Società | Flussi migratori

Causa ed effetto

La “questione Brennero”, la Camera di Commercio: “No ai centri di accoglienza in Provincia”. I Verdi: “Coinvolgere Bolzano”. Il 2 aprile le destre europee nel capoluogo.

Il grido d’allarme

Quali sono le misure che il governo prevede per tutelare il territorio altoatesino dalle conseguenze del ripristino dei controlli al confine del Brennero decise dall’Austria? È la domanda ridondante perché ancora evidentemente irrisolta che società civile, politica e categorie economiche pongono ormai quotidianamente. L’ultimo tentativo in ordine di tempo, in questo senso, è quello della deputata di Forza Italia Michaela Biancofiore, che, insieme al capogruppo Renato Brunetta, ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno Angelino Alfano. “Perché né nel Consiglio europeo dello scorso dicembre, né durante l’ultimo incontro a Roma con il cancelliere austriaco Werner Faymann è stata respinta con forza l’annunciata decisione di chiudere i confini?” ha chiesto Biancofiore aggiungendo che l’emergenza profughi rischia di costare all’Alto Adige due milioni di euro al giorno, senza contare che “la mia terra vive di turismo e subirà effetti pesanti così come successo a Calais, a Ventimiglia e come sta succedendo in Macedonia. Arriveranno baraccopoli, tendopoli, container, fili spinati, già preannunciati ampiamente dall’Austria”, avverte l’esponente di FI. Rassicurazioni arrivano tuttavia da Alfano che ha parlato di “strategia comune” ricordando che fino a questo momento non si è verificata alcuna criticità alla frontiera del Brennero. Nel frattempo il 2 aprile a Bolzano si incontreranno, su invito di Forza nuova, i leader delle destre europee, fra cui anche gli estremisti del NPD (Partito nazionaldemocratico della Germania), l’occasione: manifestare contro Schengen. Il giorno dopo, invece, saranno i movimenti opposti a scendere in piazza.

Economia in bilico

La Camera di Commercio di Bolzano torna a prendere posizione sul tema dei flussi migratori e fa sapere che la proposta della Giunta provinciale e dei membri della task force dell’Euregio di utilizzare gli areali militari in Alto Adige per i profughi e di ricorrere nella stagione calda anche a aree tendate sul territorio avrà ripercussioni negative sul settore turistico altoatesino. “Deve pertanto essere categoricamente esclusa l’accoglienza in Alto Adige di un numero di profughi che eccede il contingente minimo assegnato”, avverte Michl Ebner, presidente della Camera di Commercio. In Provincia gli alloggi militari sono disseminati su tutto il territorio, in particolare in zone turistiche quali Siusi, Selva Val Gardena e Corvara. Nelle località maggiori come Colle Isarco, Vipiteno, San Candido, Dobbiaco, Monguelfo, Brunico, Appiano, Merano, Silandro e Malles – solo per citarne alcune – si trovano areali non utilizzati. “I centri di accoglienza necessari devono essere allestiti nelle zone dove avviene l’ingresso illegale in Italia, e comunque non oltre Verona, in modo da poter distribuire meglio i profughi fin dal principio”, aggiunge Ebner il quale chiede, inoltre, che i controlli sui migranti vengano effettuati su tutto il territorio nazionale.

Il timore è che si verifichi anche un calo nelle prenotazioni, oltre la metà dei 6,1 milioni di turisti che raggiungono ogni anno l’Alto Adige passa per il Brennero e, causa dei controlli, i vacanzieri in futuro dovranno mettere in conto tempi di attesa sia all’arrivo che al ritorno. Una riduzione dei pernottamenti di un solo punto percentuale all’anno comporterebbe un calo del prodotto interno lordo altoatesino pari ad almeno 30,3 milioni di euro. Gli utili delle imprese sarebbero colpiti in maniera non proporzionale e ci sarebbero ripercussioni sui posti di lavoro e sugli investimenti futuri”, mette in guardia Alfred Aberer, segretario generale della Camera di commercio di Bolzano. Anche il Tirolo del Nord e quello orientale, si legge ancora nella nota, devono mettere in conto una diminuzione degli ospiti italiani a causa dei disagi previsti. Seguendo quello che succede attualmente ai confini tra Grecia e Macedonia, dove 15.000 persone sono bloccate al confine greco di Idomeni e confrontandolo con il collo di bottiglia al Brennero si evince che qui basterebbero poche centinaia di persone per bloccare di fatto autostrada, strada e ferrovia. Le conseguenze per la popolazione altoatesina e del Tirolo, per i turisti e per l’economia sarebbero insostenibili. Altra problematica è quella legata ai limiti dei 30 km/h sull’autostrada del Brennero: tale misura comporta necessariamente code e di conseguenza lunghi tempi di attesa anche per la popolazione altoatesina. Con un traffico merci limitato sarà inevitabile l’aumento dei prezzi dei prodotti per i consumatori, specifica la Camera di commercio.

Qualche dato: nel 2012 la maggior parte delle merci che ha attraversato le Alpi è transitata per il Brennero, per un totale di 40,7 milioni di tonnellate, di cui il 72,5 percento è transitato su strada e solo il 27,5 percento su rotaia. Ciò evidenzia chiaramente l’importanza dell’autostrada del Brennero per il trasporto merci, prosegue la Camera di Commercio. In quanto al controllo dei tir sarebbe utile all’economia se tali verifiche sui mezzi pesanti venissero effettuate già alla Sadobre e quelli sulle autovetture invece, in accordo tra le autorità austriache e quelle italiane, al casello autostradale di Vipiteno, chiudendo dall’altra parte l’accesso all’autostrada da Terme di Brennero per creare un corridoio (nelle giornate di punta oltre 56.000 veicoli valicano il Brennero sull’autostrada). Se i controlli vengono effettuati solamente al Brennero, chiosa l'ente, si prevedono perdite di tempo ancora maggiori.

Il fattore umano

Al momento in Alto Adige vivono 950 persone - di cui la metà accolta a Bolzano - che hanno inoltrato richiesta d’asilo. A latere ci sono 240 richiedenti asilo che non godono di nessuna tutela, perché non inviati sul territorio da nessuna autorità statale, ma che hanno richiesto asilo direttamente alla Questura di Bolzano. Per queste persone non sono previste, a oggi, strutture di accoglienza. “I loro nomi - denunciano i Verdi - figurano sulla lista d’attesa per poter essere sistemati in una struttura, come prevedono i trattati internazionali, ma molti aspettano già da dieci mesi. Finché non verranno accolti sono costretti a vivere per strada e, per ora, possono trascorrere la notte nelle strutture di ospitalità per senzatetto. Durante il giorno sono abbandonati a loro stessi e cercano riparo sotto i ponti o in altri luoghi. Sono costretti a rimanere all’aperto”. Ieri, peraltro, durante una trasmissione Rai il presidente della Provincia Arno Kompatscher ha dichiarato che l’Alto Adige non ha ancora raggiunto la quota di accoglienza prevista dallo Stato (il contingente minimo di cui parlava Ebner, dunque, non è stato nemmeno soddisfatto). Di qui, infine, la proposta della compagine ambientalista: “La città di Bolzano deve essere coinvolta in misura maggiore – anche se il tema dei rifugiati e dei richiedenti asilo rientra nelle competenze della Provincia e del Commissariato del Governo. Il Comune di Bolzano dovrebbe avere un proprio responsabile per l’emergenza profughi che partecipi alle decisioni in merito all’accoglienza e contribuisca a sviluppare le misure necessarie per sensibilizzare la popolazione. A quanto risulta l’amministrazione comunale non ha nessuno che si occupi di questo problema”.