cabine elettorali, cabina elettorale
Foto: SALTO (Othmar Seehauser)
Politics | Avvenne domani

La grande astensione italiana

Il voto nelle città ha fatto saltare le previsioni dei sondaggi. Il risultato è che gli italiani eletti sono 5 come nel 2013, quando poi in Giunta sedette un solo assessore.
  • Che stesse succedendo qualcosa di particolare e non previsto dai saccenti sondaggisti lo si poteva intuire già nel tardo pomeriggio di domenica, quando sono stati resi noti i risultati sulle affluenze rilevate alle 17. Mentre al mattino il calo di votanti era uniformemente distribuito su tutti i comuni altoatesini, nel pomeriggio la situazione appariva assai diversa e per rendersene conto bastava dare un’occhiata alla bella mappa interattiva realizzata dai grafici di Salto. In tutti i comuni della periferia il ritardo mattutino era stato abbondantemente recuperato e si viaggiava su medie di affluenza superiori a quelle del 2018. Tutto il contrario nei comuni a prevalenza italiana dove il calo nel numero dei votanti restava e si approfondiva man mano che passavano le ore, sino alla chiusura dei seggi.

    Che la questione riguardi proprio l’atteggiamento dei gruppi linguistici appare fuor di luogo, ma pignoleria vuole che si debba cercare una conferma ulteriore. Si usi dunque il metodo antico e collaudato della pesca a campione tra le sezioni di Bolzano città. La numero uno, scuole Goethe, quartiere a prevalenza tedesco ha registrato ieri, con il 73 35%, un aumento secco nell’affluenza al voto rispetto al 67,27% di cinque anni fa. Basta spostarsi in un’altra zona della città, via Parma, seggio numero 70, zona a netta prevalenza italiana, perché la musica cambi. Ieri l’affluenza non ha raggiunto il 60% contro il 67 41% del 2018. E si potrebbe andare avanti quasi all’infinito.

    Gli italiani, dunque, non sono andati a votare.

  • Stati generali: I vertici di Fratelli d'Italia Foto: SALTO
  • Si è ripetuto, ma in termini numericamente maggiori, il fenomeno che si era già registrato dieci anni fa, alle provinciali del 2013 ed è un fattore che va a incidere principalmente, allora come oggi, sulla rappresentanza politica del gruppo linguistico generale ma soprattutto sul centro-destra che, da una quarantina d’anni, polarizza i consensi elettorali degli altoatesini di madrelingua italiana.

    È dalla grande avanzata missina registrata nella prima metà degli anni 80 che, in consiglio provinciale, il centrodestra italiano conta quasi sempre sulla rappresentanza di cinque consiglieri. Così è avvenuto a cavallo tra la prima e la seconda Repubblica e poi nelle tornate elettorali successive. Nel 2013, con i due partiti principali, Forza Italia e Lega, nascosti dietro le insegne della lista personale di Elena Artioli e con il resto della destra polverizzato in diverse liste si verificò una marcata disaffezione degli elettori e il centrodestra portò in consiglio solo due eletti. In totale i consiglieri italiani furono solo cinque. Applicando rigidamente la regola della rappresentanza proporzionale prevista dallo Statuto, Kompatscher inserì nella sua prima giunta solo un assessore italiano, deludendo assai le aspettative dell’alleato PD.

    Anche stavolta la proporzione etnica è la stessa. Cinque italiani in consiglio di cui tre del centrodestra, uno della lista di centro e uno del Partito Democratico.

    Sono gli effetti della mancata partecipazione al voto. Le prime analisi di qualche esponente politico che si è scagliato contro l’eccessiva frammentazione lasciano assolutamente perplessi. Se, in queste provinciali, c’è stata un’offerta variegata come non mai, questa si è vista nel mondo di lingua tedesca e forse, come del resto testimoniano i risultati, è stata un fattore decisivo nello spingere gli elettori a recarsi alle urne. In campo italiano il numero delle liste presenti non era superiore a quello delle elezioni passate.

    La realtà, piaccia o non piaccia, è che un numero crescente di elettori italiani ha scelto di non votare. Sono gli stessi, si presume, che cinque anni fa la scheda nell’urna andarono invece a deporla, in una sorta di plebiscito a favore di Matteo Salvini. Si pensi, tanto per tornare ai numeri, che nel 2018 la Lega, da sola, ottenne, con l’11,3% dei consensi, un risultato maggiore di quello ottenuto ieri da tutto il centrodestra che, comprese le due liste che non hanno ottenuto seggi, si è fermato al 10,2%.

    L’astensione ha toccato ovviamente anche le altre componenti dell’arco politico. Nel conto va messa la mancata elezione tra i Verdi della candidata Sabine Giunta, come l’ulteriore anche se lieve flessione del PD, il tracollo dei 5Stelle che escono di scena come del resto era già avvenuto in consiglio comunale a Bolzano. Gli unici a poter cantare vittoria i Civici che portano in consiglio, con il robusto contributo dei voti meranesi, il bolzanino Gennaccaro.

    Non resterebbe molto da dire, per chiudere questa sommaria analisi del voto italiano, sull’ingloriosa riuscita delle due liste minori, il Centrodestra di Filippo Maturi e la Forza Italia post berlusconiana dell’altro ex leghista Carlo Vettori. Va rilevato, però, che quest’ultimo era accreditato, da uno dei sondaggi che un paio di settimane fa andavano per la maggiore, di un ottimo risultato, con la conquista sicura di un seggio. È l’ennesimo esempio di come l’arte divinatoria di estrarre previsioni elettorali da campioni statistici di incerta consistenza sia, in Alto Adige più che altrove, un esercizio tra i più difficili e perigliosi.