
Cambiali all’incasso
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A guardar bene uno dei passaggi più interessanti della recente campagna elettorale è quello che ha visto comparire, negli ultimi giorni prima del voto, un annuncio collocato strategicamente con grande evidenza sui quotidiani di lingua tedesca. Il volto sorridente di Giorgia Meloni accanto uno slogan conciso per ricordare, chi volesse intendere, che la Premier mantiene la parola data.
Ora non vi è da credere che l’iniziativa fosse orientata più di tanto a catturare qualche voto sudtirolese per Fratelli d’Italia. Lo scopo era evidentemente un altro: quello di mandare all’incasso anche per i comuni la cambiale staccata alla vigilia delle politiche del 2022 con la promessa di ripristinare il livello di competenze fissato trent’anni prima e onorata proprio alla vigilia della tenzone elettorale con l’accordo sul testo della legge costituzionale, benedetta con una maggioranza bulgara dal congresso dello Südtiroler Volkspartei ed ora all’esame delle assemblee locali.
C’è, in quell’annuncio, la chiara intenzione di ricordare alla SVP che l’operazione di ricambio della classe dirigente italiana deve ancora superare l’ultimo gradino, quello per l’appunto dei comuni, per essere completata.
A dire il vero è proprio dalla periferia che la suddetta operazione politica è iniziata. Fu a Laives che la Südtiroler Volkspartei licenziò con malgarbo la sindaca uscente, che tra l’altro era anche segretaria provinciale del PD, appoggiando vittoriosamente invece il candidato di centrodestra. Allora Fratelli d’Italia faceva ancora parte ufficialmente dei nemici storici con cui non erano ammessi rapporti diretti e men che meno corresponsabilità di governo e il segnale non fu colto appieno.
C’è, in quell’annuncio, la chiara intenzione di ricordare alla SVP che l’operazione di ricambio della classe dirigente italiana deve ancora superare l’ultimo gradino, quello per l’appunto dei comuni, per essere completata.
La rivoluzione copernicana si stava approssimando e si manifestò rapidamente in quell’agitata estate nel 2022. Se a luglio l’Obmann SVP Philipp Achammer decideva ancora di prendere il treno per Vienna per andare a deporre in grembo alla Grande Protettrice tutti i timori per il quasi certo avvento al potere del partito che porta nel simbolo la fiamma tricolore, un mese dopo, giorno più giorno meno, la situazione si era capovolta. Beatificata dal successo elettorale Giorgia Meloni inserì addirittura nel discorso di investitura le garanzie per i sudtirolesi ricevendone in cambio, non senza qualche contrazione viscerale, il via libera all’ingresso nella stanza dei bottoni di Palazzo Widmann.
Dopo mesi di trattative non sempre facili il risultato è arrivato proprio alla vigilia delle comunali con quel progetto di legge che sembrava raccogliere anche al di fuori dell’area di governo provinciale giudizi non del tutto negativi, fatta eccezione per i secessionisti di STF che tappezzano le fermate dell’autobus di manifesti nei quali un affilato artiglio tricolore squarcia le piume dell’aquila tirolese tradita, dicono loro, da chi avrebbe dovuto difenderla.
Le comunali appunto. In realtà quello del cambio di alleanze con la SVP pronta ad abbandonare ai margini della pista i vecchi alleati del centrosinistra per intrecciare nuovi giri di valzer con Lega, FdI, Forza Italia e Civiche di area, rischia di essere, se e quando avverrà, l’unico vero fatto nuovo.
Il discorso vale in particolare per Bolzano: il voto di quei pochi elettori che continuano ad esprimerlo è più o meno sempre lo stesso da una quarantina d’anni a questa parte, da quando cioè, a metà degli anni 80, vi fu uno spostamento massiccio di consensi verso la destra estrema, come segnale di protesta per gli effetti della nuova autonomia. Una situazione che è rimasta tale e che si è consolidata e definita dopo il 1994, quando l’avvento del bipolarismo ha provocato la deflagrazione dell’area centrista. A Bolzano, in campo italiano, il centrodestra, variamente configurato a seconda degli avvenimenti politici, ha sempre goduto di un certo margine di vantaggio sul centrosinistra, che nel 2005 fu così ampio da permettere addirittura la vittoria al ballottaggio del proprio candidato sindaco. Oggi il “Sindaco tedesco” Konder, quando si richiama, per giustificare le scelte future, ai rapporti di forza tra i contendenti, dimentica volentieri che in quell’occasione fu proprio il suo partito a ignorare quegli equilibri e a vanificare la vittoria di Giovanni Benussi.
Poi, tra il 2018 e il 2020 un altro passaggio-chiave: l’elettorato italiano, sedotto da Capitan Salvini, riversa i suoi voti su una Lega che è dichiaratamente autonomista. L’antica protesta anti-Pacchetto non c’è più.
Questi gli elementi che oggi autorizzano a ipotizzare la vittoria del candidato di centrodestra. Una lettura che ovviamente non piace a chi, dall’altra parte della barricata, non intende gettare la spugna e guarda magari all’esempio di Merano dove la Candidata Sindaca della SVP ha resuscitato l’antico interdetto verso la destra italiana più estrema.
Il Passirio, però, non bagna le stesse rive della Talvera e in qualche caso la parola data e mantenuta da Giorgia Meloni potrebbe anche non bastare.
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