“I volontari non ce la fanno più”
Il caso della ex caserma Schenoni di Bressanone e quello dell’ex hotel Panorama di Nova Levante rimasti orfani dei propri gestori, l’impresa sociale SPES di Barbara Pizzinini, hanno riacceso i riflettori sul tema immigrazione in Alto Adige. Un fiume carsico che torna in superficie, e non solo come oggetto di propaganda martellante in questa nuova era dove l’estasi dell’identità foraggia la “cultura del nemico”.
Se è vero che gli sbarchi sono diminuiti e la situazione, in questo senso, è sotto i livelli di guardia nella provincia di Bolzano altrettanto vero è che la tanto agognata e sbandierata integrazione dei migranti presenti sul territorio finisce inesorabilmente nella trappola burocratica rimanendovi spesso impigliata. E le cose sono destinate a peggiorare. A pronosticarlo è Renate Mumelter, giornalista, attiva nell'ambito del volontariato a Bolzano, e Kolumnist di salto.bz che lancia un avvertimento: “I volontari continuano a farsi carico di tutti quei compiti che spetterebbero alle Istituzioni, e fra loro ci sono sempre più persone che si ritirano, perché non ce la fanno letteralmente più”.
I volontari continuano a farsi carico di tutti quei compiti che spetterebbero alle Istituzioni, e fra loro ci sono sempre più persone che si ritirano, perché non ce la fanno letteralmente più
Gli addetti ai lavori che vengono assunti nelle case profughi spesso non sono formati a dovere, c’è un ricambio troppo frequente, e quelli che hanno più esperienza e “resistono” di più rischiano il burnout, riferisce Mumelter, i volontari, poi, sono presenti per dare supporto, accompagnano i richiedenti asilo in questura, in ospedale, forniscono consulenza, “ma non toccherebbe a loro farlo. Eppure è anche e soprattutto grazie a questo impegno, questo filtro, che la famosa questione sicurezza è sotto controllo in Alto Adige”.
Inevitabilmente, proprio per questa distanza ravvicinata fra volontari costantemente sul campo e profughi, si instaurano anche rapporti personali, “ma accade quasi di pentirsi per essersi lasciati coinvolgere in molte storie, del resto non seguiamo dei numeri su un pezzo di carta ma persone in carne e ossa”. Mumelter, citando il caso della SPES che non potendo contare su mezzi finanziari sufficienti ha accumulato debiti per 150mila euro battendo alla fine in ritirata, sottolinea: “A livello nazionale il costo per l'accoglienza è di 35 euro per persona, al giorno, Pizzinini e il suo team potevano invece contare su 20 euro a testa, ogni giorno, e una differenza evidentemente c’è, le normative statali valgono solo quando fa comodo?”.
Un altro fattore non va trascurato: come aveva spiegato tempo fa su salto.bz Magdalena Windegger, responsabile in Caritas per la ricerca alloggio dei richiedenti asilo, il soggiorno consentito nelle strutture di accoglienza è, secondo le disposizioni attuali, pari a 6 mesi dalla data di notifica del decreto di riconoscimento della protezione internazionale. Scaduto il tempo di permanenza, dunque, finire in strada è spesso la conseguenza diretta, perché trovare casa o lavoro per i nuovi arrivati è ancora un’impresa di difficile successo. Donne e bambini, che rientrano nelle fasce vulnerabili, possono comunque andare incontro alla stessa sorte, “finché sono nelle strutture sono protetti, hanno almeno dove dormire e di che mangiare ma una volta usciti, nella maggior parte dei casi, dopo aver avuto a che fare con le solite lungaggini amministrative, fra scartoffie e ricorsi, non hanno più diritto a nulla per il proprio sostentamento e cosa resta da fare a queste persone a quel punto? Prostituirsi? Andare a rubare?”, si chiede la giornalista.
Mumelter annuncia infine un’uscita pubblica che SOS Bozen - solo la compagine di volontari senza colori politici - ha intenzione di fare per denunciare una situazione diventata ormai insostenibile: “La politica sudtirolese apra gli occhi, troppo a lungo si è appoggiata ai volontari togliendosi di fatto un peso, ma queste persone ora se ne stanno andando, e che ne sarà a quel punto di tutti i migranti che necessitano di un supporto attivo e costante?”. Vince chi risponde a questa domanda.