Society | L'intervista

“L’ora di religione? Tutta da ripensare”

Hans Heiss, storico e consigliere dei Verdi, sulle incongruenze dell'insegnamento della dottrina cattolica, il peso del tradizionalismo, e quella mozione possibile.
Heiss, Hans
Foto: Youtube

La scuola pubblica di uno Stato laico è il luogo più indicato dove essere istruiti non su una disciplina ma su una fede? La questione, sollevata su salto.bz da un nostro lettore, Gianluca Battistel, ispettore amministrativo all’Ufficio giovani della Ripartizione Cultura tedesca ed ex professore di liceo, torna sul tavolo anatomico, mettendo in discussione dinamiche baronali legate a logiche di conservazione e la necessità di scardinare certi automatismi del sistema scolastico, anche in Alto Adige. Per Hans Heiss, storico e consigliere provinciale dei Verdi ripensare un pezzo di istruzione è, in buona coscienza, auspicabile. “Sono un laico convinto oltre che un agnostico, nonostante abbia frequentato per 8 anni il liceo dei Francescani, forse per questo sono passato ‘dall’altra parte’”, dice non nascondendo una punta di ironia.

 

salto.bz: Dott. Heiss, non è forse anacronistico, in termini storici, e a maggior ragione in uno Stato laico, insegnare ancora la religione cattolica nelle scuole? 

Hans Heiss: Lo è. A mio avviso bisogna puntare, nella situazione attuale, su una forma più laica di insegnamento che definirei etico-religioso. Non sono per l’abolizione totale della materia di religione nelle scuole, ma propendo piuttosto per l’introduzione di una nuova disciplina. 

In parte in linea con la proposta di Battistel, dunque, lo studio dell’etica non in sostituzione ma affiancato all’insegnamento della religione.

Mi sembra un’idea molto assennata. Una materia più ampia che possa trattare le varie religioni, non solo quindi quella cattolica, e metterle a confronto. Sarebbe bene dare spazio a un maggiore pluralismo e inserire il dibattito sul senso della religione in un contesto che analizzi il tema dell’etica e che aiuti a ragionare sul modo attraverso il quale gestire la propria vita e sulla sua dimensione trascendentale, oltre che su come interagire e comportarsi con le diverse religioni presenti oggi anche sul nostro territorio che era monoconfessionale fino a qualche tempo fa. 

Il fattore demografico, con la crescente presenza dei “nuovi cittadini”, è un altro incentivo per un eventuale cambio di rotta, insomma.

Per le persone di fede islamica presenti sul territorio, per esempio, sarebbe utile comprendere meglio il cattolicesimo, cosa lo distingue dal loro credo e far presente l’esigenza di una co-esistenza delle religioni. Anche per questo ritengo che la materia scolastica non debba essere abolita, e perché potrebbe fungere da stimolo per gli insegnanti affinché si inneschino nuovi dibattiti, sicuramente non facili ma molto proficui. 

 inammissibile questa ingerenza nella vita privata delle persone che può essere sfruttata per escludere eventualmente un docente dall’insegnamento"

E qui arriviamo alla critica espressa da Battistel, ovvero al fatto che la verifica dell’ortodossia e l’attestato di conduzione di vita cristiana siano posti come condizione fondamentale per l’impiego finanziato con denaro pubblico di docenti di una materia insegnata nelle scuole pubbliche.

Questo è l’altro punto fondamentale della questione. Ovviamente è lecito chiedere una qualifica didattica, ma è inammissibile questa ingerenza nella vita privata delle persone che può essere sfruttata per escludere eventualmente un docente dall’insegnamento. Docente che peraltro potrebbe subire pressioni dalla Curia anche per via del suo orientamento sessuale, cosa assolutamente inaccettabile.

"In un’era di globalizzazione la società, devo dire soprattutto quella di lingua tedesca, si sta arroccando sempre di più su posizioni ormai superate"

Quando si vanno a toccare alcuni interessi, come quelli rappresentati dalle lobby clericali, molto poco si muove. Quando non si rischia il linciaggio verbale da parte di una certa parte dell’opinione pubblica, e ne sa qualcosa la sua collega Brigitte Foppa che tempo fa aveva riportato al centro della discussione l’argomento del crocifisso nelle scuole.

Quello del crocifisso, in effetti, è un argomento che ha fatto scattare una polemica che superava ogni confine, scatenando un tsunami di odio inaccettabile contro la collega Brigitte. Ciò è gravissimo, ed è indice del fatto che viviamo in una cultura sostanzialmente intransigente. C’è questa dichiarata appartenenza alla fede cristiano-cattolica che può arrivare a un integralismo intollerabile. Un atteggiamento che deve essere cambiato con forza e costanza nel prossimo futuro. Ricordo quando nell’ambito dei lavori della Convenzione  per la riforma dello Statuto di autonomia il vescovo Muser voleva inserire nel relativo documento un riferimento alle radici cristiane trascurando tutta un’altra serie di questioni di più stringente priorità. In un’era di globalizzazione una parte della società locale, devo dire soprattutto quella di lingua tedesca, si sta arroccando sempre di più su posizioni ormai superate e proprio per questo si cerca di confermare i valori tradizionali, come appunto l’appartenenza alla religione cattolica, i cui precetti, però, nella vita quotidiana non si vedono sempre seguiti e rispettati. 

C’è tuttavia anche un’esigenza di cambiamento espressa da una parte della società, è indicativo per esempio il fatto che gli studenti altoatesini delle superiori considerino la religione una materia molto poco interessante, come eloquente è la crisi della vocazione sacerdotale in Provincia di Bolzano, non trova?

Sono segnali da non sottovalutare perché sottendono anche la richiesta di una nuova apertura al mondo cristiano e di una nuova missione da parte delle chiese locali che consiste nell'abbandonare certi tradizionalismi, eppure queste fanno molta fatica nonostante la spinta di papa Francesco a confrontarsi con decisione con le esigenze della contemporaneità. 

"Come Verdi potremmo cercare di portare avanti una mozione per rivedere in modo fondamentale l’insegnamento religioso"

Formalmente con la revisione del concordato del 1984 firmato dall’allora primo ministro Craxi l’insegnamento della religione diventa facoltativo, ma di fatto gli istituti scolastici non fanno granché per offrire un’alternativa didattica anche se il fenomeno di alunni esonerati dall’ora di religione è diffusissimo. Se la sente di prendere l’impegno di battersi in consiglio provinciale perché nelle scuole pubbliche in Alto Adige venga pienamente garantito questo diritto costituzionale?

Come Verdi potremmo cercare di portare avanti una mozione per rivedere in modo fondamentale l’insegnamento religioso. Ovviamente questa mozione spalancherebbe le porte a un ampio dibattito che non volgerebbe a nostro favore, intendiamoci, ma sarebbe un’operazione necessaria, sono d’accordo. 

Sarebbe anche opportuno capire quanto costa alla mano pubblica l’impiego degli insegnanti di religione selezionati dalla Curia in Alto Adige…

Sicuramente. Ci sono scuole con una decisa vocazione cattolica che vengono sostenute da cifre cospicue, come le Marcelline a Bolzano o il Vinzentinum a Bressanone. E parliamo di diversi milioni. 

Entrambe le intendenze nominano un ispettore a tempo pieno appositamente per l’insegnamento della religione, materia da cui gli alunni, è bene ribadire, possono esonerarsi, mentre non esiste un apposito ispettore per storia o geografia o educazione fisica, cosa ne pensa?

È vero che c’è una sorta di controllo generale sulla specifica materia della religione, in tal senso si esprime anche la posizione di forza della Chiesa cattolica che investe una persona di fiducia per quel ruolo di “controllore”. Anche questa è una posizione che andrebbe ripensata. 

Come giudica il fatto che l’ispettore di religione dell’Intendenza scolastica tedesca, che non si è mai sottoposto a un concorso pubblico né come insegnante di materia curricolare, né come dirigente scolastico, né come funzionario pubblico, abbia l'incarico di definire gli obiettivi annuali con dirigenti scolastici di scuole pubbliche all'inizio dell'anno scolastico, così come di valutare gli stessi alla fine dell’anno scolastico?

C’è molta arbitrarietà in questo senso. E serve sicuramente più trasparenza.

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gorgias Fri, 10/27/2017 - 13:46

Was man sich von Südtiroler Schulamt erwarten sollte ist, dass man sich nicht mehr vom Religionsunterricht abmelden muss, sondern sich eben anmelden. Die Fristen für eine Abmeldung wurden letzterzeit dank dem frömmlerischen Landeshauptmann Kompatscher nach vorne gesetzt, so dass man aufpassen muss sich rechtzeitig für das darauffolgende Schuljahr abzumelden und man gezwungen ist sich für ein ganzes Schuljahr zwangsbeglücken zu lassen.

Des weiteren wäre es angebracht es zu ermöglichen sich jederzeit aus dem Religionsunterricht aus Gewissensgründen abzumelden. Schließlich kann sich jemand jederzeit weltanschaulich umorientieren und sollte ab diesem Zeitpunkt nicht mehr durch solche Inhalte weiter genötigt werden.

>In parte in linea con la proposta di Battistel, dunque, lo studio dell’etica non in sostituzione ma affiancato all’insegnamento della religione.<

Hier ist aufzupassen nicht einen Fehler zu machen. Es soll nicht dem Religonsunterricht auch noch ethische Inhalte beigefügt werden, sondern es soll ein Ethikunterricht geben in denen religiöse und nicht-religiöse Weltanschauungen kritisch aus ethischer Sicht behandelt werden. Ein Religionslehrer ist von seiner Ausbildung her nicht geeignet und sogar kontraproduktiv, weil durch so eine Person andere Sichtweisen nicht neutral und objetiv, sondern aus einer religiös-katholischen Sichtweite dargestellt werden. So etwas erschwert einen echten Zugang zu anderen Sichtweisen und kann in einer paternalistischen Vereinnahmung ausarten, wo Menschen als "anonyme Christen" betrachtet werden, wie es der Theologe Karl Rahner gerne getan hat, damit alle die nicht explizit sich zu Christus bekennen, aber sonst ein ethisches Leben führten automatisch "in die Hölle müssen".

Fri, 10/27/2017 - 13:46 Permalink