Cultura | In mostra

La luce delle idee e il suono delle immagini

Fino a gennaio 2016 a Museion l’estetica cristallina e multisensoriale di Cerith Wyn Evans.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

La ricerca sul linguaggio, l’uso del suono e della luce sono alcune delle cifre stilistiche più evidenti del lavoro di Cerith Wyn Evans, artista gallese classe 1958, che negli anni si è guadagnato l’interesse e la stima del mondo dell’arte contemporanea, grazie al suo raffinato approccio concettuale, con opere che intervengono in modo acuto e intelligente sui luoghi che le ospitano. Da venerdì 2 ottobre, una selezione di lavori dell’artista - tra i quali un’opera creata per l’occasione - è presentata a Bolzano, nella prima personale ospitata in un museo italiano. Fino a gennaio 2016 a Museion, grazie alla mostra a cura di Letizia Ragaglia, è possibile immergersi nel percorso sottile e multisensoriale, che per la propria comprensione fa appello all’immaginazione del visitatore, più che alla sua logica.

In quello che l’ONU ha dichiarato l’Anno Internazionale della Luce, l’artista che si esprime attraverso vari media tra cui installazioni, scultura, video, fotografia e testi, ha ideato per l’esposizione bolzanina il lavoro E=C=L=I=P=S=E  che trasforma un fenomeno di oscuramento in luce, quella della grande installazione luminosa sulla facciata interna del quarto piano di Museion, che riporta il testo sviluppato da Wyn Evans in riferimento alla spettacolare eclissi solare di una decina di anni fa.

L’artista ha cominciato la propria carriera alla fine degli anni ’70 con la produzione di film sperimentali e video – è stato assistente di Derek Jarman e, tra gli altri, ha collaborato con gruppi come gli Smiths – ma dagli inizi degli anni ’90 la sua ricerca si è concentrata sul linguaggio e la percezione. L’estetica raffinata della sua poetica e il chiaro rapporto con lo spazio delle sue opere, contribuiscono a trasmettere con efficacia le idee che veicolano  attraverso la ricca gamma di contaminazioni  - tra film, musica, letteratura, arte e filosofia - che distingue la sua opera. Le mostre che lo vedono coinvolto, come del resto le opere che crea, hanno lo scopo di comunicare idee attraverso la forma, quindi spesso i lavori esposti hanno un andamento corale, come accade anche nella mostra bolzanina, nella quale ogni opera è in relazione con le altre, con i progetti Figment I e Figment II che fanno eco all’installazione sull’eclissi, muovendosi dagli interessi di Wyn Evans per il mondo della fisica e, in particolare per gli esperimenti condotti dal CERN di Ginevra sul bosone di Higgs, la cui esistenza è stata ipotizzata dalla scienza ben prima della sua scoperta. Attraverso questa serie di lavori prende forma così la necessità, anche per la scienza, di attingere al mondo dell’intuizione e dell’immaginazione.

Insieme alla luce a neon delle scritte che compaiono come fregi sulle pareti che le ospitano, il suono è uno dei mezzi ai quali l’artista ama ricorrere per evocare l’idea di fluttuazione continua, come dimostrano le due sculture trasparenti al centro della sala che rimandano a grandi flauti di Pan e con il loro ritmo scandiscono sonoramente la mostra, in un accavallarsi di rimandi e associazioni. I riferimenti di Wyn Evans sono molti, da Marcel Duchamp a Rainer Werner Fassbinder, da John Cage a Gilles Deleuze, da Andy Wahrol a Marcel Proust, così nel lavoro del 2008 Socle du monde (Park Hyatt Berlin) che vede la bilancia dell’hotel berlinese Park Hyatt, sostenere il peso del mondo, riecheggia quello di Piero Manzoni datato 1961 Socle du monde. Omaggio a Galileo, mente al pianoterra dell’edificio di piazza Siena, trova posto una colonna composta da tubi fluorescenti che rimanda direttamente allo stile dorico. Le opere di Wyn Evans sfruttano le potenzialità del linguaggio per dare vita a momenti nei quali convivono desiderio e realtà.