Cronaca | Diritto allo studio

Unibz, tasse dimezzate causa Covid

La scelta per aiutare le famiglie e gli studenti colpiti dalla crisi. Tassa annua di 600 euro invece che 1.200. Mathà: recuperati 2,4 milioni dai risparmi del lockdown.
Unibz
Foto: unibz

Il cda della Libera università di Bolzano parla di “un forte segnale”, una scelta fatta per rispondere alla crisi economica provocata dal Covid-19. Nella riunione del 27 novembre il board di Unibz ha deciso di dimezzare le tasse universitarie per l’anno accademico 2021/2022, portandole da 1.200 a 600 euro anni per i 4.600 iscritti e coprendo la contrazione delle entrate con i risparmi dovuti al lockdown. “Vogliamo essere solidali con le famiglie e le persone che a causa del coronavirus hanno subito significative diminuzioni di reddito”, dicono i vertici dell’ateneo altoatesino.

 

“Una scelta per il futuro”

 

Malgrando le tasse universitarie annuali siano una quota importante del finanziamento della ricerca e dell’insegnamento della Libera università di Bolzano, il cda ha optato per una scelta d’impatto. “Per noi è importante dimezzare le tasse universitarie perché consideriamo la formazione avanzata un contributo fondamentale dell’ateneo al futuro della nostra regione e dei giovani in generale”, affermano assieme la presidente di Unibz Ulrike Tappeiner, il rettore Paolo Lugli, e il direttore generale Günther Mathà. “Molte famiglie hanno sofferto diminuzioni delle entrate a causa della crisi del coronavirus. Ci accingiamo a questo passo consapevoli del suo significato, ovvero quello di aiutare le famiglie ad offrire ai figli una formazione che apra loro le porte del futuro”.

La crisi ha colpito duramente soprattutto i figli dei commercianti e degli autonomi. Interveniamo per scongiurare il divario sociale e garantire a tutti il diritto allo studio (Günther Mathà)

Scende nei dettagli il direttore Mathà. “In primo luogo - spiega - abbiamo deciso di venire incontro alle famiglie che hanno subito una contrazione del reddito, mi riferisco in particolare ai nuclei con genitori commercianti o lavoratori autonomi che hanno visto un calo del fatturato anche del 30-40% annuo. Sappiamo che gli studenti di queste famiglie hanno avuto difficoltà a continuare con lo studio. Dunque, il nostro primo obiettivo è evitare di creare una forbice sociale nell’accesso alla formazione universitaria. È un momento difficilissimo, il rischio è concreto”.

 

 

Da 1.200 a 600 euro annui

 

Riguardo ai numeri, l’ateneo prosegue nella scelta di riduzione già attuata per l’anno accademico 2020/2021: per l’anno scorso era stata dimezzata la seconda rata di 600 euro, riducendo quindi di un quarto i 1.200 euro annui che in anni normali paga ciascuno dei 4.600 studenti unibz. Per il prossimo anno invece il calo sarà di 600 euro: gli iscritti pagheranno due rate da 300 euro ciascuna invece che due da 600, come precisa il direttore.

C’è una buona notizia per l’ateneo altoatesino, che ha un bilancio di 85 milioni di euro, con entrate coperte per oltre il 90% della Provincia di Bolzano, e prevede una contrazione degli introiti per questa decisione pari a 2,4 milioni nel triennio 2020-2022 (400.000 euro in meno nel 2020, un milione nel 2021 e 1,2 milioni nel 2022). “Siamo riusciti a coprire la riduzione attraverso i risparmi interni dovuti al lockdown - chiarisce Mathà -. Il blocco delle attività, vedi per la mobilità dei professori, degli erasmus, o semplicemente per il riscaldamento delle aule, ha fatto venire meno diverse spese. Da qui abbiamo trovato la copertura per le tasse”.

 

Riaprire per salvare una generazione

 

Naturalmente, si tratta di una fase di emergenza. La Lub - ora basata su lezioni completamente a distanza, come del resto le scuole superiori in Alto Adige - spera di riaprire il prima possibile, almeno per una parte delle attività e degli studenti. “Il sistema scolastico e l’università devono ripartire, ovviamente in sicurezza, perché si rischia un dramma sociale e educativo per un’intera generazione” continua Mathà.

Il sistema scolastico e l’università devono ripartire, ovviamente in sicurezza, perché si rischia un dramma sociale e educativo per un’intera generazione

L’ateneo si era già preparato, digitalizzando tutte le sue aule con microfoni e telecamere per passare alla didattica a distanza quando necessario. La speranza tuttavia speranza è quella di poter riavviare una parte delle attività in presenza da gennaio in poi. “Noi siamo pronti a riaprire, certo non con tutti gli studenti - aggiunge il direttore -. Ci sono infatti cose per cui la didattica al computer non basta: le attività di laboratorio, la condivisione del sapere tra docenti e studenti, l’apprendimento delle lingue non si possono fare solo davanti al pc”. Una sfida nella sfida sarà evitare il crollo degli iscritti, che altrove, in altri atenei, è già avvenuto. “Contiamo di confermare il numero dei nostri studenti per il 2021/2022, o al massimo di avere una lieve diminuzione” conclude Mathà.