Climate Action Works!
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Otto giovani del territorio, tre webinar con altrettanti attivisti del Sud globale, sei workshop di scrittura giornalistica, tre articoli pubblicati sul giornale di strada zebra. È questo il bilancio del progetto trimestrale Climate Action Works! (CAW!), ideato e sviluppato da Climate Action South Tyrol, che si è concluso a metà dicembre. “Con questa proposta abbiamo voluto sensibilizzare il pubblico all’azione per il clima, offrendo una visione alternativa di diverse aree del mondo gravemente colpite dagli effetti del cambiamento climatico e che sono spesso trascurate dai media mainstream”, afferma Fabian Kostner, tra gli organizzatori dell’iniziativa.
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In dialogo con il Sud globale
CAW! ha dato spazio alle voci e alle storie di tre attivisti del Sud globale – Alberto Acosta, Mensa Kwami Tsedze e Daryl Leyesa – in prima linea nella lotta alla crisi climatica, creando un dialogo con un gruppo di giovani dell’Alto Adige attraverso tre distinti webinar. Sono state poi le partecipanti a raccogliere idealmente il testimone dei tre prestigiosi ospiti, approfondendo e sviluppando i contenuti degli incontri e realizzando quattro articoli. Di questi, tre sono stati pubblicati sulle pagine del giornale di strada zebra. e uno sulla piattaforma formativa OEWPlus dell’OEW-Organisation für Eine solidarische Welt di Bressanone.
Alberto Acosta, economista, già ministro dell’Energia e delle Miniere e presidente dell’Assemblea costituente dell’Ecuador negli anni 2007 – 2008, ha raccontato la drammatica situazione politica ed economica del Paese sudamericano, individuando le cause, tra le altre, nella fragilità delle istituzioni democratiche e nella dipendenza da un modello economico estrattivista, legato a doppio filo allo sfruttamento del petrolio. Acosta ha anche ripercorso il processo culturale e sociale che ha portato all’inclusione del principio indigeno del buen vivir nella Costituzione dell’Ecuador, insieme al riconoscimento dei diritti della natura: una strada originale, fortemente radicata nella concezione indigena della natura, ma che offre risorse concettuali e metodologiche utili anche per altri contesti geografici e culturali. Il biologo togolese Mensa Kwami Tsedze, direttore del Programma Africa della ong Earth Guardians, ha invece affrontato il tema della crisi climatica nel continente partendo dalla prospettiva economica e sociale del debito storico dei Paesi africani.
Per essere efficace l'azione climatica richiede anche pace e rispetto dei diritti umani.
La giustizia climatica, come d’altronde ha dimostrato anche l’ultima COP29 di Baku, può essere raggiunta solo attraverso un reale impegno per la giustizia sociale, partendo dal riconoscimento delle responsabilità dei Paesi del Nord del mondo, sviluppatisi attraverso lo sfruttamento coloniale del Sud globale e dei combustibili fossili, nei confronti dei Paesi in via di sviluppo, che oggi subiscono i maggiori impatti del cambiamento climatico. L’attivista filippina Daryl Leyesa, del movimento Coalizione Nazionale delle Donne Rurali, ha sottolineato che il cambiamento climatico in atto va a colpire soprattutto le comunità rurali e l’agricoltura contadina, mettendo a rischio la sovranità alimentare e i diritti umani fondamentali. Proprio dall’agricoltura di piccola scala, però, possono arrivare le soluzioni: molte comunità, nelle Filippine così come in altri Paesi del Sud del mondo, combattono per difendere e diffondere l’agroecologia, una risposta trasformativa non solo alla produzione agricola, ma anche alla protezione dell’ambiente e all’emancipazione sociale dei gruppi emarginati.
Un filo rosso ha percorso tutte e tre i webinar: il nesso tra azione climatica e democrazia, perché in assenza di istituzioni in salute e di una cultura politica della trasparenza e della responsabilità diventa impossibile mettere in atto le politiche per il clima e i cambiamenti necessari. Ma, come evidenziato dai tre attivisti, l’azione climatica, per essere efficace, richiede anche pace e rispetto dei diritti umani, a partire dalla libertà di espressione. Dove c’è la guerra e il conflitto, come in Ecuador, o dove gli Stati diventano sempre più autoritari e repressivi, come nelle Filippine, promuovere una trasformazione ambientale e sociale diventa non solo difficile, ma anche pericoloso. È dunque urgente difendere e avere cura degli spazi di espressione, manifestazione e partecipazione civile e politica, a tutte le latitudini.
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Giovani in redazione
Le otto partecipanti hanno scelto il webinar a cui partecipare – e, di conseguenza, il Paese su cui concentrare il proprio articolo – in base al loro interesse. Il risultato lo si può vedere sfogliando le pagine del giornale di strada zebra. I primi due contributi sono stati pubblicati nelle edizioni di novembre e dicembre, mentre il terzo e ultimo articolo sarà pubblicato sul primo numero del 2025 della rivista. “Il lavoro di redazione è stato svolto in maniera collegiale e i diversi articoli sono stati poi sviluppati in base alle proposte e alle competenze delle partecipanti, che hanno optato per diversi tipi di formato”, spiega Kostner. Per restituire il dialogo con Alberto Acosta, Nathan Previdi e Leonie Tschigg, per esempio, hanno optato per un’intervista, mentre Marlena Brandner ha approfondito il contesto socio-economico dell’Ecuador e l’impatto della criminalità organizzata sul Paese. Salma Remadi, Silvia Lembo e Sophia Steinegger, invece, hanno rielaborato i contenuti del webinar con Mensa Kwami Tsedze attraverso tre diversi formati: una grafica illustrata per ripercorrere le origini del debito del continente africano, quattro infobox per illustrare il legame tra il debito e il cambiamento climatico e un articolo dalla “prospettiva-io” per proporre un possibile cambiamento di approccio basato sul lavoro di comunità. La chiacchierata con l’attivista filippina Daryl Leyesa, infine, è stata restituita con un approfondito reportage firmato da Marie Rachel Pichler e Gaia D’Inzeo. Partendo da un focus sul contesto politico, sociale ed economico delle Filippine, Pichler ha prima fornito un quadro politico-economico del Paese, per poi introdurre gli effetti della crisi climatica nel Paese asiatico e la sua connessione con la condizione di genere. D’Inzeo ha proseguito illustrando il concetto di agroecologia e sottolineandone l’importanza – così come quella del lavoro di comunità –, per affrontare in maniera intersezionale una questione sistemica, di cui la crisi climatica non è che una delle spie.
“Il lavoro di redazione è stato svolto in maniera aperta e collegiale.”
Le partecipanti sono molto soddisfatte dell’esperienza. Leonie Tschigg, per esempio, ritiene che “questo percorso mi ha dato la possibilità di avvicinarmi al tema della giustizia climatica e di fare i primi passi nel mondo del giornalismo grazie a un’intervista che affronta la complessità e le varie sfaccettature della crisi climatica”. Entusiasta anche Nathan Previdi, per il quale CAW! “è stato importante, perché mi ha fornito preziosi suggerimenti per il lavoro in ambito giornalistico, insegnandomi alcune tecniche specifiche per realizzare una buona intervista”. Guardando all’esperienza, anche Remadi si dice molto soddisfatta, perché l’atmosfera molto aperta e accogliente ci ha permesso di esprimere i nostri pensieri su questa tematica e condividere con la cittadinanza quello che abbiamo appreso. Spero che i nostri lavori possano raggiungere un pubblico ampio così che la giustizia sociale alla fine possa prevalere”.
Durante i tre mesi di CAW!, quindi, si è creato un team affiatato costituito da persone curiose, desiderose di approfondire il tema della giustizia climatica per poterlo poi condividere con la propria comunità, attraverso gli articoli e i contenuti social. Un lavoro che il team di Climate Action South Tyrol in futuro vorrebbe proseguire: “Spero che questo piccolo nucleo possa evolversi e restare attivo”, conclude Fabian Kostner, “per portare avanti una riflessione condivisa su questi temi, continuare a offrire l’opportunità di sviluppare una prospettiva più ampia sulla politica climatica e sulle questioni socio-ecologiche e fornire un contributo per il miglioramento del nostro mondo, in linea con il motto ‛pensare globalmente, agire localmente’”.
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Il progetto Climate Action Works! ha potuto contare sul contributo e sulla collaborazione di numerosi partner: il giornale di strada zebra., OEW-Organisation für Eine solidarische Welt, la Casa Goethe Haus di Bolzano, l’iniziativa Global Campus Online (GloCo) dell’Università di Klagenfurt e la Provincia Autonoma di Bolzano.
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*ha collaborato all'articolo Viola Ducati
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