Caro Alexander Langer..

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Caro Alexander Langer…
Caro Alexander,
trent’anni dopo la tua scomparsa, continuiamo a fare i conti con la tua eredità. Un’eredità politica esigente, scomoda, viva.
Non ci basta ricordarti: vogliamo interrogarti. E misurarci, come Verdi Grüne Vërc, con le domande che ci hai lasciato. Oggi il tuo nome viene citato spesso, da molti. Anche da chi si concede, all’occorrenza, una verniciata di verde, senza affrontare il cambiamento reale che tu hai sempre preteso.
Il rischio è che tu venga trasformato in un’icona rassicurante, anziché in una voce scomoda; noi sappiamo che le tue parole non chiedevano celebrazioni, bensì scelte. Viviamo un tempo sfidante per tutte e tutti; la crisi climatica si aggrava ogni giorno, mentre troppi governi fanno passi indietro.
La guerra è tornata in Europa e in Medio Oriente, la convivenza è messa alla prova da politiche securitarie e da un linguaggio che esaspera le paure. L’economia continua a premiare chi sfrutta, a penalizzare chi cura. L’educazione – che tu consideravi il primo terreno di trasformazione – viene spesso ridotta a funzione tecnica, privata della sua missione democratica.
E intanto, si diffonde un’idea di sviluppo che tu avresti denunciato con forza e noi con te: un turismo fuori controllo, che consuma paesaggi, comunità e risorse, che trasforma i territori in vetrine e la natura in merce. Anche in Alto Adige vediamo le contraddizioni di questo modello: sostenibilità sbandierata, ma crescita senza limiti. Non è questo l’ecologismo che ci hai insegnato. E qui, nella nostra terra, vediamo anche un’altra deriva: quella di forze politiche che usano le divisioni etniche per rafforzare il proprio potere, che agitano bandiere e appartenenze come barriere, e che fanno della paura dell’altro la propria motivazione.
Ce lo hai insegnato tu che la convivenza non è un dato, ma un processo politico, attivo, esigente. La conversione ecologica che ci hai indicato resta il nostro orizzonte, a condizione che sia sociale, culturale e collettiva. Non ci basta parlare di ambiente: dobbiamo difendere i territori, contrastare la speculazione, redistribuire potere e risorse. Non ci basta dichiarare di voler convivere: dobbiamo costruire comunità inclusive, che abbiano il coraggio di attraversare le differenze, non di cristallizzarle.
Come Verdi Grüne Vërc siamo nati anche per questo e con questo spirito stiamo nei nostri comuni, nei nostri ruoli, nel consiglio provinciale e regionale: perché abbiamo sentito il bisogno di ricominciare dal basso, dai territori, da un ecologismo che non sia comodo né occasionale. Perché crediamo, come te, che una politica che non cambia le cose non serve e che c’è bisogno di più lentezza, sì, ma anche di più coraggio.
No, non ti celebriamo, Alexander, ti chiamiamo in causa, perché il futuro che hai immaginato è ancora tutto da costruire.