Regioni o nazioni ? Dipende...

La eterogeneitá del sentire nazionale in Europa e la questione del Tirolo storico.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Nelle diverse regioni europee é presente una forte eterogeneitá nel sentire nazionale o al contrario regionale e questa differenza ha forti radici storiche. Se consideriamo la Francia essa é esistente nella forma di uno stato nazionale unitario dal V secolo (con la costituzione del regno Franco). Da allora la Francia é sempre esistita come nazione unitaria. I francesi hanno da sempre un forte senso di coesione nazionale e si sono sempre sentiti un popolo unito e omogeneo in termini culturali. Si tratta di uno stato, la Francia, che é tradizionalmente, spontaneamente e storicamente unitario e in cui le spinte secessionistiche, seppur presenti, non hanno la forza e i catalizzatori culturali e linguistici che possono essere presenti in altre regioni europee. Questa é anche la ragione per cui la Francia é spontaneamente uno stato centralistico, centralismo che in modo sostanziale corrisponde al sentire dei francesi.

Al lato opposto abbiamo l'Italia: si tratta in questo caso di una entitá geopolitica caratterizzata da una enorme eterogeneitá inter-regionale in termini di storia, cultura ma anche di lingua e economia. Si puó dire che lo stato nazionale "Italia" sia effettivamente stato il risultato di un processo totalmente artificiale. Il Risorgimento italiano infatti é stato un processo di unificazione nazionale estremamente recente e totalmente pianificato che ha unito tra loro regioni diversissime per storia e cultura (e per certi versi anche lingua); regioni che fondamentalmente non hanno mai avuto necessitá né intenzione di unirsi tra loro se non in occasioni peculiari come nel contesto di momentanee alleanze militari. In pratica la nozione geopolitica "Italia" é un sostanziale artefatto. Gli italiani non si sentono spontaneamente uniti come i francesi e questa é la differenza fondamentale tra questi due popoli. Si potrebbe dire che mentre in Francia ci sono i Francesi, in Italia ci sono i Lombardi, i Veneti, i Piemontesi, i Toscani, i Siciliani eccetera. Quindi mentre in Francia c'é uno spontaneo e storicamente radicato sentire nazionale, in Italia c'é un sentire prettamente regionalistico. Nonostante in Italia questo sentire regionalistico sia effettivamente evidente e facilmente constatabile, lo Stato Italia é purtroppo molto poco propenso a riconoscere questo dato di fatto geopolitico-storico ed é caratterizzato tipicamente da un comportamento che si puó definire "artificiosamente granitico" nei confronti delle specificitá regionali.

Un caso intermedio, tra la Francia e l'Italia, é dato  dalla Germania che, insieme all'Italia, é uno stato molto recente costituitosi anch'esso appena nella seconda metá del XIX secolo, ma che presenta maggiori caratteri di coesione nazionale. Anche in Germania, per regioni storiche, ci sono molte differenze culturali tra le varie regioni, che , come in Italia, prima della unificazione avvenuta nel XIX secolo, erano entitá geopolitiche sostanzialmente indipendenti. Tuttavia in Germania si é venuto a costituire un buon sistema federale e si é riusciti a combinare molto bene le due componenti della "sentire" tedesco: da una parte il sentimento di coesione del "popolo tedesco" e dall'altra la comunque esistente differenziazione culturale tra le varie regioni della Germania.

Detto questo, peró, sembra che la soluzione del tema "Europa della regioni" non possa essere affrontato in modo univoco e cioé con la formula "abolizione degli stati nazionali" come regola da applicare ovunque. É evidente che mentre, ad esempio, i francesi vogliano restare spontaneamente uniti a formare uno stato nazionale unitario (e tradizionalmente centralistico) al contrario gli italiani vogliano spontaneamente separarsi tra loro per ricostituire le regioni storiche indipendenti. Un discorso piú variegato potrebbe valere per la Germania, dove alcune regioni vorranno aumentare la propria autonomia forse non fino alla indipendenza totale (come la Baviera) mentre in generale i tedeschi tendano comunque a mantenere un forte senso di coesione nazionale. D'altra parte se ci si pensa bene la distinzione tra "macroregione" (o "regione") e "nazione" riguarda sostanzialmente l'estensione territoriale. Ma in fondo alla base della coesione sia nazionale sia regionale c'é sempre un senso di appartenenza spontaneo che ha forti e consolidate radici storiche. 

In questo contesto il Sudtirolo, il Trentino e il Nordtirolo vanno a costituire una entitá geopolitica fortemente coesa per ragioni storiche in cui il sentire regionalistico supera non solo il legame alla "nazione Italia" (per quanto riguarda il Trentino) ma perfino, per alcuni aspetti, alla "nazione Austria" (per quanto riguarda il Nord- e il Sudtirolo). Il Tirolo storico é una entitá geopolitica che ha una sua identitá peculiare, sia germanofona che italofona, e che si caratterizza per una unitá storico-culturale addirittura millenaria. Da questo punto di vista ritengo che il dibattito secessionistico debba concentrarsi il piú possibile sull'intero Tirolo storico, non solo per una questione di autenticitá storico-culturale ma anche per una questione di convivenza interetnica. Il convivere tra italofoni e germanofoni é senza dubbio migliore nel contesto di una macroregione (indipendente) bilingue quale di fatto é la macroregione NordTirolo-SudTirolo-Trentino (da Kufstein a Borghetto). L'insistere invece su una concezione germanocentrica (del tipo "un Tirolo da Kufstein a Salorno") di questa regione non solo é storicamente infondata, ma anche molto piú problematica in termini di gestione pratica. Inoltre penso che tutti i gruppi etnici della provincia di Bolzano in questo contesto debbano fare uno sforzo: gli italiani ad esempio devono una buona volta capire che i relitti fascisti vanno tolti una volta per tutte (monumento della Vittoria, duce a cavallo, ossari vari disseminati in luoghi improbabili della provincia etc..) e che la toponomastica dovrebbe effettivamente seguire un criterio locale (comunale) di prevalenza percentuale di un determinato gruppo linguistico

 

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Benno Kusstatscher Mar, 07/08/2014 - 22:58

Condivido completamente che il convivere in contesto della regione Tirolo-Alto Adige-Trentino è molto piú probabile che nella sola provincia. Ma non capisco perchè parli dell'ipotesi della secessione e per chè motivo la gente di Brentino o Kiefersfelden dovrebbe restare fuori. Secondo me la macroregione è un progetto culturale, politico, economico, ecologico, identitario, ..., e non la formazione di uno nuovo stato mini nazione.

Mar, 07/08/2014 - 22:58 Collegamento permanente
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andrew_catalan… Mer, 07/09/2014 - 00:02

In risposta a di Benno Kusstatscher

Beh, perché Brentino é Veneto e Kiefersfelden é Baviera. E quindi possono autodeterminarsi per conto proprio (Bavaresi da una parte e Veneti dall'altra). Il discorso macro regione invece secondo me é da intendersi come un ritorno alle aree culturali tradizionali dell'Europa e questo implica la indipendenza politica e economica, altrimenti resta solo un castello di carta. Una macroregione si amministra molto meglio, in generale, rispetto uno stato nazionale (soprattutto di uno stato nazionale con scarso sentimento di coesione come l'Italia) perché i feedback politici, amministrativi ed economici sono meglio funzionanti. Chiaro che poi ci sono altri stati europei in cui prevale un sentire e una radicata cultura nazionale come la Francia (e tutto sommato anche la Spagna anche se lí ci sono delle spinte secessioniste come in Catalogna). Quindi secondo me il discorso regione vs nazione va determinato da caso a caso.

Mer, 07/09/2014 - 00:02 Collegamento permanente
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Benno Kusstatscher Gio, 07/10/2014 - 08:06

In risposta a di andrew_catalan…

E se il Brentino si volesse autodeterminare per la montagna invece di continuare il destino periferico della "metropolitana" di Verona? Io non ho sogni imperiali a cerca di un territorio sempre piú ampio, ma credo che lo spirito della regione non debba essere uno delle porte chiuse. Ne a Borghetto, ne altrove.

Gio, 07/10/2014 - 08:06 Collegamento permanente