Ambiente | Report "Nevediversa"

La montagna verso il baratro

Il consumo idrico per l’innevamento artificiale equivale al fabbisogno di una metropoli da 1 milione di abitanti. Maglia nera al Trentino Alto Adige per numero di bacini.
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Foto: Alessandro Ghezzer

Il 2022 è risultato uno degli anni più estremi mai registrati in termini di caldo e deficit di precipitazioni nella storia della climatologia italiana ed europea. In Italia, in particolare, si è rivelato il più caldo e siccitoso di sempre, stando alle rilevazioni del CNR-ISAC di Bologna iniziate dal 1800.
L'ultima estate è iniziata già a metà maggio, decisamente più lunga e torrida della media e confrontabile solo con quella storica del 2003. Le perdite di massa glaciale sulle Alpi sono risultate le peggiori mai sperimentate, per l’effetto combinato delle scarse precipitazioni nevose dell’inverno 2021-22. 
Il 2023 non sembra dare prospettive migliori. In montagna continua l’emergenza neve, ma a pesare sulla crisi climatica e l’aumento delle temperature con impatti negativi ci pensa anche la stagione sciistica, sintomo di un turismo invernale che non ha saputo né voluto rinnovarsi. Secondo il report annuale Nevediversa, presentato il 7 marzo a Torino e curato da Legambiente, l’Italia è tra i paesi alpini più dipendenti dalla neve artificiale, rasentando percentuali che arrivano al 90% di piste innevate artificialmente.

Di fronte a ciò l’Italia non può più restare miope, ne può pensare di poter inseguire la neve


L’organizzazione ambientalista torna a ribadire l’urgenza di ripensare ad un nuovo modello di turismo invernale montano ecosostenibile, a partire dalla diversificazione delle attività: “Ce lo impone la crisi climatica che avanza e che sta avendo anche pesanti impatti sull’ambiente montano. Di fronte a ciò l’Italia non può più restare miope, ne può pensare di poter inseguire la neve”.
Su tutta Italia sono stati mappati 142 bacini idrici per l’innevamento artificiale su una superficie totale pari a circa 1.037.377 mq. Il Trentino Alto Adige (seguito da Lombardia e Piemonte) detiene il primato per numero di invasi, ben 59, per un totale di 499 566 metri quadrati di superficie destinati all’accumulo idrico per l’innevamento. L’innevamento artificiale comporta consistenti consumi di acqua, energia e suolo in territori di grande pregio: considerando che in Italia il 90% delle piste è dotato di impianti di innevamento artificiale, seguita da Austria (70%), Svizzera (50%), Francia (39%), il consumo annuo di acqua è stimato a circa 96.840.000 di m³, che equivale al fabbisogno annuale di una città da un milione di abitanti. 


Oltre l'insostenibilità ambientale e sociale, l’innevamento artificiale comporta un abnorme sperpero di risorse pubbliche dal momento che richiede sempre maggiori investimenti  sia per nuove tecnologie sia per sanare le perdite annuali, che finiscono sul conto della Pubblica Amministrazione. Legambiente menziona anche l’aumento dei costi energetici per la produzione di neve artificiale, in continuo aumento: dai 2 euro circa a metro cubo del 2021-2022 si è passati dai 3 ai 7 euro al metro cubo nella stagione 2022-2023.


 


Aumentano al tempo stesso anche gli impianti dismessi (249), temporaneamente chiusi (138) e quelli sottoposti, soprattutto a bassa quota, a quello che Legambiente definisce un vero e proprio “accanimento terapeutico” (181), ovvero che sopravvivono solamente grazie a forti iniezioni di denaro pubblico. Un’ulteriore prova, afferma l’associazione ambientalista che “l’innevamento artificiale non è una pratica sostenibile, fa male all’ambiente ed è uno sperpero di soldi pubblici”.
Tra impianti censiti quest’anno emerge anche la categoria di quelli “un po’ aperti, un po’ chiusi” (84),  ossia quei casi caratterizzati da aperture “a rubinetto” e sintomatici della situazione di incertezza che vive il settore, a cui si aggiungono 78 “edifici fatiscenti” e 16 casi di “smantellamento e riuso”.

 


Legambiente ricorda anche che durante la stagione sciistica 2022-2023, per la prima volta nella storia dello sci nel calendario di Coppa del mondo, alcune competizioni sono state cancellate o rinviate per scarso innevamento e/o temperature elevate. Per il comparto maschile si parla di 8 gare su 43 mentre per il comparto femminile ne sono state cancellate 5 su 42. “La neve artificiale che negli anni ottanta era a integrazione di quella naturale, ora costituisce il presupposto indispensabile per una stagione sciistica, a tal punto che i comprensori per sopravvivere richiedono sempre nuove infrastrutture. Non si considera però – spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente – che se le temperature aumenteranno oltre una certa soglia, l’innevamento semplicemente non sarà più praticabile se non in spazi molto ristretti di alta quota, in luoghi dove i costi già elevati della neve e della pratica sportiva subiranno incrementi consistenti, tanto da permettere l’accessibilità dello sci alpino unicamente ad una ridotta élite, così come accadeva nel passato. Lo ripetiamo, le nostre montagne stanno cambiando: pochissima neve, nevica più tardi e la neve è più bagnata e più pesante. È la fine di un’epoca, che però deve essere accompagnata da un nuovo modo ecosostenibile di ripensare il turismo insieme ad un nuovo approccio culturale. Per questo è fondamentale sostenere le buone pratiche che si stanno sviluppando nelle nostre montagne”.

 


Nel report non poteva mancare anche l’analisi delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Mancano ancora tre anni alla kermesse ma sono già molti i rischi, i ritardi e le ombre che si prospettano all’orizzonte, compreso il rischio concreto di infiltrazioni mafiose. Se da una parte i cantieri delle infrastrutture considerate essenziali e indifferibili risultano già essere in ritardo, dall’altra parte, sottolinea Legambiente, la costruzione di queste opere sarà soggetta a “procedure accelerate”, sacrificando così le necessarie valutazioni sugli impatti ambientali e sanitari. Dal momento che non esiste ancora un completo cronoprogramma, risulta molto difficile stabilire se e quali opere verranno effettivamente concluse in tempo per i giochi olimpici.

Nei prossimi anni andremo incontro a usi plurimi dell’acqua sempre più problematici e conflittuali


“La crisi climatica – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – sta accelerando la sua corsa: la fusione repentina dei ghiacciai alpini, l’emergenza siccità mai finita dalla scorsa estate che non sta dando tregua al nostro Paese, l’aumento delle temperature e degli eventi estremi, sono tutti codici rossi e campanelli d’allarme che il nostro Pianeta ci sta inviando. Al ministro del Turismo Daniela Santachè, che questo inverno ha avviato un tavolo tecnico per l’emergenza legata alla mancanza di neve in Appennino, torniamo a ribadire che avrebbe più senso investire risorse nell’adattamento e non nell’innevamento artificiale. Con un clima sempre più caldo – aggiunge il Presidente – nei prossimi anni andremo incontro a usi plurimi dell’acqua sempre più problematici e conflittuali. Per questo è fondamentale che nella lotta alla crisi climatica l’Italia cambi rotta mettendo in campo politiche più ambiziose ed efficace, aggiornando e approvando entro la fine di marzo il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, e rindirizzando meglio i fondi del PNRR”.
 

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Alberto temporin Ven, 03/10/2023 - 08:06

tutte belle parole peccato che ormai da 50 anni circa il clima viene modificato artificialmente dagli stati uniti d'america per i loro scopi bellici questo è ormai di dominio pubblico perciò un presidente di legambiente che dice queste cose significa che fa parte della cerchia delle associazioni segrete che vogliono dominare il mondo. perchè non può ignorare quello che ho detto sopra.
per la legge 36 del 1994 art 2 comma 2 l'Italia, lo stato italiano, sta modificando artificialmente il clima da allora.
fino ad oggi sono 28 anni che lo modifica leggetevi la legge.
ora per modificare il clima ci sono varie tecniche tutte sottoposte a brevetti internazionali perciò non discutibili , sono fatti non chiacchere.
il CNR di Roma ancora detiene vari brevetti di modificazioni climatiche a partire dal 1966 quando spruzzava sui cieli tra Firenze e Roma sostanze per aumentare le piogge, ufficialmente per studiarne gli effetti poi sappiamo che nel 66 in quel periodo c'è stata anche l'alluvione.
ora oltre a modificare il clima tramite operazioni di aeresol si modifica anche attraverso onde radio sia in atmosfera che nella ionosfera dove si sparano quantità di energia per riscaldarla in alcuni punti e spostare le correnti a getto cosi da spostare le correnti calde o fredde.
tutte tecniche brevettate ripeto.
ora detto questo se proprio con bacini costruiti appositamente per raccogliere l'acqua per poi fare la neve d'inverno, che a sua volta sciogliendosi andra nelle falde acquifere ad alimentarle , legambiente dice che questo non va bene.
c'è un metodo che posso uasre anch'io basta che mi paghiate. ho la possibilità di fare quante operazioni volete di inseminazione delle nuvole per far piovere basta inseminarle quelle due o tre volte durante l'inverno ed cco la neve che cade in abbondanza.
un operazione su circa 100km quadrati di territorio costa circa 150000 euro una cazzata se pensi quanto costa fare la neve da terra.
cosi come io ho i contatti con questa ditta americana cosi tutti i nostri politici ,sindaci presidenti di provincia presidenti di regioni, primi ministri possono avere i contatti anzi certo li hanno ma non li cvogliono usare perchè devo creare la siccità per assetarvi e farvi credere che il clima sta cambiando.
il clima cambia solo per scopi bellici non certo per le normali attvità umane.

Ven, 03/10/2023 - 08:06 Collegamento permanente
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Lorenzo Lusini Lun, 03/13/2023 - 11:54

In risposta a di Alberto temporin

C'è un interesse da parte delle grandi elite mondiali di distogliere l'attenzione dalle porcate decise da costoro al gruppo Bilderberg. Dal secolo scorso, ci dominano grazie alle banche, alle balle lunari/spaziali, ai vaccini e le scie chimiche
La gente si stava svegliando, ma prima ci hanno fatto distogliere l'attenzione con Greta, facendoci credere fosse colpa nostra, poi è arrivato il COVID, fatto ad hoc per bloccare possibili nuove rivoluzioni come i gilet gialli in Francia

Lun, 03/13/2023 - 11:54 Collegamento permanente