Cultura | Salto Afternoon

Musica contro l’oblio

"Il legno dei violino canta l’amore per il legno degli alberi che giacciono sulla terra": l’orchestra Haydn commemora il disastro Vaia, alla luce delle foto del dramma
Vaia
Foto: Günther Pichler

 

“Non siamo in inferno” – lo dice chi apparentemente ha rimosso le immagini agghiaccianti di cinque anni fa dalla propria memoria. Non bastano i paraocchi per trascurare gli effetti nefasti dei cambiamenti climatici che non si sono fuggitivamente aggirati al margine delle nostre coscienze, ma ne hanno sfondato la porta, letteralmente. Tra i tuoni assordanti e i tonfi dei tronchi crollati nel mese di ottobre del 2018, in meno di cinque giorni, il paradiso naturale caratteristico dell’Alto Adige si è effettivamente trasformato in un inferno di alberi scheletrati.

 

Karersee Vaia
Un mero eco del passato: la tempesta ha spazzato via gli alberi attorno al lago di Carezza (Foto: Arnold Hofer)

 

Da settimane erano attese le precipitazioni annunciate in seguito alla formazione di un’area di bassa pressione sul mar Mediterraneo avvenuta il 27 ottobre 2018; si sperava che potessero portare sollievo alla natura essiccata, rimasta priva di pioggia per troppo tempo. Però, contro ogni aspettativa, perché in fondo inimmaginabile, non è arrivata la pioggia, ma qualcosa di molto più violento e distruttivo: la tempesta Vaia che, raggiungendo il culmine la sera del 29 ottobre, ha lasciato una scia di devastazione su tutto il territorio dell’Alto Adige, accompagnata da nubifragi e raffiche di vento di 120 chilometri orari. Sono caduti alberi centenari, la cui resistenza tutto ad un tratto non era maggiore a quella degli stuzzicadenti, boschi interi rasi al suolo attorno al Passo di Costalunga e Nova Levante, nel comune di Nova Ponente e sul Latemar testimoniavano di una battaglia persa contro la forza della natura infuriata. Nell’intera regione, su una superficie di quasi 6.000 ettari, Vaia ha danneggiato 1,6 milioni di metri cubi di legno e un totale di 5.000 vigili del fuoco è intervenuto durante l’intera durata della tempesta per rispondere a 1.300 emergenze.

 

Obereggen Ochsenweidelift
Ochsenweidelift a Obereggen: Gli impianti sembrano fuori luogo in mezzo agli alberi caduti (Foto: Arnold Hofer)

 

Ieri (10 agosto)è stata organizzata un’escursione guidata per i boschi della Val d’Ega tra Nova Levante e Nova Ponente, punteggiata da intermezzi musicali dell’orchestra Haydn, un omaggio alla natura distrutta che echeggia proprio sul territorio colpito dalla tempesta. La sera, sotto il titolo “Verwüstete Schönheit” (bellezza devastata) sono state sottolineate le dimensioni della distruzione attraverso una mostra fotografica, composta dalle opere toccanti dei quattro fotografi del posto Arnold Hofer, Valentin Pardeller, Günther Pichler e Gabriel Eisath e, dopo un’introduzione retrospettiva del giornalista Florian Mahlknecht, l’orchestra Haydn diretta da Beatrice Venezi ha incantato il pubblico con un concerto sinfonico. Proprio nella sede aziendale della LignoAlp, la segheria dove il legno viene lavorato e trasformato dall’uomo, riverberavano le note della Sinfonia n. 6, op. 68 “Pastorale” di Ludwig van Beethoven, facendo correre un brivido di delizia lungo la schiena agli spettatori e alle spettatrici, e riemergere un ricordo doloroso nelle loro menti.

 

Haydn Konzert Vaia
Un'esperienza musicale unica: l'orchestra Hadyn con la direttrice Beatrice Venezi (Foto: Arnold Hofer)

 

Ripensare la relazione tra musica e la natura, è questo l’obiettivo dell’orchestra Haydn che non ha visitato i boschi lacerati con il semplice scopo di esibirsi, ma per attivare una ricomposizione emotiva e intellettuale del complesso rapporto tra la cultura e la natura attraverso il potere suggestivo della “Pastorale”, che non punta tanto alla pittura musicale di eventi precisi, ma vuole piuttosto esprimere ed evocare dei sentimenti profondi. Non solo si possono distinguere il canto dell’usignolo, la voce del cuculo o lo scoppio di un tuono tra le note della sinfonia, ma il concerto assume anche una dimensione quasi filosofica che rotea intorno al materiale del legno: gli strumenti, in gran parte figli della foresta in quanto fabbricati dal legno, rendono omaggio a tutti gli alberi spezzati e sradicati dalla tempesta Vaia, mentre il luogo scelto per ospitare l’orchestra rimanda all’attività umana che dà forma al legno. Dunque, in un certo senso, i ringraziamenti musicali si indirizzano anche a chi ha contribuito all’attività di ripristino dopo il disastro naturale, sgomberando il 95% del legno danneggiato entro la fine del 2022.

 

Vaia
Gobbe nude: dopo la tempesta appaiono case nascoste nel bosco (Foto: Valentin Pardeller)

 

Però, nonostante l’impegno di ripristinare le superfici spianate dal vento e la rigenerazione naturale dei boschi, le cicatrici che la tempesta ha lasciato sul territorio dell’Alto Adige sono ancora chiaramente visibili e ricordano la fugacità del paesaggio che ci circonda, ma soprattutto la posizione futile dell’uomo, il cui potere è limitato alla sua illusione di comandare il mondo, mentre di fronte alle forze della natura l’unica cosa che può fare sono delle foto. “Quando è cessata la tempesta, ho subito preso in mano la macchina fotografica e sono partito a piedi a documentare i danni; le strade erano chiuse. Non scorderò mai la mia prima reazione: è una catastrofe” racconta Arnold Hofer, cittadino del comune di Nova Ponente che ha contribuito al reperto fotografico messo in mostra per dare un’idea del devastamento causato da Vaia: alberi secolari sradicati davanti alle case di bambini che non dimenticheranno mai il giorno in cui ogni loro sicurezza è stata spazzata via dal vento, ampie distese di enormi gobbe, ai tempi ricoperte di folti boschi, tappeti di pini e abeti, ridotte a un paesaggio paragonabile a un misero pollo spennacchiato, un cimitero di tronchi destinati al deperimento.

 

Brunnerhaus Vaia
Mamma, cosa succede? Vaia ha colpito anche il Brunnerhaus a Nova Ponente (Foto: Arnold Hofer)

 

Lo avranno capito, i pochi abitanti del posto e gli appassionati di musica classica che sfoggiavano vestiti costosi, che, per una volta, il senso del concerto non gravitava attorno all’elitario piacere di godersi un’esibizione di spiccato talento musicale, ma era una catastrofe naturale e l’attuale emergenza ambientale il tema della melodia principale? Oltre al bel ricordo di un’esperienza musicale unica, del concerto dovrebbe persistere un sibilo acuto nello stanzino vuoto della nostra coscienza.