Politica | l'analisi

“Una norma fatta per escludere”

La nuova legge Ipes si è trasformata nel campo in cui Lega e SVP hanno dato sfoggio alle proprie vecchie battaglie. A farne le spese, ancora una volta, i ceti più poveri.
Ipes, casa
Foto: Ipes/Wobi

Togliere ai poveri per dare al ceto medio. È il frutto di  “una legge sociale che non ha nulla di sociale”, così come l’ha definita il Presidente del Centro Casa, Maurizio Surian. Il nuovo disegno di legge provinciale n. 104/21 approvato in seduta consiliare lo scorso primo luglio continua infatti a far discutere. Da un lato per l’estensione della proporzionale etnica, voluto dall'SVP, alle forme aggiuntive di abitazione, come per il co housing o quelle riservate al ceto medio, dall’altro per l’accoglimento delle istanze della Lega che, come esordito in aula dall'esponente di Fratelli d'Italia Alessandro Urzì, sull’argomento abitativo “è tornata a comportarsi da Lega”.
“La nuova riforma dell'edilizia sociale reintroduce come criterio guida di assegnazione degli alloggi la proporzionale linguistica rigida in base ad una lettura anacronistica e discutibile dello statuto di autonomia e della società altoatesina” ha commentato l’Anpi a margine dell'approvazione della legge in questione, ribadendo che “i problemi dell'edilizia sociale in provincia di Bolzano non solo rimangono sostanzialmente irrisolti ma si mette a rischio in modo irresponsabile la convivenza aprendo la strada allo sviluppo di pericolosi conflitti sociali ed etnici”.
Critica anche l’Associazione Bozen Solidale: “L'asse Svp-Lega partorisce una riforma che, di fatto, taglia fuori le famiglie in difficoltà, spesso nuclei familiari migranti. Zero piani abitativi, solo speculazioni sulla pelle dei poveri”, scrivono gli attivisti in una nota.

 

Nonostante la natura controversa, il disegno di Legge è stato approvato a larga maggioranza con 19 sì, 10 no e 2 astensioni. 
Ora si attenderanno i decreti attuativi ma i tempi potrebbero dilatarsi di molto, è quanto sostiene Franz Ploner. Secondo il consigliere di opposizione del Team K, oltre a presentare degli aspetti molto problematici, il Dlp manca di concretezza al punto tale che difficilmente potrà essere implementato entro quest’anno.
Per come è stata redatta la nuova legge, appare evidente che più che a disciplinare l’accesso all'edilizia pubblica è servita a dare un segnale all'elettorato di riferimento della maggioranza, diventando nei fatti il campo perfetto dove sia Lega che Volkspartei hanno potuto dare sfoggio alle rispettive vecchie battaglie, presentando il conto, ancora una volta, alle classi più emarginate. Se da un lato è stata annunciata l’intenzione di aprire alle fasce di reddito più alte, dall’altra non solo non vengono predisposti nuovi piani di ampliamento della già scarna offerta di immobili sociali, ma vengono inseriti tutta una serie di criteri finalizzati all’esclusione di una possibile platea di beneficiari. Al di là della mera proporzionale etnica, la vera preclusione è data dalla natura sociale dei richiedenti.

 

Con l’accoglimento degli emendamenti presentati dalla Lega, se una famiglia precedentemente in affitto da un privato non si dimostrerà in regola con le spese mensili, verrà esclusa dalle graduatorie.
A chi verrà ritenuto colpevole di occupare un edificio, o una parte di edificio, sia pubblico che privato, in seguito per esempio a un’ingiunzione di sfratto per morosità, verrà interdetto l’accesso per i successivi cinque anni.
Chi è stato condannato per violenza, anche in via non definitiva, verrà anch’egli estromesso.
E chi, dopo un lungo iter, riuscirà a ottenere l'agognato alloggio, a causa dell’introduzione del cosiddetto contratto 4+4, dovrà tenersi pronto a salutarlo entro pochi anni.
“Si rischia una guerra tra poveri, dal punto di vista della giustizia sociale questa legge non funziona - afferma il consigliere dei Verdi Riccardo Dello Sbarba -. Si è creata molta propaganda attorno a questa normativa, credo che nemmeno la maggioranza abbia le idee chiare su come implementarla. Probabilmente molte cose rimarranno solamente sulla carta”.

 

Dal momento che non sono tuttora previsti programmi straordinari di aumento degli alloggi Ipes, rimane da chiarire come verrà effettivamente gestita la politica abitativa nei confronti del cosiddetto ceto medio
Con l’apertura a fasce di reddito più alte, se il sistema di valutazione che permane sarà quello dei punteggi, queste che vi faranno richiesta scivoleranno per giocoforza ai piedi delle graduatorie, in favore delle famiglie più povere che al contrario balzeranno in alto. L’unico scenario possibile rimane dunque quello relativo alla creazione di un contingente riservato alla classe media, che - alla luce di un patrimonio pubblico abitativo invariato - passeranno paradossalmente davanti ai richiedenti meno abbienti, determinando la loro esclusione.
“Non si tratta di individuare i punti critici. È l'impianto della legge e i principi su cui si fonda ad essere preoccupanti - spiega a salto.bz il direttore del Centro Casa -. L’assessora Deeg ha sbandierato per oltre un anno e a sproposito il modello viennese, i cui contratti non hanno scadenza a meno che vengano a meno le condizioni di partenza. Con l’introduzione del 4+4 mi chiedo su quali basi l’Ipes valuterà, dopo quattro anni, se l’inquilino avrà ancora diritto o meno a rimanere nell’alloggio”.

L’assessora Deeg continuava a ribadire imperterrita la sua posizione ovvero che dopo quattro anni una famiglia che vive in un alloggio popolare deve ambire a fare il salto di qualità e comprarsi la propria casa

La nuova misura contrattuale che impedirà d’ora in poi l’utilizzo a tempo indeterminato di un alloggio Ipes è stata fortemente voluta dall’assessora al sociale: “Nei pochi incontri che abbiamo avuto, perlopiù di mera presentazione, l’assessora Deeg continuava a ribadire imperterrita la sua posizione, che dopo quattro anni una famiglia che vive in un alloggio popolare deve ambire a fare il salto di qualità e comprarsi la propria casa. Tutto bellissimo - continua Surian - ma bisognerebbe calarsi nella realtà in cui ci troviamo, dove la precarietà sociale e lavorativa si scontrano con un mercato immobiliare tra i più proibitivi d’Italia”.
Tra le novità introdotte dalla legge, c'è il ripristino della figura del rappresentante sindacale all’interno del consiglio di amministrazione di Ipes, una posizione di minoranza a cui, spiega il Presidente, il Centro Casa non intende ambire in quanto limitata a una mera funzione di testimonianza. “Questa norma è nata con l’obiettivo di escludere alcune fasce di cittadini, in particolare quelli provenienti da altri paesi - conclude Surian -. La definisco un’occasione sprecata, un corto circuito che ci deve far riflettere in maniera approfondita su dove stiamo andando a finire”.