzano. Bene, in base ai parametri individuati in quel rapporto, nel caso specifico delle tre malghe di Malles e Curon – dice Ispra – non si può configurare né la situazione di danno economico grave, né quella di danno grave ravvicinato. “A tal proposito – continua Ispra - si chiede che in occasione di prossime richieste di deroga vengano forniti i dati relativi agli ultimi due anni antecedenti l’anno della richiesta, trasmettendo un database contenente gli eventi di danno corredati di tutti i campi descritti nel rapporto sopra citato. In particolare, è necessario che per ciascun evento sia registrata, la data dell’evento, l’azienda, la localizzazione, il numero dei capi predati, con specie e classe di età e la presenza di metodi di prevenzione al momento del danno”. Cosa di per sé banalissima, anzi scontata, ma che evidentemente non è mai stata fatta. Sull’assenza di valide alternative all’abbattimento, il parere di Ispra è molto netto. Anche equilibrato.
Prima arriva una carezza (“l’area nella quale si sono verificate le predazioni è compresa in due zone pascolive protette ai sensi della legge provinciale; tuttavia, dai dati presentati emerge che gli allevatori che hanno subìto le predazioni nell’area hanno realizzato uno sforzo nella introduzione di metodi preventivi, attraverso la ricerca di soluzioni. Tale fatto rappresenta di per sé un aspetto particolarmente positivo nel contesto della Provincia, dove, in occasione della raccolta dati realizzata ai fini del rapporto citato, era risultato del tutto assente l’uso dello strumento della prevenzione”), poi arriva la mazzata. Analitica e gentile, ma pur sempre una mazzata. In sintesi: non ci siamo proprio. Vediamo. Malga Kapron: per i caprini 1-2 controlli quotidiani da parte del pastore, per i bovini una recinzione elettrificata fissa con 2 fili elettrificati per il contenimento del bestiame. Contenimento, non protezione. La differenza sostanziale è che i primi sono fatti perché chi sta dentro non esca fuori, i secondi perché chi è fuori non entri dentro. Malga Ochsenberg: stessa storia. Per i bovini 1-2 controlli al giorno da parte del pastore, per le capre una recinzione fissa con 1-2 fili elettrificati per il ricovero notturno. Malga Planeil: gli animali da latte pascolano in area protetta da recinzione elettrificata con 1 solo filo. Un pastore li controlla quotidianamente e li porta in stalla per la mungitura. Le vacche in asciutta, invece, pascolano in aree recintate, in parte con recinzione meccanica fissa alta 1,5 metri e in parte con una recinzione elettrificata monofilo. Quanto alle pecore, gli animali sono controllati dal pastore 1 volta al giorno. Anche in questo caso, presente una recinzione meccanica fissa alta 1,20-1,50 metri aperta su un lato. E cani da guardiania? Zero. Solo un temibile border collie. Gioverà ricordare – e Ispra lo fa – che una recinzione elettrificata antilupo “deve essere costituita da 6/7 fili conduttori, avere un’altezza totale non inferiore a 150 cm e corrente non inferiore ai 3500 Volt”; che “la presenza del pastore nei pressi del gregge o della mandria limitata a soli eventi di controllo è inadeguata”; che una eventuale recinzione metallica “deve essere di almeno 170-175 cm fuori terra, interrata di almeno 25 cm e che deve presentare una “piegatura antisalto” verso l’esterno di circa in media 30 cm piegati a 45° (per ostacolare l’accesso dall’alto da parte dei predatori)”; che quando si parla di cani si parla di cani da protezione e non da conduzione, ovvero: “pastore maremmano abruzzese, cane da montagna dei Pirenei, cane da pastore del Caucaso, cane da pastore rumeno dei Carpazi, pastore della Sila o incroci di questi”; che “la sola presenza del pastore (già evidenziata, in questo caso, come inadeguata, ndr) è comunque da ritenersi insufficiente se non applicata insieme ad altri strumenti di protezione”.
Al netto della mancanza di competenza, di esperienza, di volontà del mondo rurale sudtirolese nel battere la strada della prevenzione, e quindi dei tanti errori fatti in buona fede o in malafede, la fotografia della conduzione delle tre malghe altovenostane è comunque di una chiarezza esemplare: tutto quasi esattamente identico a 30 anni fa, quando il lupo non c’era: un po’ di monofilo di contenimento, senza esagerare; un’occhiata alle bestie una volta ogni tanto, senza esagerare. Stop. Insomma, siamo lontanissimi da una consapevolezza appena decente di una situazione mutata. Si aspetta ancora il Salvatore. Dorfmann. L’Unione Europea. Il fucile. Il declassamento. La Svp. Il Bauernbund. A scelta. Gli agricoltori sudtirolesi pagano oggi tutto il tempo perduto inseguendo chimere e pifferai. La realtà è che devono recuperare. Al punto che Ispra “suggerisce di prendere in considerazione la richiesta di supporto ad Amministrazioni italiane del contesto alpino che abbiano affrontato da più anni gli impatti derivanti dal ritorno del lupo”. Forse, in effetti, sarebbe più utile e intelligente chiedere consiglio a chi il lupo ce l’ha in casa da decenni piuttosto che cercare inesistenti esperti austriaci (dove i branchi si contano sulle dita di una mano) o bavaresi (dove i lupi ce li hanno dall’altroieri). O magari solo ai trentini, che sulle loro quasi 600 malghe hanno lavorato tanto e bene. Ma non sia mai.
A questo proposito, sono molto interessanti anche le conclusioni del parere dell’Osservatorio faunistico provinciale: “dovrebbero essere predefiniti e certificati criteri standardizzati per l'attuazione delle misure di protezione delle greggi. Per ogni caso specifico, una valutazione delle condizioni dell'alpeggio in questione dovrebbe essere effettuata da esperti che definiscano le misure minime adatte alla situazione specifica. Inoltre, si raccomanda di accompagnare l’applicazione di misure di protezione del bestiame da esperti, la cui consulenza è fondamentale per la loro efficacia”. E ancora: “L’efficacia delle misure adottate deve essere verificata in dettaglio, utilizzando uno schema predefinito. Attualmente però la Provincia di Bolzano non fornisce criteri per definire le misure di prevenzione efficaci”. Va da sé che “nell’elaborazione di Linee Guida per l’applicazione di misure di prevenzione, adeguate alla situazione specifica, devono essere presi in considerazione gli standard definiti a livello nazionale e internazionale”. Basta crederci. Ovviamente.
»Il problema non è affatto…
»Il problema non è affatto il prelievo di due lupi, è questa idea – molto sudtirolese - di essere i più furbi di tutti in un mondo di imbecilli che non funziona.«
»Forse, in effetti, sarebbe più utile e intelligente chiedere consiglio a chi il lupo ce l’ha in casa da decenni piuttosto che cercare inesistenti esperti austriaci (dove i branchi si contano sulle dita di una mano) o bavaresi (dove i lupi ce li hanno dall’altroieri).«
Mai perdere occasione di sfoggiare il proprio nazionalismo.
Antwort auf »Il problema non è affatto… von pérvasion
Mit Verlaub, in diesem…
Mit Verlaub, in diesem Zusammenhang Nationalismus zu verorten ist wirklich daneben. Der eingangs zitierte Satz trifft es nämlich leider genau. Das erkennt man an der detaillierten Darstellung der nicht den Standards entsprechenden Vorkehrungsmaßnahmen, die als Rechtfertigung für die Abschussbefehle herangezogen wurden.
Antwort auf Mit Verlaub, in diesem… von Manfred Klotz
Und inwiefern ist das ein…
Und inwiefern ist das ein Alleinstellungs- oder auch nur ein besonderes Merkmal, insbesondere im Vergleich zu Italien?
Antwort auf Und inwiefern ist das ein… von pérvasion
Von Alleinstellungsmerkmal…
Von Alleinstellungsmerkmal ist nirgends die Rede, sonst stünde "esclusivamente sudtirolese". Von besonderem Merkmal eigentlich auch nicht, nur, dass der Südtiroler mittlerweile ein Meister darin ist, Abkürzungen zu nehmen oder Sonderwege einzuschlagen. Wir müssen nicht leugnen, dass der Südtiroler, ob seiner "Bauernschläue" oder dem Jammern auf höchstem Niveau, um irgendwelche Vorteile herauszuschlagen, häufiger auf Kritik - auch der Südtiroler selbst - stößt, nicht nur in diesem Zusammenhang. Daran ändert auch das Totschlagargument "Nationalismus" nichts. Dieser inflationär benutzte Vorwand führt letztlich dazu, dass man abwinkt, wenn die Kritik wirklich angebracht ist. Sie kennen sicher Äsops Fabel vom Hirtenjungen und vom Wolf.
Antwort auf Von Alleinstellungsmerkmal… von Manfred Klotz
Natürlich lässt die…
Natürlich lässt die Formulierung auf eine Besonderheit schließen. Es hätte keinen Sinn, von einer sehr südtirolischen Eigenschaft zu schreiben, wenn sie alle/viele andere auch hätten.
Antwort auf Natürlich lässt die… von pérvasion
Ihre Behauptung ist so etwas…
Ihre Behauptung ist so etwas wie eine selbsterfüllende Prophezeihung. Nicht mehr. Sie schießen sich auf diesen halben Satz ein, weil Sie wollen, dass der Redakteur es so gemeint hat. Tatsache ist, es ist (leider) Tatsache. Man kann darüber streiten, ob der Südtiroler das nicht einfach nur gelernt hat.
Antwort auf Mit Verlaub, in diesem… von Manfred Klotz
Es gibt verschiedene Arten…
Es gibt verschiedene Arten von Nationalismus. Man erlebt immer wieder neue Varianten und immer peinlichere Rechtfertigungsversuche..
Antwort auf Es gibt verschiedene Arten… von Hartmuth Staffler
Herr Staffler, Ihre dummen…
Herr Staffler, Ihre dummen Unterstellungen treffen mich nicht. Wenn Sie ehrlich wären, müssten Sie zugeben, dass der Südtiroler (ohne alle über einen Kamm zu scheren) schon auch mal Fünfe gerade sein lässt, um Situationen zu seinen Gunsten auszunützen. Es scheint dass es hier der Fall gewesen ist. Mit welchem Erfolg sieht man.
Antwort auf Herr Staffler, Ihre dummen… von Manfred Klotz
Der Vorwurf des…
Der Vorwurf des Nationalismus bezieht sich wohl auf die Behauptung im Artikel, dass die italienischen Experten selbstverständlich unendlich besser sind als die österreichischen, und auf die Aufforderung an die Südtiroler, sich an italienische und nicht an österreichische Fachleute zu wenden. Ihre (bewusste oder unbewusste) Fehlinterpretation lässt darauf schließen, dass sie den Artikel nicht verstanden haben.
Antwort auf Der Vorwurf des… von Hartmuth Staffler
Es geht nicht um die…
Es geht nicht um die italienischen oder österreichischen Experten, sondern um die Bauernschläue, die der Redakteur unterstreicht. Also sind Sie derjenige, der den Artikelnicht verstanden hat.
Die Direktiven der EU sind…
Die Direktiven der EU sind zu respektieren. Dann sich wundern, dass Italia von den fratelli regiert wird, Frankreich knapp an LePen vorbeigeschlittett ist und die AfD laufend stärker wird. Wie viel Realitätsverzerrung verträgt Europa?
Il lupo fa il lupo, il…
Il lupo fa il lupo, il pastore non fa il pastore.
Antwort auf Il lupo fa il lupo, il… von Gianluca
Ja das stimmt! In einigen …
Ja das stimmt! In einigen (wenigen) Fällen wird Herdenschutz nicht möglich sein, aber (beinahe) alle Almen für nicht schützbar zu erklären ist höchst unseriös und schlaumeierisch. Immer wird nur auf den "bösen" Wolf verwiesen, aber die Bauern sollten auch Schutzmaßnahmen für ihre Tiere ergreifen und ihre Tiere durch Koppeln, Zäune und Behirtung schützen.
Un articolo brutto davvero,…
Un articolo brutto davvero, potrebbe essere del Foglio.
Non so da cosa l'autore possa dedurre questa idea "molto sudtirolese" di essere i più furbi. Lo spieghi.
Antwort auf Un articolo brutto davvero,… von Ceterum Censeo
Der Artikel ist sehr…
Der Artikel ist sehr detailliert und offenbar mit Fakten untermauert. Wenn wir davon ausgehen, dass er inhaltlich korrekt ist, ist es ein sehr guter Artikel, der nur wegen eines einzigen Halbsatzes zerrissen wird. Die künstliche Empörung, die darüber generiert wird, ist auch gleich der Beweis dafür, dass dieser Halbsatzes so haltlos nicht ist. Auf das eigentliche Thema geht übrigens keiner ein.
Antwort auf Un articolo brutto davvero,… von Ceterum Censeo
C’è davvero una qualche…
C’è davvero una qualche forma triste e perversa di nazionalismo nella testa di chi lo applica un po’ dappertutto, come categoria esistenziale. Quasi sempre a sproposito. E questo è il caso. Cosa potrà mai c’entrare il nazionalismo con i lupi è persino difficile da comprendere. Comunque, tant’è. Che l’Austria non possa essere un punto di riferimento dal punto di vista gestionale è nei fatti: il primo branco di lupi è comparso in Austria nel 2016, dunque appena 8 anni fa, e oggi nel Paese si contano poco più di una cinquantina di animali, dunque 6-7 branchi, di cui la metà fuori dalla regione biogeografica alpina. Sulle Alpi Marittime, versante italiano, il lupo ha fatto la sua ricomparsa nel 1992, cioè 34 anni fa, e nello stesso anno è stato segnalato in Francia, nel Mercantour. In Francia oggi i lupi sono 1003, di cui il 90% sull’arco alpino, mentre in Italia il primo monitoraggio nazionale, presentato nel 2022 ha stimato la popolazione peninsulare in 3300 animali, un terzo dei quali nelle regioni alpine, dove è presente in un’area vasta 41.600 km quadrati. Dunque è soprattutto in Italia, ma anche in Francia, e ci mettiamo pure la Svizzera, dove il lupo è ricomparso nel 1996, che ci sono tecnici e amministrazioni pubbliche che si confrontano con le tematiche legate alla presenza del lupo da 30 anni e più (e aggiungo, in alcune regioni italiane della montagna appenninica, da sempre, perché il lupo non è mai scomparso). Che hanno una lunga storia alle spalle. In Austria no, sono appena agli inizi. L’affinità culturale non basta. In genere, se ho un problema non vado dal medico che mi è più simpatico ma da quello che ha più esperienza. Poi, ognuno può fare quello che gli pare. Tema “Bauernschlaeue”: tra il 2019 e il 2020 la Provincia di Trento ha censito una per una 571 malghe attive indagando per ognuna il grado di vulnerabilità e di difendibilità e incrociando questi dati con le predazioni reali. 571 dossier individuali con soluzioni sito-specifiche per ogni malga. Bolzano invece ha deciso di dichiararle tutte indifendibili per legge, a priori, senza fare praticamente nulla. Questo come lo chiamiamo? Non solo, lo scorso anno la richiesta di abbattimento di due lupi da parte di Kompatscher è stata inoltrata alla luce “del buono stato di conservazione” del lupo in REGIONE. Si è dimenticato però di dire che il 90% dei lupi regionali sono in Trentino e non in Alto Adige e che il lavoro sulla prevenzione l’hanno fatto da Salorno in giù, non da Salorno in su. In sostanza la richiesta di abbattimento in deroga poggiava sul meticoloso lavoro fatto da altri. E questo come lo chiamiamo? Con ciò, spero non ci siano altri (strumentali) fraintendimenti.
Antwort auf C’è davvero una qualche… von Mauro Fattor
Nur weil es in Österreich…
Nur weil es in Österreich und Bayern nicht so viele oder noch nicht so lange Wölfe gibt, kann es dort keine Expert:innen geben? Was ist das für eine verquere Logik? Und hatte das Trentino mit all seinen Maßnahmen wirklich so viel mehr Erfolg bei Tierschützer:innen und Justiz?
Bitte nicht falsch verstehen: Ich bin auch gegen Tricksereien, aber Ihre Argumente halte ich für wenig stichhaltig.
Antwort auf Nur weil es in Österreich… von pérvasion
Mir erscheint Logik nicht so…
Mir erscheint Logik nicht so eigenartig. Italien, wo man von rund 3300 Wölfen ausgeht, muss schon wesentlich länger mit dem Phänomen umgehen. Dass es da ganz andere Erfahrungswerte gibt, liegt irgendwie in der Natur der Sache. Von "inesistenti" zu schreiben ist aber auch meiner Meinung zu kategorisch.
Antwort auf Mir erscheint Logik nicht so… von Manfred Klotz
Es gibt in Italien…
Es gibt in Italien Erfahrungen mit Wölfen vor allem in Gebieten in den Alpen und im Apennin, die vom Mensch schon verlassen wurden oder wo Landwirtschaft nur noch wenig stattfindet. Der Appenin ist mit den Alpen sowieso schlecht vergleichbar.
Antwort auf C’è davvero una qualche… von Mauro Fattor
Le do un un consiglio signor…
Le do un consiglio signor Fattor: lasci perdere, di replicare non ne vale proprio la pena.
Sono una decina - una più, uno meno - di attaccabrighe etnonazionalisti da tastiera e qualche fiancheggiatore che fanno comodo per "movimentare" un po' i commenti e l'audience.
Questione di gusti: evidentemente quelli di Salto non sono poi così raffinati.
Antwort auf Le do un un consiglio signor… von Luca Marcon
A dire il vero, di questa…
A dire il vero, di questa decina - una più, uno meno, fa parte anche lei, anche se sul versante opposto. Quindi direi che quelli di Salto sono molto raffinati invece, visto che sono imparziali e consentono a entrambi di imperversare.
Antwort auf Le do un un consiglio signor… von Luca Marcon
Ecco, signor Fattor: ora di…
Ecco, signor Fattor: ora di quel che dicevo abbiamo anche la dimostrazione servita su un piatto d'argento. Più chiaro di così...
PS
Sto giusto rileggendo il libro scritto a quattro mani da lei e Stefano Fait: «Contro i miti etnici. Alla ricerca di un Alto Adige diverso». E' l'edizione del 2010, ma si deve purtroppo constatare che 14 anni sono proprio passati invano.
Antwort auf Ecco, signor Fattor: ora di… von Luca Marcon
Se il suo commento dovesse…
Se il suo commento dovesse riferirsi a me e dovesse annoverarmi tra gli "etnonazionalisti" avrebbe cannato alla grande.
Antwort auf Ecco, signor Fattor: ora di… von Luca Marcon
Das Buch von Fait und Fattor…
Das Buch von Fait und Fattor ist ein perfektes Beispiel für den Balken im eigenen Auge, den man nicht sehen will. Das beweist nicht zuletzt der Artikel hier.
Das eigentliche Thema…
Das eigentliche Thema grundsätzlich in dieser causa ist jenes, dass es eine Koexistenz zwischen Vieh-bzw. Weidehaltung und Raubtierarten nicht geben kann und auch bei uns nie gab. Wobei dieser Grundsatz der Wesentliche ist und nur wegen politisch motivierter Ideologen die glauben der Wolf brauche unter allen Umständen plötzlich auch bei uns einen Lebensraum (obwohl er nicht zu den gefährdeten Tierarten gehört und Lebensräume zuhauf auch anderswo findet) ein Thema ist.
Wegen dieses plötzlich behaupteten Grundsatzes wird unseren Bergbauern das ohnehin schon arbeitsreiche Leben zusätzlich erschwert, was eine Respektlosigkeit sondersgleichen darstellt, haben doch diese unter widrigsten Bedingungen unsere heutige Landschaft gestaltet und geprägt und tun es immer noch.
Aber die Agenda geben jene vor, die mit diesem Leben nichts zu tun haben, aber in der Mehrheit sind. Was zählen da die wenigen Bergbäuerlein (wobei dem Bauernstand ohnehin von Seiten der Eu Prügel aller Art zwischen die Füße geworfen werden). Ansonsten hätte man dem Wolf längst den Status einer jagdbaren Art zugewiesen wie anderen Tierarten auch.
Deshalb ist es das beste diesen EU- Bürokraten und politischen Lobbyorganisationen nicht länger Beachtung zu schenken und das Problem auf pragmatische Weise zu lösen wie es die Bergbauern zu allen Zeiten bei allen Widrigkeiten tun mussten.
Dabei entstehende evtl. gesetzliche Unvereinbarkeiten haben uns nicht länger zu kümmern, hält es doch die Eu selbst mit der Gesetzmäßigkeit auch nicht so genau, bzw. gibt es da horrende Verstöße, z.B. die gesamte ILLEGALE (heißt ungesetzliche) Migration die man nicht ahndet und nicht lösen will mit den unzähligen Folgeerscheinungen die man der Bevölkerung gesetzeswidrig zumutet, aber andererseits von den Menschen unbedingte Gesetzestreue verlangt. Ein Widerspruch in sich.
Antwort auf Das eigentliche Thema… von Milo Tschurtsch
"Deshalb ist es das beste…
"Deshalb ist es das beste diesen EU- Bürokraten und politischen Lobbyorganisationen nicht länger Beachtung zu schenken und das Problem auf pragmatische Weise zu lösen wie es die Bergbauern zu allen Zeiten bei allen Widrigkeiten tun mussten."
Sie haben vergessen hinzuzufügen: "und jetzt auch wieder tun." :-)
"Dabei entstehende evtl. gesetzliche Unvereinbarkeiten haben uns nicht länger zu kümmern, hält es doch die Eu selbst mit der Gesetzmäßigkeit auch nicht so genau, ..."
Richtig erkannt, ich bin ganz bei Ihnen.
Antwort auf Das eigentliche Thema… von Milo Tschurtsch
"dass es eine Koexistenz…
"dass es eine Koexistenz zwischen Vieh-bzw. Weidehaltung und Raubtierarten nicht geben kann und auch bei uns nie gab". Wo haben Sie denn das her? Historische Aufzeichnungen belegen z.B., dass allein im oberen Vinschgau zwischen 1833 und 1852 nicht weniger als 50 Wölfe gefangen wurden. Der letzte Wolf in Südtirol wurde ca. 1890 in Villnöss erlegt. Auch sprachlich hat der Wolf seine Spuren hinterlassen, Wolfsgruben bspw. Warum wohl? Weil man die Dolomiten gelesen hat? Und das ist nur auf eines der Großraubtiere bezogen.
Antwort auf "dass es eine Koexistenz… von Manfred Klotz
Sie schreiben es ja selber,…
Sie schreiben es ja selber, immer wenn Wölfe oder Bären auftauchten und die Weidetiere bedrohten wurden sie eliminiert. Dazu bediente man sich verschiedener Methoden wie Fallen und Gruben usw. Über viele Jahrhunderte wurde dies so gehandhabt. Mit zunehmenden besseren Jagdwaffen wurde die Problemlösung zusehends einfacher und effizienter.
Niemals stand es zur Debatte eine wie immer geartete "Koexistenz" anzustreben, wissend dass das Problem wegen der exponentiellen Vermehrung nicht mehr in den Griff zu kriegen wäre.
Man kann also sagen dass Wolf und Bär hier nie wirklich heimisch werden konnten, sondern diese bei jeglichem Auftauchen stets nach bestem Können eliminiert wurden.
Neuerdings aber verlangen völlig ignorante und ideologisch motivierte Gruppen dass die Viehhalter sich mit den Raubtieren zu arrangieren haben und dafür alle möglichen finanziellen und arbeitsintensiven "Maßnahmen" (als ob der Bergbauer sonst nichts zu tun hat) in Kauf nehmen sollen. Denn Wolf und Bär müssen neuerdings schließlich auch bei uns einen Lebensraum erhalten, wäre ja noch schöner. Dies alles wird in nationale und EU-Gesetze gegossen und den Bergbäuerlein serviert.
Aber wie gesagt, die Bergbauern sind über Jahrhunderte ohne ideologische Zurufe über die Runden gekommen ( ob und wie sie leben oder ob sie überleben oder auch nicht, hat niemanden geschert) und sie werden es auch weiterhin tun.
Antwort auf Sie schreiben es ja selber,… von Milo Tschurtsch
Noch einmal, es geht um…
Noch einmal, es geht um folgende Aussage Ihrerseits "dass es eine Koexistenz zwischen Vieh-bzw. Weidehaltung und Raubtierarten nicht geben kann und AUCH BEI UNS NIE GAB". Das ist eben Blödsinn. Und in diesem Kommentar versuchen Sie schon wieder, diesen Blödsinn zu rechtfertigen.
Antwort auf Noch einmal, es geht um… von Manfred Klotz
In der Vergangenheit wurde…
In der Vergangenheit wurde eine sich allenfalls anbahnende "Koexistenz" einwandernder Raubtiere mit Weidevieh stets VERHINDERT, indem die eingewanderten Raubtiere sofort eliminiert wurden und das eben mit zunehmend besserem Erfolg. Eine "Duldung" derselben (Koexistenz), gab es nie. Das Ziel war IMMER eine wolfsfreie Zone.
Der Blödsinn ist in den Eu- und nationalen Gesetzen zu sehen, die eine völlig UNNÖTIGE Koexistenz im dicht besiedelten Gebiet (es gibt Lebensräume für die nicht bedrohte Art Wolf genug) vorschreiben.
Antwort auf "dass es eine Koexistenz… von Manfred Klotz
Es war 1896, um genau zu…
Es war 1896, um genau zu sein.
EU-Recht steht über…
EU-Recht steht über nationalem Recht. Beide sind unsinnig. Da schreiben zu viele ignorante Sesselfurzer mit.