Cultura | Opinioni a confronto

Alexander Langer e l'Alto Adige di oggi

Risposta all'editoriale di Fabio Gobbato su ilT del 3 luglio scorso dal titolo "Langer tradito in Sudtirolo".
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
  • Caro Fabio,

    Ho letto purtroppo in ritardo il tuo articolo su ilT di giovedì 3 luglio. Non si leggono spesso in provincia articoli con tale contenuto, si deve andare oltre il confine provinciale. Forse perché la stampa più diffusa, non li pubblica. Per fortuna c’è ilT nella provincia confinante e c’è anche Salto, con commenti a volte interessanti, a volte un po’ meno perché rendono difficile, se non impossibile, ogni sensato e civile confronto.    

    Non si può che essere d’accordo sull’analisi della situazione in Alto Adige considerando i principi espressi da Langer nel corso del suo impegno politico in provincia. La professione di insegnante di lingue, di traduttrice e di esperta nell’ambito dell’insegnamento/apprendimento delle lingue, nonché la voglia di conoscere di più sulla provincia in cui ero venuta ad abitare, mi avevano resa particolarmente attenta a problematiche riguardo alla divisione linguistica in Alto Adige di cui poco o nulla conoscevo, e alle difficoltà in cui ci si imbatte per il superamento della stessa. Ho abbracciato con entusiasmo le idee, le opinioni, gli approfondimenti che leggevo e sentivo da Alexander e dai suoi sostenitori. Ho militato per diversi anni nel partito dei verdi, perché era il partito fondato da lui. Alex era stato per me proprio il faro che mi occorreva.

    Lo si commemora, a un ponte si dà il nome del costruttore di ponti Alexander Langer. C’è perfino un piazzale con il suo nome. Si cita l’alto valore civile, morale, umano e ambientale dei suoi principi, ma non si invita e seguirli nella propria scelta politica. Del resto non è conveniente: devi essere mainstream e appoggiare le scelte del partito, altrimenti rimani all’angolo. 

    Nell’articolo citato affermi “L’idea di una scuola plurilingue – mi permetto di dire più correttamente bilingue paritetica, come quella ladina (con le dovute differenze) per intenderci - che si affianchi ai due sistemi è e resta una chimera.” Affermazioni come quest’ultima non fanno che diffondere rassegnazione, che sostenere e dare forza a chi non la vuole.

    Nel tuo articolo si legge inoltre: “Al punto 4 Langer inoltre sostiene che ‘Non si può vivere separati per sempre. Muri, recinti, scuole separate, partiti etnici: sono sintomi di malattia, non di salute’. Si sbagliava. Gli ultimi trent’anni dimostrano che si può benissimo vivere separati.” Contesto quest’ultima tua affermazione. Si può senz’altro vivere, ma non benissimo! Faccio parte della comunità, del gruppo linguistico italiano e ho vissuto a Merano lavorando per più di vent’anni nella scuola tedesca e altri dieci in quella italiana.  Lo preciso perché a Bolzano ad esempio, dove suppongo tu viva, si respira un’aria diversa. Potrei magari precisare le ragioni di questa mia affermazione, ma qui non è né il luogo né il momento per farlo.

    Nella comunità italiana, in misura diversa a seconda del luogo (valle, Merano, Bolzano…) si ha in generale la percezione di essere cittadino di serie b, di avere meno possibilità in ogni ambito. C’è anche chi lo nega, perché non se ne cura, non ne ha consapevolezza, ma in una provincia in cui politica ed economia che contano parlano la lingua tedesca, meglio ancora il dialetto tedesco locale, vien da sé che l’italiano rimanga perlopiù escluso, soprattutto da posizioni apicali. Ne va anche della dignità del cittadino italiano che non di rado ha piena consapevolezza della situazione. Spesso e volentieri, per rincarare la dose, gli si rinfaccia di non parlare il tedesco, intendendo il tedesco standard! E qui ci sarebbe molto da aggiungere…

    Faccio presente che a Merano la mozione comunale sulla scuola dell’infanzia bilingue del 2022, approvata all’unanimità, con la sola astensione della consigliera di Fratelli d’Italia, è stata presentata dalla consigliera del Team K. Io non conosco a fondo il pensiero politico di tutti, ma si sa che in ogni partito esistono falchi e colombe. Sono entrata nel partito meranese Team K come esperta del tema ponendo la condizione che si presentasse in comune la citata mozione. Nel partito ho trovato il coraggio e il sostegno che non avevo visto altrove. Nelle ultime elezioni comunali noi della coalizione di sinistra ci siamo impegnati non poco a promuovere la scuola dell’infanzia bilingue. E da qui si parte.