“… un’ironia sottile...”

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SALTO: Lei dirigerà la Sinfonia n.14 di Philip Glass, in prima nazionale. Dirigere una prima comporta per lei una emozione particolare ?
OTTAVIO DANTONE: Dirigere una prima è sempre un’emozione unica. A Santa Cecilia, ho appena avuto l’onore di dirigere la prima italiana di Musica Serena di Peteris Vasks, un compositore lettone. Questo pezzo lo riprenderemo forse anche qui, in futuro. La Sinfonia n. 14 di Philip Glass, che presenteremo in prima nazionale, è una composizione relativamente recente. In questo lavoro, Glass ritorna al suo stile distintivo, caratterizzato da arpeggi ripetitivi e da una musica quasi ipnotica, che trovo particolarmente affascinante. È davvero emozionante dirigere un’opera nuova per la prima volta nel proprio Paese, con i musicisti della Haydn.
“Einstein on the Beach”, l’opera che rese famoso Glass almeno in Europa, è del 1976. Fu eseguita anche a Venezia. In quegli anni Lei aveva interesse per la nuova musica americana che poi fu nominata “minimalista”?
A dire il vero, in quel periodo ero molto giovane e mi concentravo principalmente sui miei studi di organo. Devo dire che in quegli anni veniva eseguita molta musica contemporanea, e non molto tempo dopo, quando ho iniziato a esibirmi in concerto, mi sono trovato a suonare e ascoltare una quantità notevole di musica contemporanea, incluso molto Glass. Ho anche avuto il privilegio di incontrare Karlheinz Stockhausen.
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Nel corso del tempo la musica di Glass si è allontanata dal rigore dei suoi esordi. La Sinfonia n.14 è del 2021. Trova abbia affinità con le opere di Haydn e Mozart che completano il programma che lei dirige?
È difficile trovare affinità con il programma, perché il suo stile è così particolare. Da un punto di vista armonico, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo dell’armonia ostinata, c’è un richiamo alla musica del passato, anche quella molto antica. Questo succede spesso nella musica contemporanea, dove si percepisce una sorta di eco del passato. Tuttavia, strutturalmente non ci sono particolari affinità, se non per il fatto che, strumentalmente, è un pezzo particolarmente adatto a un'orchestra da camera o a un ensemble specializzato nel repertorio sette-ottocentesco.
La prima esecuzione della Sinfonia “L’orologio” si tenne il 3 marzo1794 a Londra, con Haydn che dirigeva al clavicembalo. Così sul Morning Chronicle: “ Il carattere che pervadeva l'intera composizione era gioia sincera”. Lei prova questa emozione nel dirigerla?
In tutte le sinfonie di Haydn, in particolare nelle Londinesi, trovo sempre una grande gioia. La musica di Haydn è intrisa di un’ironia sottile, soprattutto nei secondi movimenti. È così anche nella Sinfonia n. 101, dove nell’Andante si trova l’imitazione di un orologio. Immagino che, a quell’epoca, il pubblico fosse davvero affascinato, e devo dire che questo brano sorprende ancora oggi. Nella musica di Haydn si percepisce chiaramente che fosse un uomo felice e realizzato, un aspetto che traspare nella sua composizione. Riesce sempre a inserire passaggi di ironia o divertimento, come nei suoi sviluppi, che sono sempre incredibilmente interessanti. In mezzo a questi momenti, ci sono anche contrasti improvvisi di grande intensità, come nel secondo movimento dell’Orologio, dove c’è un passaggio in minore che fa rabbrividire, per la potenza e il contrasto che riesce a esprimere.
Nel corso o a margine di un suo concerto le è capitato un episodio buffo (o tragicamente comico) di cui ancora sorride?
Ne ricordo uno in particolare, risalente agli anni 2000, quando ero a Liverpool per dirigere l'orchestra sinfonica. Durante un attacco particolarmente vigoroso, la mia bacchetta volò via e ricadde tra il pubblico. Da quel momento ho deciso di non usarla più...
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06.05 ore 20
Orchestra Haydn
Ottavio Dantone, direttore
musiche di Haydn, Mozart e Glass
Bolzano, Auditorium
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