Consulta vs Convenzione: perché?
Lorenzo Baratter: a Bolzano si è optato per una Convenzione, a Trento per una Consulta. La differenza è solo formale?
Lorenzo Baratter - La differenza mi pare, esattamente, del tutto formale. Sul piano sostanziale mi pare ci sia fin d’ora piena condivisione d’intenti. Sapendo benissimo che le proposte elaborate nelle due Provincie andranno poi a convergere nella sede naturale del Parlamento regionale.
Osservo il vero dato politico: non risulta che mai, dal 1945 ad oggi, si sia verificata una condizione di così profonda condivisione del tema Autonomia. E’ quindi la prima volta nei quasi settant’anni di storia dell’autogoverno – mi riferisco alla parte che compete alla Costituzione repubblicana – che prende il via un processo istituzionale e legislativo di così effettivo coinvolgimento dell’opinione pubblica e della società nella definizione ed elaborazione dei contenuti dell’Autonomia del futuro.
Leggo questo dato come un segno molto positivo. Mi ricorda idealmente quella straordinaria opera di Othmar Winkler che si intitola “La costruzione dell’Autonomia”: un cantiere in fermento al quale tutti sono chiamati a portare il proprio contributo, il proprio lavoro, le proprie idee, con senso di responsabilità e partecipazione.
Quindi mi pare che l’idea della Consulta sia un’innovazione originale, innovativa, preziosa. Anche in termini di cittadinanza attiva. Questo grazie anche al nuovo dinamismo nei rapporti fra Trento e Bolzano. Del resto con Rossi e Kompatscher, non solo su questo tema, è stata ingranata un’altra marcia.
Vorrei aggiungere che stiamo parlando di un disegno di legge appena depositato che dovrà affrontare il suo iter e approdare, ci auguriamo in tempi molto brevi, nell’Aula del Consiglio provinciale per l’approvazione definitiva.
Il dato politico positivo è che la quasi totalità dei capigruppo, in modo del tutto trasversale, ha sottoscritto questa proposta legislativa, a testimonianza di una volontà politica forte e condivisa.
E ancora prima va riconosciuto l’impegno decisivo messo in campo nella definizione della proposta legislativa iniziale da parte del Presidente della Provincia Autonoma di Trento Ugo Rossi, dal Presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti e dal vice Presidente del Consiglio provinciale Walter Viola.
Tra i due organismi di Trento e Bolzano ci sono però diverse differenze. Innanzitutto i membri a Bolzano sono 32 e a Trento 25. Poi a Trento c’è un membro in più delle categorie produttive e un membro in più anche per i sindacati. A Bolzano gli esperti di diritto sono 5 e da voi solo 2. Ma voi avete 3 membri che provengono dal terzo settore, di cui non c’è esplicitamente traccia in Alto Adige. A Bolzano i membri del consiglio provinciale saranno 12 e da voi invece con ogni probabilità 9. Del gruppo di lavoro però a Bolzano faranno parte anche otto ‘cittadini’ selezionati su un gruppo di 100 candidati. Perché a Trento i cittadini non sono entrati a far parte della Consulta?
Fatte salve le piccole differenze nella composizione, mi pare di poter dire che entrambi gli organismi – la Consulta e la Convenzione – danno una significativa rappresentanza alla società civile.
Ai cittadini, poi, viene in realtà assegnato il ruolo più importante. Infatti la Consulta ha l’obiettivo primario di promuovere la partecipazione della comunità trentina.
La Consulta in sé ha un ruolo che potremmo definire in qualche modo preparatorio: elaborato infatti il documento preliminare (operazione da compiersi entro 120 giorni dall’insediamento della Consulta medesima) prende il via il processo partecipativo nel quale tutti i cittadini che vorranno essere protagonisti avranno lo spazio necessario per esprimersi e sottoporre le loro proposte.
Tale processo partecipativo si svolgerà in un periodo di 180 giorni, collocato fra l’approvazione da parte della Consulta del documento preliminare e del documento conclusivo.
Se la domanda è invece “come potranno intervenire i cittadini?”, allora è giusto specificare che il processo partecipativo vedrà valorizzati gli strumenti di comunicazione informatica, ma non solo.
Le modalità di intervento e i passaggi più significativi del processo partecipativo sono: la pubblicazione sui siti internet istituzionali del documento preliminare, accompagnato da una relazione; l'indizione di dibattiti pubblici, anche a livello territoriale, aperti a tutti i soggetti indicati nel comma; i dibattiti si articoleranno in momenti di informazione e illustrazione del documento, seguiti da una discussione; la costituzione di tavoli di approfondimento su tematiche specifiche; l'audizione della Giunta provinciale; l’audizione dei parlamentari eletti in provincia, dei componenti della Commissione paritetica prevista dall'articolo 107 dello Statuto speciale e di esperti su argomenti specifici; la raccolta di osservazioni, suggerimenti e proposte, in forma scritta; la raccolta di informazioni sui processi di riforma degli altri statuti speciali.
Bolzano e Trento hanno deciso di lavorare su due binari paralleli. Quali i pro e i contro di questa scelta? Come avverrà, poi, la sintesi conclusiva visto che lo statuto è regionale? E poi: in questa fase sono comunque previsti dei momenti di confronto tra le due Provincie? In particolare tra i due partiti che trainano l’operazione e cioè il tuo cioè il PATT e la SVP in Sudtirolo?
Trento e Bolzano lavoreranno su due binari paralleli che successivamente andranno a convergere nella sintesi finale, che sarà elaborata dal Consiglio regionale, secondo modalità operative in fase di definizione. Il processo mi pare lineare e coerente, sia nel metodo che nella sostanza.
Quanto alla domanda se nel primo tempo dell’elaborazione, durante cioè il lavoro delle due Consulte, ci saranno momenti di confronto fra Trento e Bolzano, questo è evidente: perché esplicitamente previsto dall’Art. 3 (“Relazioni istituzionali”) del disegno di legge in oggetto – secondo cui “la Consulta promuove un confronto con la Convenzione istituita ai sensi della legge della Provincia autonoma di Bolzano 23 aprile 2015, n. 3, nonché con il Consiglio regionale con adeguate e puntuali iniziative individuate in tale sede”. Evidentemente un ruolo fondamentale lo avranno anche i rapporti fra i due esecutivi provinciali, in termini di scambio di informazioni con la Consulta e con la Convenzione.
Quanto al PATT e la SVP, è evidente che i rapporti esistono regolarmente a prescindere dal tema Consulta. Certamente dovranno essere intensificati. Credo sia però giusto ribadire che il compimento di questo nuovo processo partecipativo non è opera del PATT o della SVP, pur consapevoli del ruolo crescente che queste due forze politiche hanno sul piano politico regionale, ma vogliono invece essere il risultato di una larga condivisione alla quale sono chiamate a partecipare tutte le forze politiche e tutte le sensibilità della nostra società regionale, con pari dignità e convinzione.
Perché l’Autonomia rimane il grande, straordinario, irripetibile patrimonio di tutta la nostra popolazione. L’unico grande vero tema che unisce e può continuare a unire le nostre genti in uno spirito di concordia regionale.
Quanto è importante il coinvolgimento dei cittadini in questo importante restyling dell’autonomia regionale?
Die Erneuerung der Autonomie: preferisco parlare di “rinnovamento dell’Autonomia” perché se fosse stato un semplice restyling non avremmo avviato tutto questo processo. Si tratta invece di una scelta coraggiosa e profonda e in quanto tale bisognosa della massima condivisione possibile.
Ecco il perché della Consulta e del processo partecipativo. Ecco perché il ruolo centrale dei cittadini – ma anche di enti, associazioni, organizzazioni portatrici di interessi economici, sociali, culturali e ambientali aventi sede nel nostro territorio, come dichiarato in legge – diventa cruciale.
E’ la sfida della complessità, è espressione di un’Autonomia viva e coraggiosa capace di interpretare quello spirito di innovazione e di cambiamento sempre più trasversale dentro la nostra società regionale. Credo che questo provvedimento legislativo possa essere uno dei passaggi cruciali nella storia dell’autogoverno di questa terra. L’antidoto forse più efficace degli ultimi decenni al rischio, peraltro ancora attuale, di un Trentino “piccolo e solo, evocato a suo tempo da Bruno Kessler.
Per la Consulta trentina è prevista una durata di 1 anno prorogabile a 2. Arriverete in fondo al lavoro a ridosso delle prossime elezioni regionali? Il nuovo statuto quindi arriverà presumibilmente solo con la prossima legislatura? Non è un po’ rischioso?
La domanda è pertinente. Se da un lato vi è la necessità di portare a compimento il processo in modo puntuale e non troppo frettoloso, contestualmente dobbiamo essere altrettanto consapevoli che si dovrà lavorare duramente perché dentro questa legislatura – nei tre anni che ci separano dalla fine della stessa – si possano concludere i lavori.
Qui entra in gioco il senso di responsabilità di tutti: in ballo non c’è il destino di questa o di quella forza politica, ma al contrario il destino collettivo di un popolo e la corretta valorizzazione di un’eredità secolare che in quest’epoca difficile merita tutta la nostra attenzione, tutto il nostro impegno, per metterla adeguatamente al riparo e trasferirla – forte e rinnovata – alle prossime generazioni.
Spero che sarà una specie di
Spero che sarà una specie di parrallelismo che comunicherà spesso fra le assi e soprattutto che sarà un parallelismo contemporaneo.