Society | Homeless

Una casa prima di tutto

Apre Dormizil Ulli Lerchbaumer, il progetto di Housing First che ribalta la logica dell’accoglienza dei senza dimora. Otto mini-appartamenti, cinque posti transitori e servizi di base: così la nuova casa in via Renon offre stabilità e speranza.
dormizil bolzano
Foto: Paul Tschigg
  • Housing first significa ribaltare la logica dell’accoglienza dei senza dimora”, una definizione semplice ed efficace quella di Paul Tschigg presidente dell’associazione “Dormizil ODV”, che oggi ha inaugurato la struttura “Dormizil Ulli Lerchbaumerin via Renon 25 a Bolzano, un nuovo modo di accogliere le persone senza fissa dimora.  “Tradizionalmente si chiedeva alle persone di risolvere prima i propri problemi – droga, alcol, dipendenze, difficoltà – e solo dopo di dimostrare di poter gestire una casa. Ma con stipendi bassi o pensioni minime un appartamento sul mercato privato è irraggiungibile: il risultato era che tutto il percorso rischiava di vanificarsi. Housing First inverte la logica: prima si offre una casa, stabile e dignitosa, e da lì si lavora gradualmente sulle difficoltà. Con una casa si acquisiscono diritti – come contributi per l’affitto o le utenze – e la possibilità di immaginarsi un futuro”, spiega Tschigg.

  • Due porte di ingresso dei mini appartamenti. Foto: Paul Tschigg
  • La struttura conterrà al suo interno quattro offerte tutte dedicate a senza tetto, a cominciare da otto mini-appartamenti dove gli ospiti vivono in modo autonomo e senza limiti di permanenza. “Questo è importante, perché un termine forzato rischierebbe di far crollare di nuovo chi è riuscito a ricostruire un equilibrio”, spiega Tschigg. Inoltre saranno offerti cinque posti transitori per persone che hanno perso casa e attendono di entrare in comunità o in percorsi terapeutici, con una permanenza che va da tre a sei mesi, con spazi e servizi condivisi. Infine, servizi di base come docce, lavatrici e asciugatrici, accessibili a chi vive in strada ed uno spazio per formazione e incontro, aperto a tutti i residenti della provincia. “Questi ultimi due servizi sono importante perché rappresentano un primo contatto, che spesso diventa il punto di partenza per una relazione di fiducia”, spiega il presidente. Il progetto è innovativo anche nella scelta offrire un’accoglienza mista sia a uomini che a donne, cosa rara in questo ambito.

    “Finora abbiamo seguito dieci persone: otto di loro vivono ancora negli appartamenti, hanno trovato lavoro e non hanno avuto problemi con i vicini. Questo dimostra che il modello funziona – spiega Tschigg -. Naturalmente non mancano le sfide: dopo anni in strada, emergono solitudine, problemi fisici, fragilità emotive. Ma qui, avendo un tetto sulla testa, possono occuparsene. Alcuni si aiutano prendendo un animale domestico, altri riscoprono passioni creative, come la pittura. Il punto è che solo con una base sicura queste persone possono davvero ripartire”.

  • Paul Tschigg: "Finora abbiamo seguito dieci persone: otto di loro vivono ancora negli appartamenti, hanno trovato lavoro e non hanno avuto problemi con i vicini. Questo dimostra che il modello funziona" Foto: SALTO
  • Una testimonianza concreta di questo è la storia di Max Zanellini, uno uno dei primi ospiti della casa, quando nell'inverno 2021/22 era ancora utilizzata come dormitorio notturno. Dopo diversi anni vissuti tra i cespugli lungo il Talvera, infreddolito, affamato, solo, senza la possibilità di lavarsi e senza un luogo di riparo, ha trovato in Dormizil un luogo di rinascita. Oggi vive in uno dei sette appartamenti Housing First che l'associazione Dormizil ODV ha preso in affitto tramite l'istituto per l'Edilizia Sociale IPES e messo a disposizione di persone senza dimora. Ha trovato lavoro e desidera a sua volta fare qualcosa per altre persone senza dimora.

     

    “Sosteniamo da sempre che servono piccole strutture diffuse nei centri abitati, non grandi dormitori periferici che finiscono per ghettizzare”

     

    Dopo le dichiarazioni del Sindaco Claudio Corrarati e le ultime decisioni della Giunta provinciale è evidente che l’approccio del Comune di Bolzano e della Provincia autonoma va nella direzione opposta a quella adottata da Dormizil. “In provincia si discute ogni inverno dell’“emergenza freddo”, ma se l’emergenza dura da cinque anni vuol dire che manca un progetto di base efficace. Noi sosteniamo da sempre che servono piccole strutture diffuse nei centri abitati, non grandi dormitori periferici che finiscono per ghettizzare. Le nostre case sono nel cuore della città e non hanno creato problemi di convivenza. Al contrario, permettono integrazione e dignità. Progetti come il nostro costano meno che lasciare le persone in strada, dove i problemi di salute e assistenza diventano molto più onerosi”, afferma Tschigg, che conclude: “Il cambiamento richiede tempo e sensibilità, ma l’esperienza di altri Paesi – dalla Finlandia alla Germania – mostra che Housing First può funzionare. Speriamo che anche qui possa diventare un modello di riferimento per la politica”.

  • Una delle cucine della struttura Foto: Paul Tschigg
  • Come nasce il progetto?

    Nell’ottobre 2020 nove persone private dell’area di Bolzano hanno fondato l’associazione “housing first bozen ODV” con l’obiettivo di combattere in modo duraturo la mancanza di alloggi e la condizione di essere senza fissa dimora nel capoluogo, portare nuove soluzioni in Alto Adige e sensibilizzare la società su questo tema impegnativo. Nel frattempo l’associazione è cresciuta. “Per un colpo di fortuna e qualche buon contatto  siamo entrati in relazione con la Stiftung Haselsteiner e con Ulli Lerchbaumer, moglie di Hans-Peter Haselsteiner. La loro fondazione aveva già realizzato progetti simili a Vienna e altrove. Dato che i loro figli avevano studiato a Bolzano, hanno deciso di “restituire qualcosa” al territorio ed hanno acquistato l’intera cada di via Renon 25, che ci è stata concessa in uso gratuito per trent’anni”, racconta Tschigg. 

    Grazie a questo dono l’associazione ha potuto realizzare la struttura. Per due inverni è stato utilizzato come dormitorio notturno per persone senza tetto grazie all’impegno costante di 120 volontari. Nel 2024, una volta raccolti i primi fondi, sono stati avviati i lavori di ristrutturazione, costati 1,4 milioni di euro. L’intervento è stato possibile solo grazie a un ampio sostegno: 39 Casse Raiffeisen e la Cassa Centrale Raiffeisen hanno contribuito con 855.000 euro. Oltre 1.600 donatori/trici – privati, imprese, fornitori di servizi, fondazioni e associazioni – hanno partecipato con donazioni in denaro, materiali, prestazioni agevolate o gratuite. Il coordinamento dei lavori è stato garantito a
    titolo gratuito da Pohl Immobilien.