La serie di cui parlano tutti

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È la serie più vista su Netflix in oltre 70 paesi: Adolescence, decantata praticamente ovunque, è già a pieno titolo un pezzo di televisione da manuale. La miniserie di 4 episodi, diretta da Philip Barantini, scritta da Jack Thorne e Stephen Graham e prodotta dalla Plan B di Brad Pitt, racconta l’impatto che ha sulla famiglia Miller l’accoltellamento a morte di una ragazzina, Katie (Emilia Holliday), per mano di un compagno di scuola, il tredicenne Jamie Miller interpretato da Owen Cooper al suo straordinario debutto attoriale. La serie è girata in piano sequenza e per questo ha richiesto una pianificazione meticolosa – già con il film Boiling Point il regista Barantini aveva dimostrato una certa disinvoltura nell’uso della tecnica dell’inquadratura unica, senza tagli.
I primi due episodi sono incentrati sulle procedure di polizia dopo l’arresto di Jamie, in centrale e poi nella scuola del protagonista dove i detective Bascombe (Ashley Walters) e Frank (Faye Marsay) si recano per cercare l’arma del delitto. La terza puntata – la prima a essere girata e anche la primissima volta di Cooper sul set, spaventosamente bravo nel ricalcare un giovane psicopatico manipolatore – è un’immersione nella testa del colpevole con la messa in scena della sessione rivelatoria tra quest’ultimo e la psicologa Briony Ariston (Erin Doherty). Il quarto episodio indaga le conseguenze emotive tra complessi di colpa e di vergogna (nonché gli effetti dell’improvvisa attenzione pubblica) sulla famiglia di Jamie: i genitori Eddie (Stephen Graham) e Amanda (Christine Tremarco) e la sorella Lisa (Amélie Pease).
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Come sottolineato dallo stesso Graham, Adolescence non è tanto un whodunnit quanto un whydunnit; il “chi è stato” viene infatti chiarito subito, ma il “perché” sia stato compiuto il delitto rappresenta il punto focale che complica le cose. Mentre ci aspettiamo grandi colpi di scena o ribaltamenti prospettici che rivelino alla fine chissà quale cospirazione, condizionati come siamo dai tropi della narrazione di genere, scopriamo al contrario molto presto quanto sia semplice questo mistero e che il discorso da decodificare è un altro. Adolescence è interessato a trattare temi come la rabbia e la violenza giovanile maschile, la cultura degli “incel”, la radicalizzazione digitale e gli effetti anti-socializzanti dei social media, riflettendo su come l’immagine di sé e la visione delle donne di un adolescente possano diventare così distorte.
La serie rifiuta facili spiegazioni attribuendo le cause di ciò che è accaduto a una famiglia disfunzionale, a un padre violento o a una madre negligente. Il fatto che Eddie e Amanda commettano errori come qualsiasi altro genitore solleva l’inquietante possibilità del “potrebbe succedere a chiunque”, un punto di vista che trascina lo show tv di Barantini fuori dal coro guadagnando originalità e potenza, scaraventandoci giù dal divano con domande che forse non ci eravamo ancora fatti.
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(c) Netflix
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