Smart working, Bolzano in forte ritardo
Nonostante l’elevato livello di digitalizzazione del territorio nel 2020 il lavoro agile ha osservato una crescita inferiore alla media nazionale, soprattutto nel settore privato e nelle grandi aziende altoatesine. Il dato, parecchio sorprendente, è fornito dal Rapporto annuale di Bankitalia sull’economia delle province di Bolzano e Trento, presentato qualche giorno fa in streaming. Secondo gli analisti le due province fanno registrare livelli di digitalizzazione lievemente superiori alla media nazionale ma inferiori a quella europea. La migliore performance dell’Alto Adige e, soprattutto, del Trentino rispetto al dato italiano ha riguardato “le competenze digitali degli individui, il cui indicatore si è attestato sopra la media del Paese grazie alla maggiore incidenza sia di cittadini con conoscenze digitali sia di laureati in discipline relative all’ICT".
Ma nonostante il buon livello di digitalizzazione l’Alto Adige sembra essere in ritardo in quasi tutti i settori per quanto riguarda il lavoro agile. Nel settore bancario, ad esempio, nel 2020 la quota dei dipendenti che ha potuto utilizzare questa modalità di lavoro è stata di poco superiore al 20 per cento in Trentino e pari al 15 in Alto Adige.
Secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, nel periodo del 2020 maggiormente interessato dalla pandemia la quota di lavoratori dipendenti del settore non agricolo che ha lavorato almeno in parte da remoto ha raggiunto il 15,6 per cento in provincia di Trento e il 12,3 per cento in provincia di Bolzano. Considerando solamente il settore privato, ha lavorato da remoto l’11,0 per cento dei lavoratori dipendenti trentini e l’8,9 di quelli altoatesini (12,1 in Italia). La provincia di Trento ha registrato tassi di utilizzo dello smart working inferiori alla media del Paese sia nel comparto industriale sia nei servizi a bassa intensità di conoscenza. In Alto Adige il ricorso al lavoro agile è stato basso anche nei “servizi a elevato contenuto di conoscenza” che, almeno potenzialmente, più si prestano a essere svolti a distanza”. L’adozione del lavoro agile è stata maggiore nel settore pubblico per effetto delle disposizioni normative delle due Province e per l’attivazione della didattica. Nel pubblico ha lavorato da remoto un quarto dei dipendenti trentini e poco più di un quinto di quelli altoatesini (23,1 per cento in Italia).
Nel privato, secondo l’analisi di Bankitalia, la diffusione del lavoro agile è risultata "eterogenea per tipo di impresa e mansioni svolte". In linea con la media del Paese, la quota di dipendenti in lavoro agile nelle province autonome è stata superiore nelle aziende di dimensioni maggiori, nelle quali sono stati più elevati gli investimenti in digitalizzazione nel periodo precedente la pandemia. L’utilizzo dello smart working in questo ambito è stato tuttavia “limitato rispetto alla media italiana, soprattutto in provincia di Bolzano”, mentre è stato più intensamente adottato nelle imprese piccole e, in provincia di Trento, nelle medie. Il lavoro agile è stato utilizzato in misura maggiore dai dirigenti e dai quadri e dalle donne (18,7 per cento delle lavoratrici dipendenti trentine e il 14,1 per cento di quelle altoatesine).
Come siamo retrogradi!
Come siamo retrogradi! Dentisti, guidatori di autobus, musicanti di strada, edicolanti, infermieri e dottori, poliziotti e carabinieri per non parlare della Protezione civile: tutti hanno enormi difficolta' con lo "smart working" da casa. Forse la Provincia dovrebbe regalare a ogni cittadino o residente un PC e istituire dei corsi dedicati? La DIP (Didattica-In-Presenza) andra' poi abolita e sostituita con la DAD. Molto "smart", cosa aspettiamo?