Il caso del cane marrone
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La vicenda raccontata da Peter Mason ne "Il caso del cane marrone" è la storia tragica che ha dato origine al monumento in grado di spaccare in due l’Inghilterra edoardiana dei primi anni del 900. Louise Lind-af-Hageby e Leisa Schartau, due studentesse femministe svedesi di fisiologia iscritte all’università di Londra, hanno sollevato il caso di una brutale vivisezione, alla presenza di circa 70 studenti, tra le aule del college. Un piccolo cane marrone, con una visibile ferita frutto di una precedente sperimentazione, immobilizzato a un tavolo senza anestesia veniva sezionato al collo da William Bayliss a scopi puramente dimostrativi. Terminata la crudele performance, le agonie del cane marrone sono terminate con la sua soppressione. Sebbene siano molti i casi simili riportati dalle due studentesse, il caso del piccolo setter esplose un anno dopo in tutto il suo clamore, dopo che Stephen Colerdige, segretario onorario della National - Antivisection Society, denunciò pubblicamente il caso. Citato in causa, poi persa, il dibattito sulla vivisezione nella società londinese sarebbe destinato a rimanere centrale, anche per l’ampia copertura mediatica, per i successivi anni a venire, tanto da far istituire subito dopo il processo una commissione reale volta a indagare l’uso degli animali nella sperimentazione medica.
L’ampia risonanza del caso convinse una benestante donatrice a far realizzare un monumento commemorativo per il cane ucciso. La scelta cadde su una fontana di granito con un abbeveratoio ai piedi, affinché umani e animali vi si potessero dissetare. In alto, su un basamento di granito, un fiero cane in bronzo con una scritta:
In memoria del terrier marrone, condotto alla morte nei laboratori della University College nel febbraio 1903, dopo aver patito la vivisezione per più di due mesi ed essere passato da un vivisettore all’altro finché la morte è giunta a liberarlo.
In memoria anche dei 232 cani vivisezionati nello stesso luogo nell’anno 1902.
Donne e uomini di Inghilterra, quando finirà tutto questo?
La statua era pronta e dopo mesi di consultazioni e rinvii venne infine adottata nel 1904 dall’amministrazione socialista di Battersea, uno dei quartieri più poveri, popolosi e malsani di Londra, sempre più rinomato a livello nazionale in quanto focolaio di politiche progressiste e movimenti femministi, anticoloniali, irlandesi e sindacali.
Per anni la statua divenne il simbolo di una lotta tra il “noi” e “loro”, a seguito dei durissimi scontri tra ricchi studenti di medicina di ala conservatrice, e suffragette, sindacati e socialisti che animavano le piazze in fermento di quegli anni. L’attenzione fu tale che la statua dovette essere sorvegliata giorno e notte da pattuglie di poliziotti, dopo i numerosi tentativi di danneggiamento e le frequenti irruzioni violente degli studenti di medicina ai convegni anti vivisezionisti.
La convergenza di numerose lotte attorno al cane marrone non corrispondeva tuttavia automaticamente a un reciproco riconoscimento degli attori coinvolti. Il movimento sindacale non solidarizzava con le suffragette, a loro volta provenienti spesso dalle classi più benestanti, ma nonostante questo il cane marrone è riuscito a far da collante e catalizzatore di numerose battaglie contro l’autorità britannica. Per la classe dei lavoratori, solo in apparenza più distante dalle teorie antivivisezioniste rispetto la classe media, quella statua non fu solo un simbolo. Coloro che esercitavano la professione medica erano sì appartenenti alla stessa classe che opprimeva quella operaia, ma allo stesso tempo erano anche gli strati più poveri della società, soprattutto donne, a venire sottoposti abitualmente a sperimentazioni negli ospedali. Un po’ come James Marion Sims, considerato generalmente il padre della ginecologia moderna, che faceva pratica, rigorosamente senza anestesia, torturando numerose schiave nere impossibilitate a ribellarsi.
Quando nel 1908 i riformisti presero il potere succedendo ai progressisti, il memoriale venne fatto abbattere in segreto durante la notte, facendo esplodere di rabbia e indignazione la città che in poco tempo ha dovuto assistere impotente anche allo smantellamento delle conquiste sociali ed economiche degli anni precedenti. Il cane marrone finì dell’oblio, dimenticato per decenni fino a che una nuova statua è stata eretta nel 1985 in un altro angolo di Londra, con una scritta recitante i motivi per cui è sorta e quelli per cui è stata abbattuta. Oggi, al posto della vecchia fontana di granito rimane solo il dosso su cui era stata posta. Vicino è stato costruito un recinto in ferro, anch’esso con la propria scritta: “Vietato l’ingresso ai cani”.