Ambiente | Inquinamento

Qualità dell'aria? Bene ma non benissimo

Legambiente ha diffuso il report “Mal’Aria di città”: nel 2024 Bolzano è stata sotto gli attuali limiti di legge, visto il calo dell'inquinamento degli ultimi anni ma, con la nuova direttiva, nel 2030 si abbassa l'asticella. Bene il PM10, da migliorare l'NO2.
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Foto: A22
  • “Respira, sei in Trentino” si afferma nello spot di una nota campagna pubblicitaria che viene trasmessa ormai da qualche anno in tutta Italia per promuovere il turismo. Uno slogan potente, tanto da essere premiato per la sua efficacia comunicativa, un motto che forse, però, è “invecchiato male” - usando uno slang da social. Infatti, la cosiddetta “emergenza smog” - e quindi l’inquinamento dell’aria che si respira - tocca anche il Trentino. Secondo il nuovo report “Mal’Aria di città” diffuso a inizio febbraio da Legambiente, che ha analizzato l’inquinamento atmosferico in tutti capoluoghi di provincia italiani, infatti, sia Bolzano che Trento devono ridurre le proprie emissioni di diossido di azoto (NO2) entro il 2030, rispettivamente del 26 e del 30%. Perché è necessario questo cambiamento proprio nel giro di 5 anni? Perchè ad oggi, a livello europeo, è in vigore la direttiva comunitaria del 2008 che fissa dei limiti per l’inquinamento, ad esempio di particolato PM10 e di NO2, più elevati di quella che entrerà in vigore a partire dal 2030. A fine novembre dell’anno scorso, infatti, è stata pubblicata la nuova direttiva europea che recepisce le linee guida sulla qualità dell’aria stabilite dall’Organizzazione mondiale della Sanità nel 2021. “Gli obiettivi, questa volta, sono molto ambiziosi”, dice Luca Verdi, direttore del Laboratorio Analisi aria e radioprotezione della Provincia di Bolzano. “Sia per quanto riguarda il PM10 che per l’NO2 il limite medio annuo consentito non sarà più di 40 µg/m³ (microgrammi su metro cubo ndr) ma della metà, ovvero di 20”. Come sottolineato da Legambiente, per ciò che riguarda le medie annuali, nessuna città italiana analizzata supera i limiti previsti dalla normativa vigente. La media di Bolzano si attesta sui 17µg/m³ di PM10 e 27µg/m³ per l’NO2, mentre Trento rispettivamente 20 e 29.
    Rispetto ai nuovi target europei previsti al 2030, però, la situazione italiana è critica: sarebbero “fuorilegge” il 71% delle città per il PM10 e il 45% - in questo caso sia Bolzano sia Trento - per l’NO2.

  • Calo delle emissioni di NO2: specie nei rilevamenti vicino all'A22 grazie alla sostituzione dei vecchi mezzi pesanti che circolano sull'autostrada con mezzi più performanti a livello ambientale. Entro il 2030 serve comunque ridurle del 26%. Foto: Provincia di Bolzano
  • Il calo del diossido di azoto

    Se in molte città la situazione è critica sia per il particolato PM10 che per le emissioni di diossido di azoto (NO2), visto che l'anno scorso 50 centraline in 25 città su 98 hanno superato i limiti giornalieri di PM10, non si può dire lo stesso per Bolzano. Il capoluogo altoatesino non supera né gli attuali limiti medi annui di PM10 né quelli in vigore tra 5 anni. Diversa la situazione per l'NO2 che entro il 2030 dovrà essere ridotto del 26%. A incidere in modo particolare sulle emissioni di NO2 - che come si nota nel grafico sono diminuite dal 2019 nelle zone urbane e dal 2022 anche in quelle autostradali - è la circolazione delle vetture. "Negli ultimi anni si è registrato un calo di NO2", spiega Luca Verdi. "Lo si nota in modo particolare nei rilevamenti effettuati dalle centraline posizionate vicino all'A22 dove, grazie alla sostituzione dei mezzi pesanti più vecchi, che circolavano sull'autostrada, con mezzi più nuovi, quindi performanti a livello ambientale, si sono ridotte molto le emissioni". Secondo Verdi questo fenomeno è più difficile da osservare in città, in quanto le automobili che circolano nelle zone urbane non vengono sostituite con la stessa frequenza con cui si sostituiscono, ad esempio, i Tir. "Ma probabilmente lo si noterà in futuro", aggiunge il direttore. 

  • Ignorato il PM2.5

    La legge in vigore chiede agli enti di effettuare delle rilevazioni sia nelle zone di traffico che nel fondo urbano. "Legambiente - precisa ancora Verdi - ci ha chiesto i dati del 2024 con le medie annue di PM10 delle stazioni a Bolzano di Piazza Adriano e via Claudia Augusta, dunque due zone trafficate, mentre, per l'NO2, anche della stazione di fondo urbano situata in via Amba Alagi. Mi aspettavo anche la richiesta dei dati sul PM2.5, visto che, al contrario del PM10, in questo caso Bolzano non starebbe entro i limiti fissati per il 2030". 

    Sebbene Legambiente non si sia concentrata sul PM2.5, secondo Verdi il capoluogo si troverebbe in una situazione "un pelo più difficile" se dovesse già oggi rispettare gli standard futuri. "Il limite di PM2.5 al 2030 è di 10 µg/m³. Attualmente Bolzano sta fra i 10 e gli 11. Quindi ancora non rientra nell'obiettivo. Magari nel giro di 5 anni può essere che questo dato diminuisca", conclude Verdi.

  • “Fondamentale investire nella mobilità sostenibile, potenziando il trasporto pubblico e rendendo le città più vivibili”

     

    Se la situazione dell'inquinamento dell'aria in Alto Adige sembra migliorarsi di anno in anno, per Legambiente, però, non c'è da tirare nessun sospiro di sollievo. “Il 2030 è alle porte, servono scelte coraggiose ora. È fondamentale - scrivono gli ambientalisti - investire nella mobilità sostenibile, potenziando il trasporto pubblico e rendendo le città più vivibili, con spazi pedonali e ciclabili. Urgente anche intervenire su riscaldamento domestico e agricoltura, riducendo l’impatto degli allevamenti intensivi e integrando le politiche su clima, energia e qualità dell’aria”. 

    E il tema del riscaldamento domestico, per esempio, chiama in causa anche gli altoatesini in quanto, tra i fattori che incidono sul PM10, c'è proprio la combustione di legno ed altri materiali. Anche in tal senso, dunque, c'è ancora molto da fare.