Cultura | Performance

Suoni e visioni per Berio

Nel centenario di Luciano Berio, il Centro Trevi ospita VOICES_100: un progetto site-specific tra performance, videoarte e suono, firmato da Manuel Canelles con Roberto Fabbriciani e Martina Spessot. Un’esperienza immersiva oltre la forma-concerto.
Fabbriciani, uno degli interpreti di VOICES_100
Foto: Manuel Canelles
  • Nel centenario della nascita di Luciano Berio, il Centro Trevi ha ospitato un omaggio non convenzionale a una delle figure più centrali della musica d’avanguardia del Novecento. Non un concerto ma una performance installativa e site specific, che ha scelto di interrogare in modo immersivo l’eredità del compositore ligure, esplorandone la dimensione sperimentale. VOICES_100, presentata dal 7 al 10 luglio al Centro Trevi nell’ambito del progetto Spazio5, si è mossa al confine - sottilissimo in questo caso - tra musica, teatro, arte visiva e sound design, accogliendo il pubblico in un ambiente sensoriale interamente da vivere e da percorrere.

    Il progetto porta la firma del regista e artista visivo Manuel Canelles, che da anni lavora a Bolzano in una costante ricerca sperimentale tra linguaggi artistici. Al suo fianco, il flautista Roberto Fabbriciani, figura chiave della scena contemporanea e collaboratore storico dello stesso Berio, e la performer vocale Martina Spessot, che si fa interprete di una vocalità che è gesto, suono, materia in movimento.

  • Dentro l'opera

    Entrare nella sala al “meno uno” del Centro Trevi significa, di fatto, entrare in una dimensione altra. Una volta chiusa la porta alle spalle, lo spazio si trasforma in un ambiente sospeso fatto di luci proiettate, ombre mobili, suoni non facili. Si ha la sensazione di attraversare qualcosa che sta accadendo in quel preciso momento e che forse è già accaduto centinaia di migliaia di volte nel passato, qualcosa di cui si è parte da sempre.

    Il pubblico non sembra solo spettatore. Le persone si muovono all’interno con cautela, osservano, filmano, restano in ascolto. Non è un attraversamento svogliato o un trascinarsi stanco come a volte capita di osservare nei musei o durante le performance, ma un’attenzione concentrata e interrogativa. Le proiezioni si riflettono sui corpi e questi ultimi, con le loro ombre, diventano involontariamente parte della scenografia. Non è chiaro chi stia guardando chi.

    La musica, in sottofondo, a tratti stranamente disturbante,  a momenti ironica, perfino dispettosa, come se volesse mettere in crisi il codice d’ascolto. Il suono del flauto – eseguito da Fabbriciani – si sposta nello spazio. Il musicista passa da un leggìo all’altro, moltiplicando i punti di emissione e creando un paesaggio sonoro in movimento. Dalla stanza in fondo, la voce lirica di Martina Spessot affiora come un canto filtrato, in alcuni momenti quasi stregonesco, distorto, ipnotico.

    L’intera esperienza è dilatata nel tempo, in un altro tempo. Nessuna scansione narrativa, nessun inizio o fine chiaramente riconoscibile. Solo una sospensione percettiva dentro cui si è chiamati a restare in ascolto, in osservazione, in presenza.

  • (c) spazio5

  • Il cuore di VOICES_100 è il suono inteso come impronta acustica che attraversa corpi, spazi e tempi. La performance, concepita come installazione multicanale, ha costruito un percorso dove il suono e la voce si fanno ambiente e dove l’ascoltatore viene invitato a vivere il suono da dentro, sentendo quali corde del suo vissuto tocca.

    Tre i riferimenti espliciti al repertorio beriano: la Sequenza I per flauto (1958), la Sequenza III per voce (1965) e Gesti per flauto dolce (1966). Opere emblematiche di una scrittura che sfida i confini tradizionali degli strumenti e della voce e che in VOICES_100 sono state rilette non tanto come esecuzioni, ma come materiali viventi, riattivati attraverso improvvisazione, azione scenica e interazione con le immagini.

    L’intervento visivo di Canelles è strutturale e mai solo decorativo. Attraverso proiezioni, suoni diffusi e frammenti video, l’installazione costruisce un paesaggio sensoriale che unisce elementi naturali – in questo caso l’aria e acqua – a processi di astrazione più legati al ricordo e alla memoria personale e collettiva. Come spiega proprio Canelles, l’aria è materia della voce e del fiato e viene scandagliata nelle sue implicazioni fisiologiche e sonore; l’acqua, tramite la proiezione di cascate e flussi, diventa metafora di trasformazione e ci ricorda che la memoria è fluida. In questo contesto, la voce della performer e il flauto di Fabbriciani non si limitano a eseguire, ma si pongono come presenze attraversate da tensioni acustiche e visive.

  • Foto: Manuel Canelles
  • L’installazione comprende anche frammenti testuali tratti dalla Sequenza III, come la celebre richiesta poetica “Give me a few words for a woman to sing a truth...”, posta in apertura del percorso. Più che una citazione è una vera e propria soglia narrativa, una dichiarazione di intenti che guida l’intera esperienza.

    Importante il lavoro svolto in fase preparatoria attraverso il laboratorio MOTUS, a cura di Alessandra Limetti e Martina Spessot, che ha coinvolto altri artisti nella costruzione vocale e drammaturgica della performance. La restituzione visiva del laboratorio è visibile sotto forma di video proprio all’ingresso della sala, appena fuori dalla porta-soglia.

    Con VOICES_100, Berio non viene semplicemente celebrato, ma riattivato. Sottratto alla monumentalizzazione, diventa oggetto di una riflessione aperta sul presente della musica contemporanea e su come questa possa intersecarsi con altri linguaggi - anche tecnologici. Un progetto che ha saputo restituire complessità, tenendo insieme rigore musicale e attraversamento percettivo.

  • VOICES_100 sarà ancora visitabile questa sera, giovedì 10 luglio, dalle ore 18.30 alle 20.00, al Centro Trevi. Ingresso gratuito.