Società | Intervista

"Anziani, attenti ai finti avvocati"

Il capo della squadra mobile di Bolzano Giuseppe Tricarico: "Non vergognatevi di aver subito una truffa, non è colpa vostra ma del delinquente, denunciate".
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Foto: upi

Non siete soli#Chiamateci sempre” è la campagna informativa, promossa a giugno dell’anno scorso dalla Polizia di Stato. Un video sulle pagine Facebook e Twitter della Polizia di Stato e dell’Agente Lisa mira a sensibilizzare sulle truffe ai danni delle persone anziane (over 65). Abbiamo chiesto al dottor Giuseppe Tricarico, dirigente della Squadra Mobile della Polizia di Stato di Bolzano, di illustrarci la situazione delle truffe in Alto Adige e non solo.

salto.bz: dottor Tricarico, qual è l’andamento delle truffe ai danni degli anziani?
Giuseppe Tricarico: E’ un fenomeno ciclico, che si registra in alcuni periodi, poi ha una battuta di arresto e in seguito riprende. In genere i delinquenti provengono da fuori provincia, colpiscono qui e in seguito se ne vanno via. A livello nazionale ed anche locale dal 2015 al 2016 si è registrato un incremento medio del 10% delle denunce, segno di una maggiore conoscenza e consapevolezza della gravità del fenomeno nella cittadinanza. La campagna informativa dà buoni frutti ma non bisogna mai abbassare la guardia.

Quali sono le truffe maggiormente ricorrenti?
Quella del falso parente che si finge amico del figlio della vittima abbordata in strada, quella della vendita di giubbotti di pelle e della finta eredità. E ancora i finti dipendenti dell’Inps che fanno firmare moduli in cucina, mentre i complici svaligiano la casa della vittima, allo stesso modo i finti incaricati di enti erogatori di gas e luce, e pure i finti vigili urbani. Non mancano sfaccendati che in giro per le vie della città si inventano tra l’altro problemi di salute o di essere volontari di onlus, poi risultate inesistenti, intenti a chiedere denaro.

E qual è la truffa più diffusa in questo momento storico?
A Bolzano e non solo sono in azione finti avvocati.

Quali modalità operative vengono perpetrate dai malviventi per commettere tale raggiro?
L’anziano di turno, che vive da solo, è contattato al telefono da un sedicente legale, il quale gli rappresenta che il figlio o il nipote abbia causato a terzi in un’altra provincia italiana un incidente mortale e quindi si trovi in carcere. Il criminale chiede allora alla vittima una somma di denaro, che in genere si aggira tra i 2.500 - 3.000 euro o, in mancanza, gioielli, ciò allo scopo di poter liberare dal carcere il parente e pagargli la cauzione (che nel nostro ordinamento giuridico non è prevista). In seguito il finto avvocato chiama l’anziano e lo avvisa che passerà a casa sua un proprio dipendente o incaricato per ritirare i soldi o i gioielli. A questo punto, nell’abitazione della vittima si presenta un signore distinto, che si esprime senza particolari inflessioni dialettali e privo di particolari difetti fisici (per rendersi più difficilmente identificabile), a ritirare il bottino. Dopo ore la persona anziana, che nel frattempo si è relazionata con i parenti, si avvede di essere stata truffata.

Qual è il profilo di tali truffatori?
E’ un gruppo di delinquenti professionisti che con una complessa strategia carpisce una miriade di informazioni personali delle vittime. Si tratta di organizzazioni criminali piuttosto strutturate, radicate nel Sud Italia, le quali agiscono soprattutto al Nord. I delinquenti sono chirurgici nell’agire: non inviano più di una persona in casa della vittima, laddove  non commettono furti, non chiedono nulla né insistono in alcuna richiesta; essi, invece, si limitano a incassare i soldi già pattuiti e subito dopo si allontanano. 

In quali circostanze di tempo e di luogo agiscono questi truffatori?
Di solito dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13 (quando le vittime si trovano sole nella propria abitazione, perché i loro parenti sono al lavoro), mai sotto le feste o durante le vacanze o in concomitanza di ponti; in prevalenza nei grandi tessuti urbani del Nord Italia, più nei grandi centri che nei piccoli comuni, così da passare inosservati. Negli ultimi mesi si sono avuti dei picchi nei mesi di settembre – ottobre e poi di nuovo adesso tra gennaio e febbraio.

Quali sono le percentuali di successo della Polizia di Stato nel contrasto alle truffe?
Decisamente inferiori rispetto ad altri reati, quali le rapine ed i furti. Le difficoltà maggiori sono costituite da testimonianze non molto particolareggiate e dal fatto che i truffatori ricorrono a utenze telefoniche ‘usa e getta’. I delinquenti poi non permangono molto nella stessa località, bensì si spostano con rapidità da una zona all’altra. Tuttavia, si sono avuti in diversi casi di truffe buoni risultati.

Quale la priorità per lottare contro tale fenomeno criminale?
E’ indispensabile la collaborazione dei cittadini. E inoltre sarebbe di grande aiuto la cooperazione del personale del pronto soccorso e, soprattutto, dei medici di base che possono ricevere le prime segnalazioni dell’avvenuta truffa e che poi si possono fare carico di avvertire la polizia. Non solo. Anche i funzionari di banca, a fronte di prelievi di contante non abituali, dovrebbero allertare subito le forze dell’ordine (I malintenzionati che avvicinano gli anziani nei pressi delle banche, essi, per non farsi riprendere dalle telecamere, non entrano mai col truffato nelle banche). I badanti fidati degli anziani possono contribuire con il loro intervento a evitare il verificarsi di truffe. E in diverse situazioni è, in effetti, accaduto così, mentre in altri casi proprio gli assistenti degli anziani hanno raggirato questi ultimi. I badanti non si possono né criminalizzare né santificare. 

 

Qual è il Suo personale impegno nella lotta alle truffe?
Mi reco nelle circoscrizioni, presso associazioni di anziani, chiese, parrocchie per informare, spiegare e sensibilizzare sul tema e sono disponibile per ulteriori incontri. 

A Suo avviso le truffe sono punite in modo adeguato?
Sono state previste specifiche aggravanti per le truffe nei confronti dei soggetti anziani. Tuttavia, in generale la truffa è un reato che storicamente è stato considerato meno grave di altri, poiché non connotato da violenza né furtivo; ora, invece, grazie anche a varie campagne informative, esso viene visto nella maniera corretta: è un reato subdolo, infame che colpisce le persone anziane anche nei beni a loro più cari come anelli, catenine, bracciali, le fedi nuziali, oggetti dall’enorme valore affettivo.

Perché secondo lei la truffa è un reato molto grave?
Colpire un anziano è come toccare un bambino. Anziani e bambini sono entrambi fragili, non dispongono di strumenti di difesa ed hanno difficoltà a comunicare, giacché spesso non sanno con chi parlare e sovente sono soli, anche in via temporanea. 

Su quali stati d’animo e su quali meccanismi psicologici giocano i truffatori per irretire le vittime?
L’anziano tende ad abbassare le difese e a fidarsi del prossimo, sicché diminuisce la capacità di riconoscere il pericolo. Il delinquente ne approfitta. Non mancano altresì soggetti che per scopo di lucro sfruttino a proprio vantaggio i deficit psicofisici delle vittime (circonvenzione di incapaci).

Sarebbe utile un’assistenza legale e psicologica gratuite come quella prevista per le donne vittime di violenza?
Sì. Ad ogni modo, si deve agire a monte e evitare nuovi fenomeni di truffe. E’ fondamentale che l’anziano sviluppi la capacità di riconoscere il pericolo e diffidi di tutte le persone che non conosce. 

Quali difficoltà incontra il truffato a denunciare l’accaduto?
Gli anziani sono colpiti nell’intimo, giacché feriti nell’orgoglio e nella privacy. Subentra quindi la vergogna nei confronti dei parenti, circostanza questa che porta le persone truffate a parlare diversi giorni dopo il fatto. E’ importante, invece, rivolgersi sempre e subito alla polizia. Una chiamata tempestiva al 113 può portare a una probabilità di successo al 100%. La truffa è un reato a querela di parte, sicché è fondamentale denunciare per fare avviare gli accertamenti investigativi. Ed è positivo che le denunce siano aumentate. Per gli anziani, ed anche per i disabili o le persone con problemi di deambulazione noi raccogliamo le denunce anche a domicilio. Non lasciamo solo nessuno. Ad ogni modo anche le mere segnalazioni, che anche sono sempre più numerose, ci aiutano. 

Quali i consigli pratici per gli anziani? 
Bisogna diffidare di tutti gli sconosciuti, specie di quelli che attaccano bottone per la strada. Non si deve poi fare entrare nella propria casa nessuna persona che già non si conosca. Mai credere normale che un dipendente di un determinato ente possa venire a bussare alla nostra porta senza averci prima avvisato: in questi casi è bene chiedere conferma agli enti stessi e, per ogni dubbio, contattare le forze dell’ordine. 

Qual è infine il suo invito alle vittime?
Non vergognatevi. La colpa non è mai dell’anziano vittima della truffa ma degli autori del reato. Denunciate sempre e comunque.