Lazarus: il testamento di Bowie

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Lazarus è il testamento di David Bowie, il suo regalo d’addio a questo mondo. Viene da chiedersi... chissà cosa starà combinando nel prossimo?
Una recensione per due: perché Lazarus è uno spettacolo che parla a più generazioni, e lo fa attraverso una leggenda, David Bowie, e l’altrettanto iconico interprete, Manuel Agnelli. Ci sembrava giusto raccontarlo da due punti di vista diversi ma complementari, unendo sguardi e sensibilità che appartengono a tempi diversi ma dialogano tra loro.
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Le parole di Lucia Munaro
Lazarus alias Newton, il protagonista del musical-testamento di David Bowie, è un personaggio ingabbiato tra la vita e la morte, un alieno caduto sulla terra, che cerca affannosamente la via del ritorno, mentre è costretto a restare su questo pianeta. Se dieci anni fa, quando lo spettacolo, scritto dall’icona David Bowie, artista dai tanti volti che hanno accompagnato e segnato l'evoluzione della musica rock fin dagli anni Settanta, andò in scena per la prima volta nel dicembre 2015 a New York, testi e canzoni del musical assumevano soprattutto il carattere di un commiato personale del camaleontico artista che di lì a poco, nel gennaio 2016, sarebbe scomparso, oggi più che mai l’anelito verso le stelle riguarda un po’ tutti. Chi non vorrebbe sfuggire da un mondo soverchiato sempre più da guerre e catastrofi, dalla evidente malvagità (o stupidità?) dei potenti, che finiamo per subire fiaccamente, anestetizzati da tecnologie autoreplicanti?
Intanto il palco del Teatro Comunale di Bolzano, nelle repliche dello spettacolo firmato da Valter Malosti, accoglie alle ali otto musicisti, quasi una big band, il coro delle tre ragazze dai capelli blu, e al centro il protagonista Newton in uno spazio ridotto con elementi girevoli e una specie di scatola schermo poco più in alto, in cui si muovono gli altri personaggi, la ragazzina-Marley, Elly, Valentine, Michael, Zach, Maemi e Ben, che a volte appaiono reali, altre come ologrammi sfuggenti. Altri schermi più piccoli e le immagini replicate che vi scorrono confondono ulteriormente.
Troppo poco per essere dramma teatrale e ammiccante piuttosto a un concerto rock arricchito da molti ingredienti scenografici.
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La scena così affollata, si fa metafora dello spazio claustrofobico, in cui siamo costretti a vivere le nostre ambiguità. Rimedio resta la musica, i diciassette brani di Bowie che fanno la playlist dello spettacolo. E molti del pubblico sono venuti certamente per riascoltare quella musica, da Lazarus a Changes, Absolute beginners, Life on Mars? E tutti gli altri fino al pezzo finale Heroes. La musica di David Bowie più che metafora, è il razzo che ci libera dalle restrizioni dello spazio e del tempo. Saremo liberi dalle cicatrici invisibili e dai drammi che portiamo con noi, liberi come un piccolo uccellino azzurro (Lazarus). E possiamo essere eroi, anche solo per un giorno, perché siamo amanti e invincibili (Heroes). E via dicendo, con le parole dei pezzi intramontabili di David Bowie, che restano incise nel tempo.
Nell'insieme il compito difficile di interpretare brani iconici entrati già nella nostra memoria musicale collettiva è riuscito ad un valido cast di cantanti e performer intorno a Manuel Agnelli nel ruolo del protagonista Newton, isolato nel suo appartamento frequentato da fantasmi che nascono dalla sua testa. Il cantautore e storico frontman degli Afterhours era sicuramente un altro dei motivi che ha attratto una buona parte del pubblico a teatro. Qualcuno lo inseguiva dalla prima rappresentazione a Cesena nel 2022, altri torneranno a vederlo a maggio nelle repliche a Bologna. Si può condividere o meno la devozione dei tanti fan per l’artista, nel complesso l’interpretazione di Agnelli risulta coerente, senza cercare di imitare la figura inimitabile di Bowie. Con lui hanno ricevuto l’apprezzamento del pubblico di ogni età presente a Bolzano, anche tutti gli altri cantanti e attori e le coreografie di Michela Lucenti.
Qualche dubbio rimane sul carattere dello spettacolo, un mega progetto che vede coinvolti nella produzione Emilia Romagna Teatro e il Teatro di Roma, con il Teatro stabile di Torino, il Teatro di Napoli, LAC Lugano Arte e Cultura, in collaborazione con Balletto civile. Troppo poco per essere dramma teatrale e ammiccante piuttosto a un concerto rock arricchito da molti ingredienti scenografici.
Applauso volutamente lungo e rumoroso e condiviso da tutto il pubblico, per l'appello recitato a fine spettacolo, con voce all’inizio commossa e presto ferma e sicura, da Camilla Nigro, interprete di Elly, a nome della compagnia, a favore dell’educazione sentimentale e affettiva e di un impegno comune per contrastare finalmente la scia insopportabile di violenza sulle donne e dei femminicidi che riempiono la cronaca ogni giorno. -
Le parole di Ginevra Tarascio
A pochi giorni dalla sua scomparsa, Bowie ci ha lasciato un’opera definitiva e al tempo stesso sfuggente – proprio com’era lui. Lazarus, musical scritto con il drammaturgo irlandese Enda Walsh, debutta il 7 dicembre 2015 Off-Broadway e arriva in Italia nel 2023; oggi è in scena nella versione diretta da Valter Malosti e interpretata da Manuel Agnelli. Con lui un cast che dà corpo e voce all’immaginario visionario di Bowie: Casadilego, Dario Battaglia, Camilla Nigro, Maurizio Camilli, Mauro Bernardi, Andrea De Luca, Noemi Grasso, Maria Lombardo, Giulia Mazzarino, Isacco Venturini e Carla Vukmirovic.
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Per chi, come me e la mia generazione millennial, Bowie l’ha incontrato dopo – tra cd, racconti, YouTube, Spotify e cover – Lazarus è forse l’evento live più vicino a Bowie che potremo mai vedere e vivere. Un modo per tramandare quella scintilla aliena e trasmetterne il codice prima che si perda.
La storia al centro è quella di Thomas Newton, l’alieno già protagonista di The Man Who Fell to Earth. Intrappolato sulla Terra, Newton è un essere condannato a vivere, incapace di morire, rinchiuso in uno spazio che è forse reale, forse mentale. Attorno a lui si muovono presenze, visioni, ricordi: una galassia interiore, una trama - non trama. Ma è proprio in questa ambiguità che Lazarus trova la sua forza. Ognuno vi legge qualcosa di diverso – ed è per questo che riesce a superare le barriere generazionali, come la musica di Bowie.
È evidente come il suono di Bowie resti qualcosa che, ancora oggi, spinge a cercare, esplorare, immaginare.
L’interpretazione di Manuel Agnelli è magnetica, a tratti profondamente commovente. All’inizio è inevitabile cercare il fantasma di Bowie sul palco e il brano Lazarus che apre lo spettacolo sembra alimentare questa illusione. Ma presto ci si lascia guidare da Agnelli nella sua visione: la sua voce non imita, interpreta. In certi momenti, a occhi chiusi, sembra persino evocare il Duca Bianco.
Per chi è cresciuto con la musica degli Afterhours, Agnelli è già una voce familiare, parte integrante della colonna sonora della generazione millennial e gen X. Allo stesso tempo, per molti più giovani è diventato un volto noto grazie alla sua presenza televisiva a X Factor. Anche per questo, la sua figura sembra fare da ponte tra mondi diversi – tra chi ha vissuto Bowie e chi l’ha solo immaginato, tra passato e presente. -
Casadilego poi incanta con una presenza malinconica, mentre tutti i performer e musicisti contribuiscono a un impianto visivo-sonoro dove musica, teatro, videoarte e danza scorrono come un’unica corrente. Lazarus include alcuni tra i brani più iconici – Life on Mars, Changes, Heroes, All the Young Dudes – insieme a canzoni meno conosciute ma significative e a quattro inediti scritti da Bowie per l’opera. Ogni pezzo è parte della narrazione emotiva, e non solo colonna sonora.
È evidente come il suono di Bowie resti qualcosa che, ancora oggi, spinge a cercare, esplorare, immaginare. Intorno a me, in platea, ho visto persone canticchiare a bassa voce, lasciarsi andare alle note con gli occhi chiusi, o proiettarsi in avanti, rapiti. Tutti assorbiti, ognuno dentro a modo suo.
A fine spettacolo poi, il silenzio rapito del pubblico è diventato rumore. Dopo gli applausi è stato Manuel Agnelli stesso a tornare sul palco per prendere la parola: ha richiamato il cast al completo e ha creato un momento di scossa emotiva e collettiva. Camilla Nigro, attrice, ha letto uno statement dedicato alle ultime vittime di femminicidio e a tutte le vittime della violenza misogina sistemica. Nessun gesto di circostanza ma un atto preciso, necessario, che ha ricordato – con semplicità e forza – qual è il ruolo dell’arte in questo mondo. Esistere, dire, accendere, fare rumore. E non restare in silenzio. -
Le repliche di Lazarus al Teatro Stabile: 10 aprile 2025, ore 20:30; 11 aprile 2025, ore 19:00; 12 aprile 2025, ore 19:00; 13 aprile 2025, ore 16:00. Biglietti acquistabili sul sito: https://teatro-bolzano.it/
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