“Puntare sul contratto collettivo”

Cresce la protesta dei lavoratori della Grande distribuzione che dopo lunghe contrattazioni (circa due anni) per il rinnovo del contratto hanno deciso di scendere in piazza. Gli oltre 10mila dipendenti in tutta la Provincia (numero destinato ad aumentare con l’apertura del Twenty bis), lamentano la poca flessibilità sui turni e l’esiguo riconoscimento economico oltre che lo slittamento degli aumenti salariali previsti nel contratto nazionale collettivo, rinnovato lo scorso marzo. L’Unione commercio turismo servizi Alto Adige sottolinea che le aziende commerciali della grande distribuzione tendono sempre più a non voler applicare il contratto nazionale collettivo del commercio - frutto di una buona trattativa con i sindacati e che si applica all’intero settore del commercio e a tutte le aziende di tutte le dimensioni che vi fanno parte - , circostanza che si riflette negativamente sugli occupati.
“Consigliamo a tutte le aziende di utilizzare il suddetto contratto con il quale, finora, abbiamo avuto buoni risultati. Si tratta di un documento nato dalla collaborazione continua tra entrambe le parti e offre quindi una buona base sia per i lavoratori che per le aziende commerciali”, riferisce il presidente dell’Unione Walter Amort. Il contratto collettivo assicura, da un lato, il lavoro dei collaboratori, e, dall’altro, garantisce alle aziende sufficiente flessibilità e i necessari strumenti per poter accompagnare la ripresa economica del settore. Gli attuali sforzi, invece mirati a introdurre contratti a tempo determinato ed eccessiva flessibilità con un rafforzamento sul versante del lavoro domenicale senza una congrua compensazione economica - si legge ancora nella nota dell’Unione -, si riflettono negativamente sugli occupati del commercio e, a lungo andare, anche sulle stesse aziende.
Il contratto collettivo prevede un aumento a regime di 85 euro e introduce significative novità quali il contratto a tempo determinato per il sostegno all'occupazione e una reale semplificazione nella flessibilità della distribuzione dell'orario. La flessibilità dell'orario di lavoro, più immediata e senza costi, consente per esempio alle imprese il superamento dell'orario contrattuale fino a 44 ore per 16 settimane, senza maggiorazione di straordinario per le ore prestate oltre l'orario settimanale, se recuperate entro 12 mesi dall'avvio del programma di flessibilità. Con circa tre milioni di occupati che ricadono nel suo campo di applicazione - conclude l’Unione -, il contratto collettivo del commercio rappresenta il più importante contratto collettivo del settore privato in Italia.
Il 7 novembre, intanto, fanno sapere dalla Cgil, è in programma la prima delle due giornate di sciopero proclamate; la seconda, con ogni probabilità, si farà il 19 dicembre prossimo.
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