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"L'intelligenza dei motori di ricerca"

Diego Calvanese, professore ad Unibz, illustra il progetto vincitore del Classic Paper Award, aprendo al futuro dell'intelligenza artificiale
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Foto: (c) unsplash

Il periodo della pandemia ha visto un’esplosione dell’uso degli strumenti informatici. Riunioni, didattica a distanza, allenamenti on demand e smart working hanno facilitato i complicati giorni di lockdown, e, nonostante l'isolamento abbia comunque avuto un forte impatto sulla salute mentale, hanno permesso alle persone di rimanere in contatto con colleghi, amici e familiari. Non stupisce, quindi, che l’attenzione verso l’evoluzione tecnologica sia aumentata, catalizzata anche dalla rapida ascesa della robotica, diventata, in breve tempo, capace di attirare speranze ed ansie dei curiosi, divisi tra scetticismo, ottimismi e nuove forme di luddismo. L’intelligenza artificiale (AI), però, si compone di svariate branche, tra le quali risiede anche la tecnologia dei motori di ricerca, strumenti ormai quotidiani di chiunque possegga almeno uno smartphone. Nonostante spesso tale tecnologia venga data per scontata, le ricerche ed innovazioni si susseguono anche in questo campo e sono di enorme utilità non solo per gli utenti, ma anche per imprese ed enti pubblici. Grande esperto della materia è Diego Calvanese, professore ordinario presso il Research Centre for Knowledge and Data della Libera Università di Bolzano, dove dirige il gruppo di ricerca Intelligent Integration and Access to Data, e vincitore del prestigioso Classic Paper Award 2021 alla Conferenza AAAI, che riunisce i migliori scienziati del settore dell’AI a livello mondiale.

 

 

Salto.bz: Professor Calvanese, il premio del 2021 è arrivato a conclusione di un lungo percorso di ricerca, com’è nato questo progetto? 

Diego Calvanese: Ho iniziato a lavorare sul progetto per via del mio dottorato alla Sapienza di Roma, mi sono specializzato in una branca dell’intelligenza artificiale che si occupa di elaborare metodi, algoritmi e tecniche per la rappresentazione della conoscenza e la gestione della capacità di elaborare una grande quantità di dati. Il tutto è sfociato in una pubblicazione già nel 2005 e si può quindi dire, in termini informatici, che si tratta di un lavoro vecchio, ma che ha avuto moltissime citazioni ed interazioni con altri lavori di esperti in tutto il mondo. 

La Conferenza AAAI seleziona infatti i paper che negli anni si sono distinti per influenza ed importanza? 

Il Classic Paper Award è attribuito all’articolo, di una passata edizione, che ha avuto nel tempo il maggior impatto sulla comunità scientifica. Il nostro progetto ha avuto complessivamente più di 2000 citazioni, ai quali si aggiungono altri percorsi sia in ambito accademico che in ambiti più pratici. 

La Conferenza riunisce i migliori scienziati a livello globale, questo le ha permesso di collaborare con molti esperti in ambito internazionale? 
 
Il mondo dell’AI è da sempre interconnesso su scala mondiale. Già dai tempi di Roma, con i colleghi con i quali ho elaborato il paper, mi sono confrontato con scienziati provenienti da ogni angolo del globo. Il centro di Bolzano, poi, è una punta di diamante del mondo accademico italiano ed è noto a livello internazionale. Oltre alla conferenza AAAI, che si tiene sempre in Nord America, siamo stati invitati a partecipare all’International Joint Conference of Artificial Intelligence (IJCAI), che seleziona un luogo diverso per ogni edizione. Alla Conferenza del 2026, a Brema, parteciperò in qualità di Program Chairman, e potrò quindi prendere parte all’organizzazione e stabilire il programma, composto da più di 5000 articoli. 

 Il centro di Bolzano, poi, è una punta di diamante del mondo accademico italiano ed è noto a livello internazionale

Il sistema elaborato nel paper si occupa di processare grandi quantità di dati, può essere usato dagli utenti comuni?

Si tratta di un programma complesso, utilizzato sia in ambito industriale-commerciale che dalle pubbliche amministrazioni, stiamo parlando, infatti, di una tecnologia “Ontop” che guardare dall’alto i dati, in modo tale da evidenziare il loro contesto, per collegarli con altri dati attinenti, seguendo le caratteristiche logiche, in linea con il loro significato semantico. Difficilmente un utente comune si troverà ad averne bisogno, ma stiamo comunque parlando di una risorsa open source, scaricabile su internet. 

Come mai questa scelta? 

Abbiamo deciso di lanciare questa tecnologia in modalità open source per promuovere l’innovazione e creare una rete di utenti. Sappiamo, infatti, che il nostro sistema è molto scaricato e questo ci ha permesso non solo di farci conoscere, ma anche di interfacciarci con coloro che usano il programma per miglioramenti, commenti e segnalazioni: un’esperienza che ci ha portati ad aprire il primo spinoff della Libera Università di Bolzano, Ontopic, che ha sede nel Parco Tecnologico NOI.

La decisione di rimanere in open source quindi ha creato le basi per la nascita di Ontopic?

Ontopic vende prodotti che sono basati sulla tecnologia che abbiamo sviluppato. Un’iniziale conoscenza è quindi fondamentale per familiarizzare con il sistema e sapere quali applicazioni più specifiche si adattano alle singole esigenze. Imprese ed enti si rivolgono ad Ontopic per trovare programmi più specifici, adatti alle richieste, e ricevere un'assistenza esperta. Una scelta che ci ha permesso di crescere e che, dal 2019, anno di fondazione, ha portato ad avere personale che lavora a tempo pieno in un progetto in espansione. 

Lo sviluppo iniziale però lascia intendere quanto sia necessario finanziare la ricerca con fondi pubblici per arrivare a tali risultati? 

Il finanziamento alla ricerca è sempre fondamentale per continuare sulla strada dell’innovazione. In Italia purtroppo è ancora un messaggio che stenta a passare nelle istituzioni e soffriamo di un’importante carenza di fondi. Spesso ci si affida ai progetti europei e anche il nostro spinoff ha beneficiato di un bando europeo. Incrementare l’attenzione verso la ricerca rimane fondamentale, soprattutto alla luce dell’attenzione e del grande sviluppo che l’AI sta avendo in questi anni. 

Un’esperienza che ci ha portati ad aprire il primo spinoff della Libera Università di Bolzano, Ontopic, che ha sede nel Parco Tecnologico NOI

Tale entusiasmo negli ultimi anni ha spinto molto la ricerca sull’AI? 

L’AI, associata soprattutto al machine learning, sta avendo un notevole successo. Le prospettive legate, per esempio, alla robotica o alla guida autonoma hanno acceso l’interesse di molti. Lo sviluppo di tale tecnologia comporta, però, la risoluzione di tanti sottoproblemi, spesso sconosciuti o sottovalutati al grande pubblico. Già dagli anni ‘50, anni in cui sono iniziati i primi esperimenti in ambito di intelligenza artificiale, si parlava di macchine autonome e sicuramente sono stati fatti enormi progressi, ma anche in passato c’è stata un’eccitazione iniziale che si è affievolita nel tempo. 

L’attenzione attuale rischia quindi di scemare? 

Le aspettative sono molto alte, ma dobbiamo sempre considerare che ancora non sappiamo quali saranno le tempistiche delle varie innovazioni che si stanno affacciando. C’è, inoltre, una discussione sui problemi etici e giuridici che tali tecnologie possono comportare. La diffusione degli strumenti informatici ha allargato la platea di persone che ora vi si affidano e difficilmente torneremo indietro, ma serve reagire con cautela davanti agli annunci affrettati che spesso si susseguono.