Sport | L'intervista

Sgarbi, il sogno serie A con il Napoli

Lorenzo, nato e cresciuto a Bolzano, è un attaccante della Juve Stabia in prestito dai partenopei. "Quanti consigli dai big e Ancelotti". E dopo Pasqua c'è il Südtirol
Lorenzo Sgarbi
Foto: LS
  • Lorenzo Sgarbi, 24 anni, cresciuto nella Virtus don Bosco, prima di passare all’U16 del Südtirol e poi spiccare il volo fuori regione, dopo la gavetta in C con diverse squadre, tra cui Legnago, Renate e Pro Sesto, da questa stagione è approdato in B prima a Bari e poi con la rivelazione Juve Stabia. Il calcio è nel DNA della sua famiglia: il nonno Renzo, terzino, ha giocato con la Reggiana negli Anni 50 mentre lo zio Veleo, regista dai piedi raffinati, è stato uno dei più forti giocatori del panorama regionale degli Anni ‘70, ‘80 e ’90.

    SALTO: Lorenzo, la Juve Stabia è reduce dalla vittoria contro la Salernitana che ha consolidato la vostra posizione playoff

    Lorenzo Sgarbi: E’ stato importante vincere per la classifica, ma soprattutto, essendo un derby, per i nostri tifosi presenti allo stadio

    Un campionato il vostro che sta andando ben al di sopra delle aspettative.

    L’ obiettivo iniziale era salvarsi, mantenere la categoria: visti i risultati ottenuti e la posizione di classifica, possiamo anche sognare. Certo, bisogna essere realisti: sappiamo che affronteremo squadre con budget anche dieci volte superiore al nostra, ma il calcio è imprevedibile, quindi ci giocheremo tutto fino all’ultimo

    Tra le tappe della sua carriera quella con la Primavera del Napoli.

    E’ stata un’esperienza indimenticabile, e un domani  sogno di tornarci (il cartellino di Sgarbi è proprio dei partenopei  con cui è legato fino al 2029). Ho fatto anche due ritiri con la prima squadra, uno con Gattuso e l’altro con Ancelotti: soprattutto quest’ultimo mi ha insegnato molto, in particolare quando ho attraversato momenti difficili. Ho avuto poi la possibilità di allenarmi e rubare segreti a giocatori come Insigne, Koulibaly e Osimhen, dal quale, visto il mio ruolo in campo, cercavo di farmi dare più consigli possibile: ho imparato più in quelle due occasioni che negli altri 5-6 anni.

  • Lorenzo Sgarbi, attaccante bolzanino, qui con la maglia del Legnago Foto: LS
  • Dopo Pasqua al Druso la Juve Stabia se la vedrà con il Südtirol.

    Una partita particolare per me, diversa dalle altre: ci saranno i miei genitori, i miei parenti, tantissimi amici allo stadio a vedermi. Anche se questa sfida non deve essere vista come una pressione, ma come uno stimolo per fare bene

    Quali sono le sue caratteristiche?

    Nasco come seconda punta - centravanti, prediligo l’attacco in profondità, ma mi piace anche venire a giocare incontro e aiutare la squadra. Cerco di migliorarmi continuamente nei fondamentali che non sono il mio forte come il colpo di testa e l’attenzione in fase difensiva. Credo di essere sulla strada giusta perché non ho più quelle lacune enormi di un tempo.

    La prima parte di stagione era a Bari. Visto il trasferimento invernale, cosa non è andato per il verso giusto?

    Il ritiro e le prime partite sono andate bene, ero titolare, poi qualche scelta tecnica e il cambio di modulo mi hanno un po’ lasciato in disparte anche se, quando sono stato chiamato in causa, ho risposto presente. Aver lasciato Bari è stato comunque il più grande rimpianto della mia vita, dietro solo alla sconfitta in semifinale playoff dello scorso anno tra il mio Avellino e il Vicenza. In Puglia avrei potuto dare molto di più, ma per me è un arrivederci e non un addio.

     

    “Tornatore nelle giovanili del Südtirol e Pazienza ad Avellino gli allenatori più importanti che ho avuto.”

     

    Dodici presenze quest’anno tra Bari e Juve Stabia e zero gol segnati: è uno dei suoi crucci?

    Qualche occasione potevo sfruttarla meglio, però a Bari giocavo molto lontano dalla porta, adesso idem. Mi piacerebbe trovare il primo gol in B al primo anno di B per dimostrare anche che in C ero uno per certi versi di altra categoria: l’anno scorso otto gol e 18 assist

    La gioia più grande quale è stata fino questo momento?

    Il gol l’anno scorso segnato nel derby con il Benevento: un momento così difficilmente lo vivrò ancora, quella notta non ho dormito, la gente allo stadio che cantava il mio nome e lo si sentiva a tre chilometri di distanza: lo poterò sempre nel mio cuore

    Chi è l’allenatore più importante che ha avuto?

    Ne nomino due: Paolo Tornatore, nelle giovanili del Südtirol che mi ha fatto fare il salto da ragazzino ad adulto e poi Pazienza: nonostante l’obiettivo mancato della promozione, è stato uno di quelli grazie al quale sono riuscito a fare bene ad Avellino

    C’è un giocatore a cui si ispira?

    Quando ero piccolino Lewandowski era il mio idolo, poi crescendo sono passato a Osimhen che ha caratteristiche simili alle mie e che ho avuto modo di conoscerlo: lo seguo e lo sento ancora, è uno dei più forti al mondo nel suo ruolo

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