“Trento è contraria al CPR”
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A differenza della città di Bolzano – per ora silente – il Comune di Trento dice “no” alla costruzione di un Centro di permanenza per i rimpatri (CPR) su cui spinge il governatore Maurizio Fugatti. Almeno, questa è la posizione del capoluogo trentino se avesse voce in capitolo sul progetto. A esprimere la contrarietà della Giunta comunale è l’assessore al sociale Alberto Pedrotti rispondendo a un interrogazione del consigliere comunale Andreas Fernandez (Verdi), secondo cui “la mancanza di controlli, l'assenza di assistenza legale, la libertà di gestione lasciata ad ogni centro, fa di questi luoghi delle vere e proprie prigioni dalle quali non si esce in tempi brevi e dove si subiscono gravi privazioni della libertà personale, nello spregio delle garanzie costituzionali”. Il consigliere, rimarcando il carattere detentivo della struttura, chiedeva alla Giunta quali interlocuzioni ci fossero state con la Provincia e se intendesse posizionarsi “contro la costruzione di un Cpr a Trento”.
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La risposta della Giunta comunale
L’assessore Pedrotti fa sapere che di interlocuzioni “non ce ne sono state, il progetto è noto solo per le ricostruzioni giornalistiche”. Nessuna comunicazione ufficiale, dunque. Politicamente la Giunta “sposa i punti sollevati dal consigliere ed è contraria all'opera, del resto costituzionalisti e penalisti si sono più volte espressi sulla problematicità dei Cpr e sulla loro inefficacia”, detto questo amministrativamente il Comune non può bloccarne la realizzazione, “qualora la Provincia fosse determinata a farlo”. Di fronte a Palazzo Thun, sede del Comune di Trento, si è tenuto iera sera un sit-in di protesta con un centinaio di manifestanti (in rappresentanza di 33 associazioni cittadine) che hanno definito i CPR “moderni lager di stato” chiedendone la chiusura in tutta Italia. Per Stefano Bleggi, Coordinatore di “Melting Pot Europa” e membro dell’Assemblea Antirazzista Trento, “la capitale europea del volontariato deve confermarsi una città dell’accoglienza. Le persone recluse nei Cpr non hanno commesso reati, ma sono trattenute solo perché prive di permesso di soggiorno, una condizione spesso causata dalla normativa italiana”.
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A settembre il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti aveva firmato a Roma un memorandum d'intesa sul progetto di un mini-centro di permanenza per il rimpatrio per le esigenze locali. “Abbiamo preso accordi tecnici con il Ministero dell'Interno per la realizzazione di un Cpr a Trento – dichiarò Fugatti –. La volontà, condivisa con la Provincia di Bolzano, è di avere due centri nelle due province, con un numero di posti minimale (20 o 25 ciascuno), per poter raggiungere nel breve termine l'espulsione delle persone che commettono reati e non possono stare sul nostro territorio”. Il via libera del Ministero al progetto dei due CPR a Trento e a Bolzano risale a oltre un anno fa, ma da allora ancora nulla si è concretizzato. Il ministro degli interni Matteo Piantedosi, durante la sua visita altoatesina, aveva annunciato la realizzazione del CPR sudtirolese entro il 2025. Per Fugatti il progetto troverà sede nel capoluogo: “Il centro dovrà essere fatto sul territorio della città di Trento vicino alla Questura e alle principali vie di comunicazione. Ovviamente discuteremo con l'amministrazione comunale, ma è nostra intenzione investire fortemente su questo ambito, prendendoci la responsabilità progettuale”.
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