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Arrivano i Salesiani

Seconda puntata della storia del Rainerum. Dall'epoca fascista ai grandi cambiamenti degli ultimi anni.

Al termine della prima parte di questo racconto avevamo lasciato il Männerverein fondato nel 1848 per gestire il convitto Rainerum alle soglie del primo conflitto mondiale. Nel novembre del 1918 avvenne poi quel che tutti sanno ed anche l'ormai consolidata istituzione benefica si trovò ad operare nell'ambito delle leggi del regno d'Italia. Una situazione che da subito apparve piuttosto complessa. In quell'epoca, in Italia, il potere esecutivo guardava con ben poca simpatia alle iniziative a carattere religioso come in sostanza era quella del Rainerum, gestita, come si ricorderà, dalle suore della congregazione di San Vincenzo. Non passarono molti anni e le tensioni sfociarono in aperto conflitto. Nel 1925 il commissario prefettizio del comune di Bolzano Antonio De Steffanini, ritenendo il fine della beneficenza prevalente su quello educativo, decise che l'ente dovesse essere considerato a tutti gli effetti come pubblico. Una distinzione che pesò come un macigno sul futuro dell'istituzione. Nel maggio del 1929, infatti, il governo ordinò lo scioglimento del Männerverein E la nomina di un commissario che avrebbe dovuto pilotare il Rainerum verso la nuova forma giuridica di istituzione pubblica di assistenza e beneficenza (IPAB). Inutili i ricorsi al Consiglio di Stato, vana ogni forma di opposizione, come quella che comunque il vecchio presidente Alois Told fece mettere a verbale, in occasione del passaggio formale dei poteri al nuovo commissario nel giugno del 1929. Con un tratto di penna venivano cancellati oltre cinquant'anni di storia, veniva di fatto espropriato un patrimonio che era stato costruito e mantenuto con le offerte con l'impegno di privati cittadini oltre che con i finanziamenti pubblici. Non fu l'unico caso in quegli anni e, quando si cercano le cause del radicale rigetto, da parte del mondo sudtirolese, di tutto ciò che ha sembianze italiane, bisognerebbe pensare anche a passaggi di questo genere che hanno lasciato tracce profonde nella memoria e nelle coscienze.

Il Rainerum , con l'inizio degli anni '30, entra così in una nuova fase della sua storia. Nel 1932, tra l'altro, fu approvato il nuovo statuto che prevedeva un consiglio di amministrazione composto da cinque membri: uno, il presidente, nominato dal prefetto, uno dal podestà di Bolzano, uno dalla curia, uno dal provveditorato agli studi, uno infine dal presidente della congregazione di carità. È una configurazione che è rimasta immutata sostanzialmente fino ai giorni nostri, sia pur con qualche modifica marginale. Un altro cambiamento a dir poco epocale avvenne tra il 1937 del 1938. Fu rescissa la convenzione con le suore di San Vincenzo e al loro posto furono chiamati dal Veneto i padri salesiani, i quali ebbero da subito poteri e autonomia maggiori di quelli previsti in precedenza per le suore. È da ritenere che anche questa operazione rientrasse nel più generale progetto di inserimento nel tessuto sociale di Bolzano di elementi di italianità anche per quel che riguarda la cura delle anime. Sono gli anni in cui ad esempio avviene l'insediamento dell'Istituto delle suore Marcelline (1935), dei Domenicani di Cristo Re (1943), dei Carmelitani di via Principe Eugenio (1940).

Il primo periodo di gestione dei salesiani non è comunque destinato a durare a lungo. Nel 1943 le autorità di occupazione naziste nominano un commissario di lingua tedesca e subito dopo l'edificio di via Carducci viene requisito dall'esercito tedesco. Il 13 maggio del 1944 il Rainerum viene distrutto completamente durante un bombardamento alleato. Quel che non abbattono le bombe viene consumato in un furioso incendio, dovuto forse alla presenza nelle stanze di materiale infiammabile.

Si arriva così al secondo dopoguerra. L'amministrazione viene ripristinata nel 1946 ma occorreranno oltre 10 anni perché si possa giungere alla ricostruzione e alla riapertura del collegio. I fondi per l'opera arrivano in gran parte dallo Stato, dalla Rregione e dalla vendita di un terreno attiguo. In totale 150 milioni che servono per realizzare il progetto disegnato dagli ingegneri Sale e Ronca, progettista, quest'ultimo, di numerose altre opere di prestigio nel capoluogo altoatesino.

La solenne inaugurazione del nuovo Rainerum avvenne il 6 febbraio del 1958 e, a tagliare il nastro, fu il patriarca di Venezia Angelo Roncalli, destinato di lì a poco a divenire Papa Giovanni XXIII. Con la riapertura tornarono anche i salesiani che diedero immediatamente un forte impulso all'attività educativa, con l'attivazione dei corsi di scuola elementare di scuola media. Fu allora che il Rainerum si avviò a diventare scuola di eccellenza per i ragazzi delle buona società bolzanina, ruolo già ricoperto dalle Marcelline in campo femminile e che, nel mondo di lingua tedesca, è da sempre occupato dai "Franziskaner". È  questo il periodo in cui l'originaria vocazione ad accogliere, come convittori, giovani provenienti dalla periferia soprattutto se di famiglie disagiate, pur rimanendo tra gli scopi statutari, finì per passare in secondo piano.

 

Sono gli anni, infatti, nei quali i bolzanini si abituano a considerare il Rainerum, semplicemente come l'istituto dei salesiani, mentre pochi sanno che dietro resta l'IPAB, presieduta per oltre un ventennio da Luigi Candido Rosati, parlamentare democristiano in tre legislature. Sono peraltro gli anni nei quali, nel complesso di via Carducci, si realizza una sorta di condominio, visto che, tra il 1964 e il 1967, viene costruita una nuova ala dell'Istituto, che contiene tra l'altro una chiesa e un teatro, ma che questa volta è di proprietà dei salesiani stessi. Nella stessa struttura edilizia i salesiani sono dunque in parte padroni di casa e in parte affittuari, in base ad una convenzione con l'IPAB che viene rinnovata più volte con l'inclusione di clausole che in qualche modo cercano di recuperare l'originario spirito assistenziale rispetto alla attività educativa ormai preponderante e che, in anni recenti, si sviluppa ulteriormente con l'apertura, dapprima, di un liceo linguistico e poi di un liceo scientifico.

 Con la nascita dell'Università di Bolzano si manifesta infine l'urgente esigenza di trovare dei posti in collegio per gli studenti in arrivo dall'Italia e dall'estero. Una delle soluzioni individuate è quella del Rainerum. L'university college viene inaugurato nel giugno del 2005, ma subito si prospetta la possibilità di ampliarlo ulteriormente. I lavori partono nel 2008 e terminano nel 2009. Tutte le attività scolastiche e il convitto dei salesiani vengono concentrate nell'ala più recente, mentre quella che si affaccia su via Carducci, di proprietà del IPAB Rainerum restano adibite a collegio universitario. La gestione di quest'ultimo viene affidata agli stessi salesiani.

Nel frattempo maturano grosse novità anche sul fronte giuridico. Dopo la causa pilota intrapresa con successo da un IPAB di Bologna e terminata con una pronuncia favorevole da parte della corte costituzionale, la natura pubblica di molti di questi soggetti viene messa in discussione. Viene fatta una netta distinzione tra le IPAB che svolgono ancora compiti di mera natura assistenziale e che vengono direttamente assorbite dagli enti pubblici preposti a questi scopi, e quelle che, come nel caso del Rainerum, pur essendo partecipate in parte o del tutto da soggetti pubblici svolgono un ruolo di tipo privatistico.

Nel 2005, al termine di una complessa fase di trasformazione, la fondazione Rainerum viene iscritta all'albo delle persone giuridiche private tenuto dalla Provincia autonoma di Bolzano. Un passaggio importante sul piano giuridico ma che non cambia in sostanza il governo dell'istituzione. Il consiglio di amministrazione, come nel 1932, continua a essere composto da cinque membri. Come allora uno è nominato dal comune di Bolzano, uno dalla curia, uno dall'istituzione scolastica (nel caso di specie dall'intendenza di lingua italiana). Al posto del prefetto e dell'organizzazione caritatevole, è la Provincia a nominare il presidente e un altro membro del consiglio. Se si calcola che, sia pure in maniera indiretta, anche la nomina da parte della istruzione scolastica deriva in qualche modo dalla volontà provinciale, si può vedere come, anche in questo campo, la prevalenza della volontà da parte della Provincia Autonoma sia netta.

 

La nostra storia finisce a questo punto. Il resto è affidato alle poco  commendevoli polemiche di questi ultimi giorni. La politica troverà, si spera, soluzioni dignitose a quanto accaduto, ma non sarà inutile, con l'occasione, ripensare al cammino percorso e tornare, sia pur solo col pensiero, allo spirito cui, nel 1848, quei 260 bolzanini decisero di cavare qualche fiorino dal loro portafogli per un'impresa sociale e morale.

 

(*) l'immagine dell'inaugrazione del 1958 è tratta da " Le istituzioni storiche dell'assistenza bolzanina" di Giuseppe pantozzi- Bolzano 2001.