L’inchiesta Romeo e il metodo mafioso
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A quasi due mesi dallo scoppio della maxi-inchiesta Romeo sono sei le persone ancora agli arresti domiciliari. Il tribunale del riesame, chiamato a discutere la posizione di sette indagati all'interno dell'inchiesta, si era pronunciato il 19 dicembre confermando gli arresti domiciliari per il commercialista altoatesino Heinz Peter Hager, gli architetti altoatesini Fabio Rossa e Andrea Saccani, la funzionaria del Comune di Bolzano Daniela Eisenstecken, l'imprenditore trentino Paolo Signoretti, l'ex senatore ed ex sindaco di Dro Vittorio Fravezzi. Solo per Lorenzo Barzon la misura era stata sostituita con l'obbligo di dimora.
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Il 29 gennaio sono state notificate agli avvocati della difesa le motivazioni di quella sentenza con cui, oltre un mese fa, il tribunale del riesame non aveva riconosciuto il metodo mafioso in relazione all'associazione a delinquere, evidenziando tuttavia tale aggravante per i singoli reati. “L’aggravante del metodo mafioso non può essere applicata a un’associazione semplice, perché un’associazione o è semplice o è di stampo mafioso: non può esistere una via di mezzo. Su questo punto, il Tribunale del Riesame ci ha dato ragione”, commenta Beniamino Migliucci avvocato difensore dei due architetti bolzanini Rossa e Saccani.
È però rimasta l’aggravante mafiosa sui singoli reati-fine, ossia i reati attraverso i quali viene compiuto il sodalizio criminale. “Nel caso specifico dei miei assistiti, si tratta di una divulgazione di segreto istruttorio. A nostro avviso, il Tribunale non avrebbe dovuto semplicemente spostare l’aggravante, ma eliminarla del tutto. Il metodo mafioso si configura quando c’è una minaccia, un atto di violenza o un’intimidazione tale da condizionare la volontà altrui. Se, invece, due persone concordano nel commettere un reato senza che vi siano minacce o coercizioni, il metodo mafioso non sussiste. In questo caso, nessuno ha inviato una testa di cavallo a un dipendente comunale per ottenere alcunchè, perchè c'era un accordo tra le parti, privo di qualsiasi intimidazione riconducibile al metodo mafioso”, aggiunge Migliucci, che ha deciso di impugnare la sentenza davanti alla Corte di Cassazione.
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Anche l’avvocato Carlo Bertacchi, difensore di Heinz Peter Hager, ha scelto di procedere con il ricorso. “Le motivazioni di questa decisione ci lasciano perplessi. È stato ritenuto che sussistessero le esigenze cautelari per il rischio di inquinamento probatorio e di reiterazione dei reati, nonostante l’assenza di precedenti penali ed il fatto che l’ultimo reato contestato risalga al 2021. Le indagini, durate fino alla fine del 2023, non hanno fatto emergere nuovi elementi, e dopo due anni di investigazioni senza ulteriori riscontri, si è comunque ritenuto che, a quattro anni di distanza dall’ultimo reato, persistesse il rischio di nuove condotte illecite”, afferma Bertacchi. Una volta depositati gli atti, la Corte di Cassazione dovrà pronunciarsi entro 30 giorni.
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La situazione in Austria
Nel frattempo, Renè Benko resterà in custodia cautelare fino a fine febbraio. Lo ha deciso ieri (31 gennaio) il Tribunale di Vienna, che ha prorogato le misure cautelari nei confronti del tycoon nell’ambito di un’inchiesta della Procura anticorruzione austriaca che lo accusa di aver occultato beni ai creditori dopo il mega crack del gruppo Signa. Benko è anche al centro dell’inchiesta Romeo in quanto a capo dell’associazione a delinquere che avrebbe influenzato la pubblica amministrazione per ottenere vantaggi nella speculazione immobiliare. La Procura di Trento ne aveva infatti chiesto l’arresto, non concesso dalle autorità austriache.
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