Politica | Bolzano, 2025.

Renzo va

Le elezioni comunali si avvicinano
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
  • Ormai mancano poche settimane alla presentazione dei candidati. Chi sarà il nuovo sindaco? Un uomo, una donna, un italiano o un tedesco? La parola d’ordine è 'moderazione': moderata deve essere la figura del nuovo sindaco o sindaca, moderato il suo stile, moderato il programma. Moderato rispetto a cosa non è dato di sapere, perché nel linguaggio della politica l’equilibrismo la fa sempre da padrone.

    Bisognerebbe avere fiducia ovviamente, ma se si dovesse dare un voto ai politici dell’ultima legislatura purtroppo la pagella sarebbe piuttosto scadente.

    Il sindaco 

    Voleva fino all’ultimo ricandidare per il terzo mandato, nonostante sia arrivato ormai prossimo agli ottanta anni. In una delle interviste recenti, l’uomo aveva affermato di avere scoperto che il tempo giusto per operare con successo equivale a quindici anni. Non è chiaro perché 15, e non 20 o 25. Nella Smorfia napoletana il numero 15 è ‘o’guaglione’, il ragazzo, forse la proiezione dell’immagine che il sindaco è convinto di dare verso l’esterno, ai suoi amici e al mondo, fatta di vivacità e intraprendenza. La pagella purtroppo è negativa, perché è a lui che si deve l’immobilismo totale che ha bloccato lo sviluppo urbanistico per dieci anni e che ha trascinato la struttura demografica della città nell’abisso. Fosse stato un sindaco lungimirante che teneva alla città, avrebbe speso le sue energie per dare uno sbocco abitativo alle migliaia di cittadini che arrivano a Bolzano per lavoro o studio, e che invece di stabilirsi in uno dei quartieri apportando vita e colori, se ne vanno a causa del costo insormontabile di affitti e abitazioni. Sugli incontri con il vecchio Hager capiranno i giudici, al momento l’unico consiglio a posteriori che si può dare al vecchio sindaco è che era meglio vedersi solo nelle sedi istituzionali e evitare altri contatti. Voto 3.

    Il vicesindaco 

    Luis Walcher, l’uomo che aveva le deleghe dell’urbanistica e che ha lasciato come eredità la fortificazione del cuneo verde e la fondazione di una cittadella parallela abitata da contadini arricchiti molto attenti a preservare i propri privilegi. Da nostalgico di Andreas Hofer, Walcher non ama gli stranieri e giustamente avrà pensato che dare troppo spazio a nuove abitazioni avrebbe comportato il rischio di attrarre in città troppi nuovi arrivati. Si è dimenticato che molti di questi sono necessari per fare funzionare i servizi, l’ospedale, le case di risposo. Speriamo non ne abbia bisogno. Voto: 4, non di meno perché comunque concessioni edilizie sono state rilasciate per ristrutturazioni di case nel verde e speculazioni immobiliari gestite dai soliti noti. 

    SVP

    Diversamente dalla provincia, dove convivono ancora al suo interno più anime e qualche persona lungimirante nonostante gli scandali è rimasta, a Bolzano è il partito di contadini e dei commercianti del centro. Tutela caste e è il principale responsabile della decadenza urbana. L’attivismo sul fronte delle classi speciali alle scuole Goethe ne contraddistingue la larghezza di vedute e la proiezione sul futuro. Voto differenziato: per i loro elettori (meno della metà dei cittadini di madre lingua tedesca) 8, per quello che han fatto per l’intera città 2. 

    PD. 

    Il partito da tempo immemore è commissariato, in provincia l’unico rappresentante è un ex CCD Forza Italia e fan tutti finta di niente. Al suo interno convivono anime che fuori da un partito politico si prenderebbero a sberle, qualcuno al tempo lo aveva definito una agenzia di collocamento. I pochi degni sussulti sono stati quelli dell’assessore Fattor, l’unico competente, inascoltato. Voto: 2

    Verdi.

    La linea Foppa, filogovernativa a oltranza, ne ha cancellato completamente l’identità, raccolgono qualche voto nei quartieri bene tra gli amanti del design e del green village. Qualche vagito ancora si sente ogni tanto sull’integrazione degli stranieri ma ogni qual volta che c’è uno sgombero di disperati non ci sono passi concreti Voto: 2

    Lista Gennaccaro 

    Molto presente nella prima parte della legislatura a presenziare ai matrimoni civili, andato il capostipite in provincia, la lista è sostanzialmente scomparsa. Voto: 2

    Lista Zanin 

    A parte l’attivismo del consigliere Dalla Ratta, onestamente sempre preparato e sul pezzo, si è contraddistinta per l’esercizio del perbenismo. Pochi contenuti e molta forma, secondo molti, quasi una costola silente della maggioranza. Voto: 5 

    Destre italiche 

    Non pervenute, si ricorda forse una comparsata alla presentazione del nuovo progetto del quartiere Roma presenziato da Hager. In zona industriale capeggia un cartellone con l’invito a votare FdI per risolvere il problema del traffico, mancante della soluzione pratica. Non ammessi nemmeno allo scrutinio finale.  

    Destre tedesche

    Vedi Walcher.

    Team K. 

    Gli unici consiglieri di opposizione che hanno fatto opposizione intelligente e vera, molto attivi e molto ingaggiati per le cause comuni. Forse per questo invisi al vecchio sindaco. Purtroppo soli, o quasi. Voto: 8,5. 

    Se dovessero ripresentarsi alle nuove elezioni gli stessi soggetti, non si deve stupire come il toto nomi sia destinato a prevalere sui programmi. L’assunto implicito è che non si può cambiare niente, altrimenti si rischia di essere esclusi dal gioco. Guai a azzardare soluzioni ai problemi, anzi guai a parlare di problemi. Come ai tempi del vecchio Spagnolli, meglio una bella risata e qualche pacca sulle spalle. Eppure problemi grandi come macigni pesano sulla città, e ne stanno determinando il declino.

    Il primo è demografico, e non è tanto relativo al calo di un paio di migliaia di unità registrato nel decennio, quanto alla struttura della popolazione. Ogni anno l’ufficio statistica pubblica un interessantissimo documento sullo stato della popolazione che mostra sostanzialmente questo: tutti gli indici di salute demografica sono in fase di costante declino: il tasso di natalità. l’indice di vecchiaia, la percentuale di popolazione over 65, la percentuale di famiglia uninominali, la percentuale di famiglie con figli evidenziano una città sempre più anziana e sempre sola. Il vecchio sindaco, forse per simpateticità, sosteneva un paio di anni fa che avere molti centenari in città è segno di ottima qualità della vita. Probabilmente non aveva idea di quanti sono i ricoverati nelle RSA soli senza parenti, gli anziani over 80 che vivono da soli a domicilio, la lunghezza delle liste di attesa per entrare in struttura e il numero di anziani che in assenza di posti letto cittadini sono spediti in altre sedi, lontani dalle visite dei parenti e dei famigliari, eventualmente rimasti in città. Forse anche qualche amnesia la deve avere avuta rispetto al peso dei carichi assistenziali e di cura dei grandi anziani sui nuclei famigliari sempre più ristretti e affaticati, ma tant’è. Il dato è che Bolzano sta diventando terribilmente vecchia, e non saranno le facce allegre dei turisti a risollevarle il morale se le cose vanno avanti così.

    Il secondo problema, strettamente connesso con il primo, riguarda il caro alloggi, un fenomeno che si sta estendendo lentamente alle aree turistiche della intera provincia, ma che a Bolzano ha raggiunto picchi di drammaticità assoluti. Il numero di lavoratori forestieri che arriva nel capoluogo e se ne va per il costo della casa è elevatissimo e giustamente alloggiare alla famigerata Torre Ferrari in un monolocale da 1000 euro al mese non è proprio la massima aspirazione della vita. Senza nuovi arrivi la città non ha però futuro, perché mancano nuove energie, nuove idee, nuova vitalità, qualsiasi disegno urbanistico che si rispetti dovrebbe fare respirare la struttura demografica della popolazione. Purtroppo Bolzano città di decantati urbanisti non ha capito la lezione e si delizia nel raccontare l’estetica futuristica delle nuove costruzioni e dei nuovi quartieri scoprendo anni dopo che mancano completamente i servizi di aggregazione, gli spazi per i giovani, i luoghi di ritrovo della comunità, perché il peso della speculazione è tale da divorare ogni metro quadro disponibile per le abitazioni. 

    Il terzo problema di Bolzano è la chiusura culturale e mentale che deriva dalla storia mai elaborata del secolo scorso. La città rimane divisa in parti non comunicanti, muri cancelli e fortezze segnano confini indicibili che sono ancora lì come moloch mostruosi a cui si sacrifica la normalità di una vita comune. La linea della divisione entica segna la struttura dei quartieri e persino dei singoli edifici, e le iniziative per superare questa stasi sono occasionali, simboliche, ma mai veramente sostanziali. Così permangono narrative contrapposte: italiani contro tedeschi e ovviamente tedeschi e italiani contro i nuovi arrivati che arrivano a Bolzano non per colonizzare l’urbe, ma per trovare un lavoro e dare una mano a gestire l’offerta turistica, la produzione industriale, il sistema dei servizi. Bolzano così rimane un aggregato di corpi tra loro per lo più estranei, con persone che nell’arco della loro vita non sono mai andati da un quartiere all’altro, per mancanza di interesse e curiosità.  Persino la sperimentazione di asili bilingui da affiancare all’offerta monolingue rimane un tabù e così l’aria, per chi non si accontenta dei mercatini di Natale e del museo del signor Oetzi, invece che alimentarsi di incontri e scoperte reciproche, si fa opaca, e viene voglia di andare via (con il commento del patacca di turno che fregandosi le mani senza capire cosa sta succedendo commenta “se non vi trovate bene qui, è giusto ve ne andiate”). 

    Tutto sommato ci vorrebbe poco a fare un programma per cercare di affrontare questi problemi: un nuovo piano urbanistico e nuove case di edilizia a prezzo accessibile, nuovi luoghi di aggregazione per i giovani e la comunità, nuovi spazi di incontro per i gruppi linguistici vecchi e nuovi, la demolizione dei cancelli e cancelletti che separano gli abitanti dei diversi quartieri, un nuovo e fecondo rapporto con l'Università e le istituzioni di ricerca e sviluppo, e dulcis in fondo, l’abbattimento del Monumento alla Vittoria, con la sua sostituzione con un centro ricreativo aperto a tutti: una specie di grande hub sociale dove la gente si può trovare per parlare e pensare a nuove idee per allontanare per sempre le nuove plumbee che ricoprono la città. Si potrebbe fare. Ma ci vuole un po' di coraggio, e di questi tempi è merce rara.