Cultura | Fino al 26 settembre

L’arte del sottile equilibrio tra natura e tecnologia

Una performance a Museion e una mostra alla galleria civica portano a Bolzano la ricerca del Quiet ensemble.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Nella storia dell’umanità gli artisti non hanno mai avuto a disposizione una gamma di linguaggi espressivi ampia come quella che viene offerta dalla contemporaneità e, all’interno di questo panorama complesso, l’arte digitale costituisce sicuramente una delle frontiere più sperimentali. In questo solco si inserisce anche la produzione legata alla ricerca del Quiet ensemble, nato nel 2009 dalla collaborazione tra Fabio Di Salvo e Bernardo Vercelli, che prende le mosse dall’osservazione dell’equilibrio (a volte difficile) tra natura e tecnologia, caos e controllo, fondendo elementi naturali e artificiali. In questi giorni gli artisti del Quiet ensemble portano a Bolzano due diversi progetti.

Per l’opening di Transart Fabio Di Salvo ha proposto Teiuq, solo-project che vede l’artista impegnato in un’esperienza sonora ospitata il 9 settembre a Museion, che mette insieme un collage di suoni realizzato attraverso campionature dalle origini diverse, che spaziano dai canti religiosi alla produzione folk, riassemblate in una nuova  suggestiva composizione. Alla galleria civica, sempre a partire da mercoledì 9, è invece ospitata una selezione di opere realizzate dal 2009 ad oggi, che offre la possibilità di addentransi all’interno del percorso comune intrapreso negli ultimi anni da Di Salvo e Vercelli. Il fulcro della ricerca del Quiet ensemble si sviluppa partendo da aspetti apparentemente marginali o poco osservati della realtà: il movimento di una lumaca piuttosto che di una mosca, o il suono prodotto da vegetali di varia origine, divengono protagonisti insospettabili di opere dal forte carattere poetico. Così  in Natura morta (un progetto del 2012) sulle orme della lezione di Fluxus e John Cage, frutta e verdura si mettono a suonare senza dover riprodurre uno spartito prestabilito ma, al contrario, determinando la partitura musicale.

Come mette in evidenza questo progetto, l’interesse del Quiet ensemble si concentra sulla possibilità di indagare le potenzialità estetiche e concettuali messe in atto dall’interazione con la natura permessa dalle nuove tecnologie. In particolare la ricerca analizza il rapporto tra suono e immagine dando vita ad opere che si pongono in netto contrasto con il consumo di contenuti veloce e onnivoro tipico del presente. I due artisti invitano il pubblico a rallentare il proprio ritmo, per porsi in uno stato di osservazione empatica e priva di preconcetti. Nelle loro mani la tecnologia si trasforma in uno strumento di osservazione che rivela nuove e inaspettate visioni di ciò che ci circonda. L’approccio del Quiet ensemble propone un modello multidisciplinare e complesso di creazione artistica - che include installazioni, opere musicali e performance - nel quale il risultato finale, frutto di una serie di variabili solo parzialmente controllate, spesso si rivela, almeno in parte, imprevedibile. Un esempio di questo approccio lo offre l’installazione Quintetto che analizza il movimento casuale di cinque pesci rossi all’interno di un acquario, utilizzato come sorgente per la produzione di suoni, che dà origine a una serie di “concerti invisibili”, resi possibili da una videocamera che cattura il movimento dei pesci, tradotto poi in segnali sonori grazie all’ausilio di un software che produce un inaspettato concerto dal vivo. In sostanza, quello che costituisce la cifra stilistica della ricerca del Quiet ensemble e che unisce opere apparentemente distanti tra loro, è un procedimento di riconoscimento ed esaltazione del valore estetico ed artistico racchiuso all’interno di una serie di processi legati al mondo naturale.