Politics | Depotenziamento

Apologia di Sfregio

Ieri al Circolo della stampa con Urzì (Alto Adige nel Cuore) e Thaler (Schützen) sul bassorilievo in Piazza del Tribunale. Il report della serata.
DepotenziareSfregiare
Foto: Domenico Nunziata

30 ottobre, Circolo della stampa, Via dei Vanga, ore 20.

“Depotenziare o sfregiare?” - questo è il titolo che campeggia in alto sulla locandina dell’evento organizzato da Alto Adige nel Cuore, il partito guidato da Alessandro Urzì. Il sottotitolo della serata è: “La tutela dei beni culturali tra orrori, polemiche e retorica”. Il tema si può intuire facilmente sia dal titolo che dall’immagine sottostante: l’annosa questione intorno al bassorilievo in Piazza del Tribunale ad opera di Hans Piffrader.

La banalità 

A tenere il tavolo c’è Rosanna Oliveri, insegnante e giornalista del Corriere dell’Alto Adige, che ha moderato la discussione tra l’architetto genovese Riccardo Forte, lo stesso Urzì e il responsabile degli Schützen del Sudtirolo, Elmar Thaler.
 
Prima della presentazione, in sala non si sente una mosca volare, nonostante sia gremita di spettatori e così si cerca di stimolare il chiacchiericcio di sottofondo, il consigliere comunale bolzanino di Fratelli d'Italia, Marco Galateo, decide di rompere il silenzio : “Urzì ha portato le barzellette, vero?”. Di battute di spirito neanche l’ombra, forse solo il definire La Banalità del Male un “romanzo” di Hannah Arendt - il saggio teorico della filosofa tedesca, allieva di Martin Heidegger - ha mosso giusto un paio di sorrisi in sala.

Il saggio è stato citato da Rosanna Oliveri a introduzione della serata per motivi ormai noti e tra poco alquanto palesi e illuminati dalle luci a led sul bassorilievo. La scritta 'Nessuno ha il diritto di obbedire' proviene infatti da una famosa citazione della Arendt, che sarà posta sopra al bassorilievo stesso. "La frase viene decontestualizzata e messa sul monumento, nel resto del mondo questo non accade” - dice la Oliveri.

 

Prende così la parola l’architetto Forte, che promette di portare agli spettatori un rapidissimo excursus tra i monumenti prodotti dal socialismo reale in Germania, Russia e Albania o i monumenti fascisti nelle ex-colonie italiane in Africa o nel Dodecanneso. “Questi monumenti non sono stati “problematizzati”, nulla viene eliminato ma ripristinato [...] Sono simboli di identità urbana, de-ideologizzati e in completa continuità storica nel loro utilizzo. Questo è uno sfregio architettonico” - continua Forte, che prosegue con un’audace affermazione che potrebbe sembrare piuttosto ambigua - “Non deve essere ammesso che per difendere la propria cultura si debba intervenire sulla cultura di un’altra etnia”.

Rosanna Oliveri cede adesso la parola a Elmar Thaler, la moderatrice lo incalza chiedendogli quale sia la sua posizione sul "passato che non passa". “Ve la immaginate in Germania una statua di Hitler che fa il saluto? Io, no. Credo che il bassorilievo, così come il monumento, vadano portati all’interno di un museo, per raccontare la storia. La soluzione adottata è un po’ ridicola, per accontentare un po’ tutti”, risponde Thaler.

"Si comprendono ovviamente le ragioni del popolo sudtirolese autoctono, si comprende la violenza e l'oppressione subita ma d'altronde la storia dell'arte è questo, la storia della violenza umana", dice in modo tranchant l'architetto Forte, in risposta alle affermazioni di Thaler.

La soluzione proposta del comandante degli Schützen fa ancora discutere in sala, fin quando Urzì non riprende la parola: “Se qui non ci facessero provocazioni non dovremmo perdere tempo in serate come questa e sembrare un territorio ridicolo, null’altro. Per questo bassorilievo, altorilievo, quello che è. Comunque mi complimento con Thaler per l’ottimo italiano".  Urzì prosegue prendendo come esempio di "mancato depotenziamento" di monumenti non "italiani" - già citato da Forte - la statua posta dinanzi al Palazzo della Provincia, ovvero il Re Teodorico (tedesco), che schiaccia con il piede la faccia di Re Laurino (ladino). “In questo caso ladino significa latino! E’ subdolo che abbiano messo questa statua davanti al Palazzo del Potere, la Giunta Provinciale! Ma ripeto, a me, non dà fastidio nulla".

Le domande

 
Si apre la discussione con il pubblico. In realtà le domande saranno rivolte quasi tutte a Thaler, che risponde riprendendo i discorsi già affrontati durante il corso del dibattito frontale con Alessandro Urzì, compreso quello del tema della seccessione.
 
 
-Un signore piuttosto anziano, di fronte alle risposte di Thaler, urla: “Ve ne dovete andare fuori da qui, dovete andarvene via!”, manda a quel paese Thaler ma se ne va lui.
 
-Galateo chiede: “Si è superato lo scontro etnico di una volta, perché continuare, quando sarete soddisfatti (voi sudtirolesi, ndr)? Stiamo assistendo a un esodo" - presumibilmente riferito al tema del fenomeno migratorio - "che ci invaderà, ci invaderà! Eppure il nemico sarà sempre l’italiano".
 
-Arriva anche l'inaspettato neoborbonico, un signore dall’accento meridionale che vorrebbe spostare la discussione sulla presenza della statua di Garibaldi a Napoli, "simbolo dell'efferato Savoismo", prontamente ignorato.
 
-Uno studente universitario di beni culturali dice la sua: “Io studio beni culturali, mi sta molto a cuore la cultura, citando Sgarbi, dico che questo è uno scempio".
 
-Una professoressa dell’Università di Bolzano cambia il punto e pone il problema da un’angolazione differente, affermando che il problema non è il fatto che ci sia il Duce a cavallo sul bassorilievo ma che il Duce guardi il tribunale, che guardi la Giustizia, spogliata della libra e della benda sugli occhi. "E' un segnale di pericolo per la democrazia, è uno scandalo".
 

Epilogo

 
La professoressa viene fraintesa, quasi sbeffeggiata da Urzi, che sposta il focus della discussione per tirare qualche stoccata al vicepresidente della Provincia Christian Tommasini e al ministro della Cultura, Dario Franceschini, per quello che lui ritiene essere solo uno spreco di soldi pubblici. Urzì fa riferimento in particolare al nuovo Polo Bibliotecario, che andrà a sostituire l'ex scuola Pascoli-Longon - edificio razionalista -  e all'eterna questione della toponomastica, nonché al presunto attacco politico solo nei confronti dei monumenti “italiani” presenti in Sudtirolo.
"Io non ho paura della storia", così si chiude l'ultimo intervento del consigliere provinciale e con esso si chiude anche la serata.
 
Il pubblico comincia a uscire dalla porta d'ingresso del Circolo della stampa.
Fuori, sul marciapiede, un signore si accende una sigaretta e intima scherzosamente a un altro, che è dall'altra parte della strada: "Vuoi che metta anche te in un museo?".