Museo Civico: una storia difficile
Nel novembre 2011, dopo nove anni di chiusura, vengono riaperte al pubblico sette sale e la torre del Museo civico. In questo modo una parte delle collezioni torna nuovamente visibile anche se in modo parziale. Tutto ciò permette la ripresa di un’intensa attività didattico-culturale che il Museo propone con una serie di iniziative: mostre temporanee, visite guidate, laboratori didattici e artistici, conferenze, giornate tematiche aperture serali, ecc. Vengono intensificati i rapporti con la città con collaborazioni con le scuole, con Museion, con l’Università con il Fai con la Fondazione Socin con privati collezionisti oltre a quella storica con il Museumsverein.
Pier Paolo Pasolini in occasione di una visita disse: “Questo di Bolzano è uno dei più bei musei che abbia visto: ero quasi commosso durante la visita; anzi ero addirittura commosso. C’è una grazia straordinaria in quelle sale”.
Pertanto ora non si faccia l’errore di cedere il Museo civico per una “semplice” questione patrimoniale. La storia di una comunità non può essere merce di scambio, noi lo sappiamo, sta scritto nella storia della nostra terra e della nostra città. Il Museo rappresenta la storia della città, le sue radici e il percorso storico dei cittadini di Bolzano. Attraverso le sue opere, i suoi oggetti ed il suo edificio ci racconta la storia, l’arte, il modo di vivere della nostra comunità dalle origine ai giorni nostri.
Il Museo fu edificato nel 1905 nell’attuale edificio per volontà e impulso dell’Amministrazione comunale con il Sindaco Perathoner, grazie al contributo economico di una sottoscrizione popolare promossa dal Museumsverein e dalla Camera di Commercio partendo proprio dalle raccolte del Musseumsverein Bozen. Il Museo civico attraversa le difficoltà del fascismo che ne individua il luogo deputato alla creazione dell’identità nazionale agendo di conseguenza con interventi che mirano a recidere il legame con la città. In quel periodo il museo cambia nome e diventa Museo dell’Alto Adige, ma il Museumsverein che ha mantenuto la proprietà delle opere con le opzioni opta per il loro trasferimento in Austria.
La verifica dell’appartenenza di ogni singolo oggetto alla cultura italiana o a quella tedesca viene affidata a Nicolò Rasmo e Josef Ringler che per tacito accordo prolungano i tempi delle verifiche vanificando di fatto l’esportazione delle raccolte. Nel dopoguerra le sale espositive vengono riaperte e il Museo viene riallestito mantenendo nella sostanza l’impostazione cronologica e restituendo le opere ai musei italiani. Da questa breve ricostruzione storica si possono trovare le motivazioni dell’importanza culturale ed etica del Museo civico.
Nel 2003 il Museo viene chiuso per necessità di adeguamento alle norme di sicurezza, ma contestualmente era iniziato l’iter progettuale per un suo ampliamento. Dopo un primo progetto risalente agli anni ottanta nel 2003 viene bandito un concorso di idee vinto dagli architetti Hitthaler e Schwienbacher. Nel 2007 il progetto di massima viene presentato ai referenti dei Musei provinciali e in quell’occasione viene avanzata la proposta di un collegamento sotterraneo tra i due musei per creare un’area di espansione del Museo archeologico che supplisse alle carenze di spazio. Si procedette ad adattare il progetto, ma dal 2008 tale ipotesi non è stata più considerata appetibile dai referenti provinciali.
Nel 2010 viene formulata dai referenti provinciali una prima proposta di scambio alla quale segue un’approfondita relazione da parte del Comune in cui si evidenzia che il Museo civico, oltre a perdere una parte sostanziosa della superficie espositiva, si troverebbe in un edificio strutturato in modo non adatto all’esposizione delle proprie collezioni, ma altrettanto grave viene considerata la perdita del profondo legame tra edificio museo e città. Nel 2012 su proposta della Provincia viene istituito un gruppo di lavoro Museo Civico/Museo Archeologico con esperti delle due amministrazioni allo scopo di valutare la formazione di un unico polo museale con ingresso comune e gestione comune. La soluzione viene evidenziata e l’Amministrazione comunale fa propria la proposta del gruppo di lavoro, ma la Provincia non si esprime.
Per il 2015 viene inserita nel bilancio del Comune di Bolzano la voce di spesa di 7 milioni per la ristrutturazione e l’ampliamento del Museo civico. Risulta chiara la volontà di Bolzano di non rinunciare alla propria storia e alla possibilità di sviluppare progetti ed iniziative attraverso il Museo civico.
Molti si domandano che senso ha che la città s’impunti per il proprio Museo civico? Ebbene, la differenza tra un Museo civico e le altre realtà museali sta essenzialmente nel carattere fortemente etico che è proprio di un Museo della città. Il Museo civico forma il cittadino che trova negli oggetti, nelle collezioni la possibilità di conoscere il luogo in cui vive, la sua storia e la sua cultura; fornisce gli strumenti per una migliore comprensione di sé e dell’altro.
I maggiori fruitori sono sicuramente i giovani, dall’asilo all’università, per i quali la visita al Museo indica la strada della conoscenza della storia, della cultura, dell’arte, dell’artigianato, dei costumi, del modo di vivere nei secoli a Bolzano. Agli studiosi viene offerto materiale multidisciplinare di notevole interesse scientifico. Ai viaggiatori e ai turisti il piacere della bellezza del patrimonio del Museo di Bolzano. L’Amministrazione comunale è custode del patrimonio che appartiene alla propria comunità e ha il dovere di trasmetterlo alle prossime generazioni in autonomia, certamente con la volontà e la disponibilità di collaborare in stretta sinergia con gli altri enti museali.
Riprendiamo in mano la bella idea del Polo museale: Museo archeologico, Museo Civico, Museion, Monumento alla Vittoria, una grande opportunità culturale per la città, tra le più interessanti in Europa.