Ambiente | Mobilità alternativa

Asporto rifiuti: mezzi sostenibili, no?

Si parla tanto di mobilità ecologica, ma nessuno parla dei mezzi asporto rifiuti dove il diesel impera senza programmazione né strategie. Una disamina assai critica.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Mercedes Benz - Renault

In tutto questo fervore altoatesino “monodiretto” e “monotematico” focalizzato solo sulla mobilità elettrica e a idrogeno, a furia di voler essere “Die Besten!” ci si è però dimenticati, e da anni ormai, di altri settori. Ho tediato da tempo i lettori di salto.bz sulle questioni del trasporto pubblico, ma altri mezzi che sono in strada ogni giorno sono quelli che trasportano i rifiuti.

Vi sono molti esempi europei dove s’è scelto di abbandonare il gasolio per le benne che trasportano i rifiuti. Esempi, giusto a titolo esemplificativo: Parigi, Milano, Provincia di Treviso, Berlino, Copenhagen, Madrid. Cosa hanno scelto? Mezzi a metano, che spesso vengono riforniti con biometano altrettanto spesso prodotto da propri impianti di smaltimento, vuoi dalla raccolta dell’umido, vuoi da discarica. Le scelte, come quelle che ho indicato, solitamente vengono fatte sia per motivi ambientali (soprattutto nell’ottica di utilizzare il biometano) che per motivi di diminuzione del rumore visto che i mezzi CNG sono più silenziosi di quelli a gasolio.

La situazione in Alto Adige: praticamente anno zero

Ebbene, come siamo messi qui in provincia di Bolzano dove di parla (sparla?) tanto di mobilità ecologica alternativa ma sempre e solo elettrica? Abbiamo qualche programma per un parco mezzi alternativo che comprenda quanto il mercato offre oggi?

Diciamo pure: anno zero. Quasi nulla, infatti, ad eccezione di sette mezzi dei Seab, con qualche annetto sulle spalle, e di qualche miniveicolo dell’ASM di Bressanone.

Praticamente in provincia di Bolzano NON esiste alcuna politica per le trazioni alternative per i mezzi per l'asporto rifiuti. Con buona pace dei tanti proclami sulla mobilità ecologica e alternativa visto che sono mezzi che praticamente ogni giorno sono su strada.

E dire che le intenzioni di soli dodici anni fa (!), almeno in casa Seab, erano lungimiranti (articolo del 14.10.2004!)…

La Seab con la graduale sostituzione dei propri mezzi di servizio a gasolio, con altri con combustione a metano, vuole contribuire alla sostanziale riduzione dell'inquinamento.

... ma negli ultimi dodici anni s'è forse cambiata idea?

La conferma arriva da un paio di domande poste al responsabile della logistica di Seab. Le riporto qui sotto:

Con riferimento alla Sua risposta del 30 giugno, leggo che vi sono solo 7 mezzi a metano su 152 veicoli,

  • Ne debbo dedurre che la scelta del metano è stata ormai scartata per i nuovi mezzi?
  • In caso affermativo, vi sono delle ragioni particolari?
  • La scelta della trazione è sempre stata fatta da parte degli organi/uffici di Seab oppure vi sono o vi sono state indicazioni in merito da parte di Provincia e/o Comuni?

Risultato: a distanza di oltre due mesi, nessuna risposta. Forse perché ho centrato il problema? Ovvero nessuna indicazione aziendale, amministrativa o politica in merito?

Eppure basterebbe prevedere, almeno per chi fa gestire il servizio esternamente, di affidarlo a chi dispone di mezzi alternativi a metano. Mica è difficile. Mentre chi acquista direttamente i mezzi, dovrebbe cominciare a prevederli solo a metano. Ma sono più cari… forse è lì che “casca l’asino”? Ma poi andiamo a parlare, o peggio, a vaneggiare di idrogeno? La questione bus H2, tanto trattata, docet. Evidentemente nel settore il tema proprio non ce lo si pone oppure, ma ipotizzo solamente, c’è una totale ignoranza della materia nonché il pressoché totale disinteresse da parte degli enti locali che danno in gestione il servizio.

Intanto pure Seab si è lanciata nell’idrogeno, nello sperimentare su qualche mezzo, spendendo magari una barca di soldi e lasciando completamente per strada le alternative, certamente a costi più abbordabili. Sempre la solita domanda: chi suggerisce queste “belle idee”? Ora, capisco se accanto ad una flotta alternativa si facesse anche la sperimentazione con mezzi H2, ma non fare nulla e imbarcarsi in progetti da “foglia di fico” su flotte di mezzi diesel, mi spiace, ma ciò è quanto in tedesco si chiama “Augenwischerei”.

La mancata realizzazione delle infrastrutture di rifornimento di carburanti alternativi

Quasi ovvia anche la risposta del Servizio Tecnico della Comunità Comprensoriale Oltradige-Bassa Atesina

Per i prossimi automezzi sarà sempre scelta la trazione a benzina o diesel, vista la facilità di trovare distributori idonei sul territorio. In alcuni comuni è infatti impossibile trovare distributori gpl o metano.

Qui sì che si casca sul problema della mancata realizzazione della rete distributiva sul territorio di cui ho parlato svariate volte. Responsabilità? Chiaramente della Provincia che si è limitata solo a prevedere incentivi dimostratisi insufficienti. Tacendo del ruolo totalmente inerte delle ex AEW e SEL ora confluite in Alperia, che altrettanto non sta facendo nulla in merito visto che continua solo a propagandare qualche colonnina di ricarica elettrica pensando così di risolvere i problemi della mobilità elettrica. Giusto per vedere come si può fare in modo diverso, rivolgersi cortesemente oltre il Brennero in Tirolo a Tigas. Inutile stare a commentare oltre visto il disastro combinato qui in Alto Adige nell’ultimo decennio, frutto forse di cattivi consiglieri? E dire che una decina d’anni fa sembrava tutto un fervore attorno al metano. Nessuno ad oggi ha mai ritenuto spiegare la palese virata contro-metano avvenuta probabilmente a ridosso degli anni 2007-2009.

Discariche, umido e acque reflue per ricavare biometano: nessuno si esprime!

Nessuna risposta invece su tali tematiche da tutte le Comunità Comprensoriali e aziende contattate, né, soprattutto, da Ecocenter, ma quest’ultima pare essersi pure "innamorata" dell’idrogeno, purtroppo. Come lo è stato la notizia di fine agosto 2015 sull’ipotizzato idrogeno da ricavare dalla discarica di Perca, notizia su cui mi fu dato spazio di rispondere sulla NST. E' chiaro che c'è qualcuno che compie un'opera lobbistica che, però, fa tabula rasa di qualsiasi altra alternativa.

Segno inequivocabile che qualcosa è andato veramente storto nella programmazione (se mai vi sia stata in tale settore...), nelle strategie e, più semplicemente, nell’immaginare qualcosa di più “green” da realizzare oggi e con una strategia futura. Praticamente un disastro di natura amministrativa e politica, altro non si può definire questa palese defaillance per un asporto rifiuti alternativo e sostenibile da realizzare senza fare voli pindarici.

La comunicazione, le risposte, la PEC, ecc.: fornire e ottenere dati, che fatica!

Una nota finale la debbo riservare per evidenziare che molti non mi hanno risposto. Strano, perché avendo utilizzato la PEC, le domande sono di certo arrivate a destinazione. Chi lo ha fatto ha dato talvolta l’impressione che non capiva cosa volessi... in un caso mi è stato addirittura chiesto di compilare un “modulo per l’accesso agli atti”… peccato che sia giornalista e dubito che ai giornalisti venga richiesto tale atto se pongono delle domande. Sembra che proprio non si sia abituati a ricevere domande fuori dall'ordinario.

Non di rado le risposte sono state inviate alla mia PEC da indirizzi “ordinari”, quindi mi sono arrivati sulla mia posta ordinaria ma solo perché ho abilitato la mia casella PEC alla ricezione di messaggi “ordinari”. Questa sarebbe l’amministrazione 2.0 altoatesina? Qui non arriviamo neanche allo 0.2...