Economy | Statistica

Sono 13.752 i “lavoratori invisibili”

Si tratta di persone con un potenziale inutilizzato di forza lavoro che non appaiono nelle statistiche ufficiali, ma a livello locale nel 2024 hanno rappresentato il 5,1% delle forze di lavoro estese: nel 2021 erano il 10,2%.
disoccupazione femminile
Foto: Pexels - Pixabay
  • In Alto Adige, nel 2024 si è registrato un tasso del 5,1 per cento di potenziale inutilizzato di forza lavoro, pari a oltre 13.752 persone che, semplificando, il mercato del lavoro non ha intercettato nonostante fossero disponibili a lavorare. L’ASTAT, nella mattinata di oggi, venerdì 27 giugno, ha pubblicato nuovi dati sul mercato del lavoro altoatesino. Oltre ai disoccupati ufficiali (5.185 persone), nel report sono presenti anche persone che lavorano meno di quanto vorrebbero (sottooccupati part-time, 3.090 persone) o che, pur non cercando attivamente un impiego, sarebbero pronte a lavorare (5.477 unità). Proprio dalla somma di queste categorie, Astat fa sapere che il numero di potenziale inutilizzato di forza lavoro (15-74 anni) supera le 13 mila unità, ma è largamente inferiore a quello del periodo subito successivo alla pandemia da Covid-19. Nel 2021, infatti, lo stesso dato rappresentava il 10,2 per cento delle forze di lavoro estese (che oltre alle persone occupate e disoccupate comprendono anche le forze di lavoro potenziali), pari a oltre 27.600 persone. La situazione è quindi migliorata: disoccupati e part-time forzati sono diminuiti, e anche il numero di chi è fuori dal mercato ma disponibile a lavorare è in calo.

  • “Lavoratori invisibili”

    Il nuovo indicatore Astat - che rientra nell’indicatore definito da EUROSTAT come "labour market slack" - aiuta a capire meglio quante persone, pur non essendo “ufficialmente” disoccupate e che quindi non appaiono nelle statistiche ufficiali sulla disoccupazione, non sono pienamente inserite nel mondo del lavoro. Questo dato include tre gruppi: i disoccupati, ovvero chi cerca lavoro ma non lo trova, i sottooccupati part-time, cioè persone che lavorano a tempo parziale ma che vorrebbero fare più ore, e le forze di lavoro potenziali divisi tra gli inattivi che attualmente non cercano lavoro, ma che sarebbero interessati a lavorare e disponibili a iniziare in tempi brevi (come ad esempio un genitore che non cerca attivamente a causa della mancanza di servizi per l’infanzia, ma che potrebbe lavorare subito se tale situazione cambiasse), e gli inattivi che cercano attivamente un lavoro, ma che per vari motivi non sono immediatamente disponibili (per formazione, malattia o impegni familiari. Come ad esempio una persona che sta seguendo un corso di riqualificazione e sarà disponibile al suo termine).

  • Differenze tra uomini e donne

    I dati mostrano differenze importanti tra uomini e donne. Tra gli uomini, il potenziale inutilizzato riguarda soprattutto chi è disoccupato. Tra le donne, invece, è più diffusa la sottooccupazione e la disponibilità non attiva (cioè, chi sarebbe pronta a lavorare ma non cerca attivamente). "Questi dati - scrive Astat - evidenziano come, tra le donne, il potenziale inutilizzato sia legato meno alla disoccupazione visibile e più a forme di partecipazione parziale al mercato del lavoro".